Castro; l'infamia americana non è finita di Roberto Ippolito
Castro; l'infamia americana non è finita La revoca delle sanzioni a chi investe a Cuba non ferma il «genocidio». «Benvenuto all'Euro» Castro; l'infamia americana non è finita Notte di guerriglia a Ginevra GINEVRA DAL NOSTRO INVIATO L'indice puntato ripetutamente verso l'alto. Il tono della voce secco e perentorio. Un impeccabile vestito doppio petto blu manageriale. Il Lider Maximo recita il suo show: il presidente cubano Fidel Castro arringa contro «el gobierno norteamericano» il migliaio di delegati di 132 Paesi che partecipano alle celebrazioni dei cinquant'anni del Gatt, i vecchi accordi internazionali per gli scambi, e alla seconda Conferenza della Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio erede del Gatt. Partendo subito all'attacco contro gli Stati Uniti si capisce dove Castro intende arrivare: demolire quanto detto (e da lui applaudito) dal presidente americano Bill Clinton dallo stesso podio sulla politica commerciale intemazionale, e soprattutto bocciare l'accordo londinese di lunedì fra l'Europa e gli Stati Uniti che hanno sospeso le sanzioni contro le aziende che investono nei Paesi «pericolosi», Cuba, Libia e Iran. Quell'intesa, pur potendo dimi- nuire l'isolamento di Cuba, è stroncata da Castro: «Gli accordi annunciati ieri a Londra - scandisce - sono confusi, contraddittori, minacciosi per molti Paesi e non hanno nulla di etico. Il blocco economico è costato a Cuba 60 miliardi di dollari». Insomma, Castro sostiene che gU Stati Uniti affamano il suo popolo e non basta sospendere le sanzioni previste dalla legge Helms-Burton, perché questa è «infame» e prevede una «guerra economica contro Cuba». Il presidente cubano, al potere da quasi da quarant'anni, nota malizioso che l'Europa ha spesso rinfacciato agli Stati Uniti di aver varato una legge da applicare fuori dai confini, con «carattere extraterritoriale». E gli Usa con una «sorprendente y astuta mamobra» sono passati dal banco degli imputati al tentativo di imporre le regole negli scambi internazionali. Castro cita i documenti del governo americano sulla politica commerciale per dimostrare che, con «un lenguaje preoccupante», si perseguono solo interessi da superpotenza. A gennaio Castro ha ascoltato a Cuba le critiche di Papa Wojtyla all'embargo, lunedì ha incassato la sospensione delle sanzioni: qualcosa si muove. Ma Castro è fermo nell'addebitare a Clinton la violazione della sovranità dei singoU Paesi lasciando il mondo «umiliato e preoccupato». E pertanto il leader cubano invita la Wto a «impedire il genocidio economico» voluto dagli Usa. Parlando per venti minuti, Castro imputa agli Stati Uniti «il singolare privilegio di emettere la moneta nella quale si conservano la maggior parte delle riserve delle banche centrali e i depositi delle banche commerciali» e le sue imprese sfruttano il denaro degli altri Paesi visto che questa è una nazione «i cui cittadini risparmiano meno». Ed ecco, quindi, un'altra lusinga per l'Europa: «Se l'euro sorge come una moneta forte e prestigiosa, benvenuto all'euro!». La fine del discorso è una sequela di domande: «Che cosa ci offrono? Perché non si menziona l'ingiusto interscambio diseguale? Perché non si parla del debito estero? Perché si riduce l'assistenza ufficiale allo sviluppo? Di cosa vivre¬ mo? Quali beni e servizi dobbiamo esportare? Quali produzioni industriali ci saranno tutelate? Solo quelle a bassa tecnologia ed elevato consumo di lavoro umano e altamente pericoloso?». Castro si chiede poi se si vuole trasformare il Terzo Mondo in una zona di libero scambio con imprese che non pagano le tasse, e perché gli Usa impediscono l'accesso di Cina e Russia nella Wto. Quindi avverte che ogni Paese «ha un voto» e nessuno «il diritto di veto». E ammonisce sui rischi di una grande crisi economica globalizzata. Se accade, chiede, «cosa fare?». Su questa domanda finale la platea esplode in un lungo applauso: Clinton è servito. La Conferenza ha avuto un movimentato seguito notturno nelle vie di Ginevra, con scontri durati ore tra poliziotti e manifestanti che protestano contro la liberalizzazione dei commerci: vetrine infrante, auto distrutte, lanci di lacrimogeni, sassaiole, e anche un ferito da un proiettile. Roberto Ippolito Romano Prodi e il leader cubano Fidel Castro a Ginevra per la cerimonia dei 50 anni della Wto
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