Enimont, fondi neri a Roma

Enimont, fondi neri a Roma Un «rivolo» della maxi-tangente forse servì ad aggiustare processi Enimont, fondi neri a Roma Arrestato un collaboratore di Bonifaci ROMA II Gip di Perugia, su richiesta dei pm, ha disposto la misura degli arresti domiciliari per Silvio Bucarelli, collaboratore dell'editore Domenico Bonifaci. Il provvedimento è stato notificato ieri mattina. Sono state effettuate anche perquisizioni. Dalle prime notizie trapelate risulta che la misura è stata decisa nell'ambito di una nuova inchiesta che riguarderebbe una parte della maxi tangente Enimont rimasta finora «sommersa». La somma, che sarebbe vicina ai 48 miliardi, sarebbe uscita dai fondi neri Enimont per finire su conti nella disponibilità di Bonifaci. I pm ipotizzano che l'editore avrebbe rappresentato «interessi più ampi», e cioè una cordata di imprenditori romani. Bucarelli - secondo quanto si è appreso - sarebbe accusato di riciclaggio. L'indagine che ha portato all'emissione della nuova misura cautelare rappresenta uno sviluppo importante di quella per cui, il 30 maggio 1997, erano stati arrestati Bonifaci, l'avvocato Sergio Melpignano e l'ex magistrato Orazio Savia (per quest'ultimo la procura di Perugia ha recentemente chiesto il rinvio a giudizio in relazione al presunto tentativo di aggiustare l'inchiesta sulla Tav). I tre, tutti poi tornati in libertà, sono accusati di concorso in corruzione in atti giudiziari. La nuova indagine dei pm perugini sarebbe, in particolare, strettamente legata alla maxitangente Enimont della quale si occupò il pool Mani Pulite di Milano. Parti di quel procedimento vennero infatti via via stralciate ed inviate alla procura di Roma. Il sospetto dei magistrati del capoluogo umbro è quello che su questi tronconi sia intervenuto un gruppo che avrebbe fatto riferimento a Bonifaci. L'editore avrebbe cioè provveduto a smistare, attraverso i suoi collaboratori, la parte romana della maxitangente. Il denaro - sempre secondo l'ipotesi accusatoria - sarebbe poi servito per aggiustare alcuni processi. Tra i procedimenti sui quali stan no ora indagando i magistrati perugini c'è in particolare quello sui cosidetti «palazzi d'oro». Bucarelli sarà probabilmente in terrogato oggi dai pm di Perugia che si sono frattanto chiusi nel riserbo più assoluto. I magistrati sospette- rebbero comunque che parte della maxitangente «romana» sia finita a Savia attraverso una compravendita immobiliare. L'ex magistrato venne accusato di essere stato corrotto da Melpignano, Bonifaci e dalrimprenditore umbro Angelo Briziarelli (anche lui arrestato per la stessa vicenda e poi rimesso in libertà) perché «ponesse le sue fun¬ zioni pubbliche al servizio» dei loro interessi, «in tutti i procedimenti ed in ogni attività in cui ne fosse richiesto, nonché per intervenire su altri appartenenti ad uffici giudiziari». In particolare - per l'accusa Savia sarebbe intervenuto sul pm Antonino Vinci con riferimento al processo sul «Palazzi d'oro» ed avrebbe cercato di tenere a Roma l'inchiesta Enimont. Nelle settimane scorse del processo «Palazzi d'oro» si è occupata la Cassazione che ha annullato con rinvio la sentenza con la quale la Corte d'appello di Roma aveva condannato sei ex dirigenti del ministero del Tesoro accusati di concorso in concussione in relazione ad un giro di presunte tangenti collegato alla vendita di immobili allo stesso dicastero. [r. L] L'editore Domenico Bonifaci

Luoghi citati: Melpignano, Milano, Perugia, Roma