Presidenzialismo, il giorno della verità

Presidenzialismo, il giorno della verità La votazione in calendario poche ore prima di Juve-Real. Gli azzurri potrebbero astenersi Presidenzialismo, il giorno della verità Forza Italia: la pensiamo come Mancino ROMA. Le riforme arrivano oggi in aula, all'ordine del giorno il potere di scioglimento del Capo dello Stato, e l'atmosfera si surriscalda. Tra maggioranza e opposizione non c'è accordo su questo punto che è stato a lungo rinviato, così come sugli altri problemi spinosi, giustizia, federalismo fiscale, legge elettorale. E per giunta le posizioni (e i voti in aula) di Alleanza nazionale sono più contigue a Botteghe Oscure che non a Forza Italia, mentre i Popolari a tratti sembrano più polisti che ulivisti. Insomma, per dirla con le parole del presidente dei senatori forzisti Enrico La Loggia, «non c'è accordo, se per mandare avanti le riforme serve un vertice, e ima mediazione tra le varie forze politiche». Dichiarazione che è parte di una manovra concentrica, perché ieri anche il presidente dei deputati berlusconiani, Beppe Pisanu, minacciava che «non sarà Forza Italia a far saltare le riforme, ma certo tireremo le somme quando ci saranno le votazioni conclusive». Come dire che Berlusconi, quando si tratterà di votare definitivamente tutto il testo di riforma costituzionale in aula (e non, come oggi, i semplici emendamenti) potrebbe fare il suo gran rifiuto. Perché, come ricordava ancora Pisanu, «i poteri di scioglimento non bastano, occorre che il Capo dello Stato abbia potere di direzione politica del governo, altrimenti che presidenzialismo sarebbe?». Già: ma il testo varato dalla Bicamerale, e sottoscritto anche da Forza Italia, proponeva un sistema semipresidenziale. L'improvvisa alzata di scudi, e un vertice in via del Plebiscito convocato dallo stesso Berlusconi precipitatosi appositamente a Roma dopo una lunga as senza, hanno fatto circolare ipote si e congetture. D'Alema, mettendo in calendario un'importante votazione per oggi pomeriggio, e poche ore prima di una partita di Champions League che svuoterà certamente la città della politica, starebbe cercando di stringere Forza Italia in un angolo: votare, costi quel che costi. E alcuni forzisti starebbero meditando di assumere un atteggiamento non dissimile da quello tenuto, nelle precedenti votazioni, da Rifondazione e Lega: presenza in aula, ma astensione dal voto. In questo modo, le riforme passerebbero con una prevalenza numerica, ma di fatto senza quella maggioranza politica auspicabile quando si tratta di varale una nuova Costituzione. Così, le riforme sarebbero salve, ma rappresenterebbero un fallimento politico. Alla fine del vertice, comunque, il presidente dei senatori azzurri La Loggia ha ribadito: «Continueremo a sostenere e a votare i nostri emendamenti per realizzare un presidenzialismo vero». E Pera ha anche sottolineato che i pericoli indicati dal presidente del Senato, Mancino, erano stati già indicati da Forza Italia. «Quando l'abbiamo detto noi - ha osservato - nessuno ci ha dato ascolto, ma ora a dire queste cose è la seconda carica dello Stato». E che le forze parlamentari siano spaccate si è visto quando si è trattato di decidere l'orario delle votazioni, inizialmente fissato proprio a ridosso della partita di calcio: Rifondazione e Forza Italia si sono ritrovate a protestare, cavalcando gli stessi argomenti. «Hanno spinto la votazione all'ultimo minuto, sperando che così le riforme non falliscano», ha affermato Pisanu. A peggiorare il clima c'è l'accordo sulla legge elettorale, il famoso patto di casa Letta, che il popolare Sergio Mattarella sta cercando di tradurre in articoli e norme «tra un comizio e l'altro». Segni accusa Mattarella di voler sabotare il referendum, Di Pietro gli dà man forte, «approveremo noi il Mattarellum degli italiani». E Mattarella risponde, ancora una volta, che presenterà il suo disegno di legge la prossima settimana, e che il referendum Di Pietro-Segni è «inammissibile». Perché «non si può pensare di cambiare legge elettorale a colpi di referendum». [ant. ram.] Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Roma