L'Eliseo nei mirino dei giudici di Enrico Benedetto

L'Eliseo nei mirino dei giudici Per lo scandalo dei falsi dipendenti comunali. La Destra accusa: Jospin alleato dei pm L'Eliseo nei mirino dei giudici Chiracpotrebbe essere interrogato PARIGI DAL NÒSTRO CORRISPONDENTE Lo Chiracgate prende forma. In ima giornata di sussurri e grida, con tensione elevatissima alla Camera, polemiche giudiziarie e accuse feroci Gauche-Destra, s'incrina il rispettoso silenzio che finora copriva l'Eliseo. Sia pure a mezza voce, circola il nome Chirac. Poteva, l'ex sindaco di Parigi, ignorare i molteplici scandali finanziario-pohtici che oggi zavorrano il successore Jean Tibéri? Domanda finora retorica. Ma un giudice potrebbe risolversi a convocare Jacques Chirac per una «testimonianza» che non ha precedenti negli Annali della République. L'ipotesi starebbe anzi concretizzandosi. Nessuno osa indicarne tempi e modi, tuttavia c'è chi la ritiene indifferibile. H blindatissimo bunker chiracchiano mostra ormai piccole brecce. Decisiva si rivelerà forse l'ultimo capitolo del feuilleton malversazioni comunah. Sono gli «impieghi fittizi» - ma la paga era autentica - di cui fruirono nell'epoca d'oro in cui Jacques Chirac regnava su Parigi funzionari rpr (la formazione gollista), e amici vari. «Le Parisien» ha rilanciato la vicenda con nuovi dettagli lunedì, giorno fatale alla first lady parigina che la Police Judiciare «ferma» per 8 ore torchiandola sui compensi prò forma. E oggi il «Canard enchàiné» sbarca in edicola regalandoci rivelazioni ulteriori. Bernard Monginet, il prefetto che nell'arco '90-'94 diresse l'Ufficio Personale all'Hotel de Ville, narra come in almeno un caso Chirac sapesse. Sostiene che il Comune assunse Patrick Stefanini, vicesegretario generale rpr, «su decisione personale del sindaco». E Monginet non è l'unico a mostrarsi improvvisamente loquace fra i grand commis municipali che governano lo splendido palazzo sulla Pavé Droite. Donde l'allarme, scrive il settimanale, all'Eliseo. Afferma, il «Canard», che parlando con gli intimi Chirac denuncia un «complotto». «L'Eliseo è nel mirino» gli fa dire. «Un gruppo di giudici vuole la mia testa» proseguirebbe. Il plurale non stupisca. Almeno 10 magistrati indagano sulla nebulosa dei possibili fondi neri rpr a Parigi e nella sua regione. Il loro asso nella manica? Lionel Jospin. Il periodico attribuisce a Chirac la frase «il permier incoraggia l'offensiva» attraverso il guardasigilli ps Elisabeth Guigou. L'obiettivo sarebbe stabilizzare una Droite già in crisi provocando Presidenziali anticipate. Diagnosi allarmistica e forse discutibile, ma che lo rpr (e l'udf, suo principale partner) condivide a fondo. Solidali con l'Eliseo, fanno quadrato. Jacques Chirac è il loro Piave: una sua messa in causa preluderebbe all'implosione. La Destra non poteva che contrattaccare. E lo fa all'arma bianca. Nelle «domande libere» al capo del governo, un oratore rpr gela l'Assemblea Nazionale mettendo in causa - senza nominarlo - Jospin. Tra il '93 e il '97 il primo ministro riceveva lo stipendio dal Quai d'Orsay pur non svolgendovi alcun ruolo, asseri- sce. Lionel Jospin replicherà in terza persona definendo «meschinello» l'intervento. Ma va oltre. Sapendosi sospettato di machiavellici piani per detronizzare - prendendone l'incarico Jacques Chirac, dichiara che i socialisti «non interferiranno sull'affaire Tibéri e gli sviluppi giudiziari connessi». Ma la Droite non si lascia rabbonire. Il deputato marsigliese Renaud Muselier evoca la storiaccia Urba - l'archetipo ps della tangentopoli transalpina sottolinenando che guidava la Rosa, in quegli anni, un certo Lionel Jospin. Rappresaglie, «j'accuse», minacce. C'è un clima deleterio da IV Repubblica in giro. Paradossalmente, il rendez-vous fra un giudice e Chirac potrebbe dissiparlo. A meno che l'incontro, anziché chiudere la storia, ne apra una più macroscopica e imprevedibile. Enrico Benedetto Il Comune di Parigi avrebbe assunto anche il vicesegretario del partito neogollista

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