Suharto: pazientate, presto me ne andrò

Suharto: pazientate, presto me ne andrò Il leader in tv: indirò nuove elezioni e non mi candiderò, ma non lascio un Paese nel caos Suharto: pazientate, presto me ne andrò Giakarta si prepara alla sua Tienanmen contro il dittatore QIAKARTA DAL NOSTRO INVIATO «Tai-fun», grande vento, è la parola orientale presa in prestito da tutte le lingue del mondo per definire la forza annientatrice delle tempeste tropicali. Adesso è anche il nome di un'ex festa nazionale. Quella di oggi, dicono, già ricorrenza della rivolta contro gli olandesi, forse un giorno sarà celebrata come rivolta contro il dittatore, ma intanto è la giornata del «taifun», del tifone. Giakarta di colpo è tornata deserta, i negozi evitano di riaprire, undici milioni di persone si sono rinserrate come in attesa del cataclisma. Suharto rifiuta di dimettersi, gli studenti non cancellano le glandi manifestazioni previste, l'esercito invade la capitale, il comandante militare dell'intera isola di Giava ordina di sparare a vista in caso di sommosse. Ancora una volta, il futuro di un Paese di 200 milioni di persone è nelle mani di un generale. Non il generale Wiranto, pure grande regista degli avvenimenti, ma il suo collega Tyasno Sudario, comandante della guarnigione nell'isola. A lui oggi toccherà impedire la dissoluzione del regime in base a un credo semplicissimo: nelle emergenze, ha dichiarato, «non bisogna discutere ma combattere». E si combatterà, nella capitale come in tutte le città di Giava. La temperatura politica è rovente, ormai non si vede cosa o chi possano impedire lo scontro: ci si sta approssimando a un altro terribile macello in nome della «stabilità», della «responsabilità», dell'esigenza di «evitare la guerra civile». Erano proprio le parole che ieri mattina Suharto ha indirizzato all'Indonesia in un messaggio televisivo annunciato come «La Spiegazione». Era sorridente, il vecchio padrone, indossava il copricapo tradizionale, ha iniziato a parlare (dopo una misteriosa, breve interruzione dei collegamenti) coi toni di un padre che finalmente realizza lo sfaldamento deUa famiglia ma vuole impedire che la separazione si tramuti in tragedia. «E' incredibile, non l'ho mai sentito esprimersi in modo così suadente», commentava l'interprete mentre il discorso si snodava sinuoso svelando via via la trama di una posizione morbida nei toni ma durissima nella sostanza. «Capisco - recitava il dittatore che una parte del Paese non ha più fiducia in me, ma dimettermi adesso significherebbe abdicare alle mie responsabilità... per evitare terribili spargimenti di sangue bisogna attenersi alle norme costituzionali... le riforme continueranno... questa grande nazione deve rimanere stabile...». Resto al mio posto, stava dicendo il grande vecchio. Presto organizzerò nuove elezioni politiche, farò in modo che nasca una commissione per le riforme, mi impegno subito dopo anche a nuove consultazioni presidenziali («e il mio desiderio non è di candidarmi di nuovo...»), ma intanto voi state al vostro posto. Prometto una legge sui monopoh, continuava, una sulle rap¬ presentanze politiche (oggi solo tre partiti possono sedere in Parlamento), prometto revisioni e aggiustamenti ma intanto «bisogna evitare che l'Indonesia sprofondi nell'anarchia». In qualche misura vi è sprofondata già. Ci sono voci che giungono dalle altre città dell'isola di Giava e fanno ammontare le vittime di questi scontri almeno a duemila. Ieri a Surabaya studenti del¬ l'università di Aircanga che protestavano seduti sull'asfalto sono stati travolti da un camion dell'esercito, almeno sessanta sono feriti. Anche nella capitale, mentre Suharto parlava, i giganteschi, lindi giardini dell'Assemblea Nazionale si erano trasformati in una sorta di bivacco. Dieci, forse quindicimila studenti avevano invaso il tempio del regime senza che i cordoni di marines reagissero, qualcuno si era arrampicato fino al tetto per piazzare bandiere. L'affabulazione del Grande Padre non era ancora terminata e già si vedevano i ragazzi piangere e gioire, levare le braccia come in segno di vittoria, gridare «siamo febei». Felici per cosa? Queste reazioni erano solo un pallido riflesso delle incredibili divisioni, delle diffe¬ renze profonde che spaccano l'Indonesia anche quando è il momento di ribellarsi. Questo sembra il momento in cui gli studenti finiranno col muoversi o no a seconda delle città, dei campus, dei leader. Tra la folla che invadeva i giardini intanto erano apparsi due fra i principali capi dell'opposizione: «Mega» (ossia nuvola), Mehawati Sukharno Putrì, figlia del presi- dente deposto 32 anni fa, e Aman Rais, capo del secondo partito islamico del Paese. E' toccato a loro spiegare che dietro le dolci parole di Sukarno si nascondeva un rifiuto, che il dittatore pretende di gestire ogni fase del mutamento, che parlare di «elezioni al più presto» non ha senso, se non esistono impegni precisi. In realtà qualche impegno esiste, Suharto si dice pronto a organizzare tutto entro un minimo di tre mesi e un massimo di sei. Ma ciò che fa più infuriare Rais è il fatto che l'impegno è stato preso dal dittatore col rappresentante dell'altro partito musulmano. «Questo discorso significa nulla, Suharto deve dimettersi oggi stesso. E forse, se davvero ci saranno nuove presidenziali, mi candiderò...», contmuava a proclamare Aman Rais, quasi livido. Poco prima, negli meontri che preludevano al messaggio di Suharto, la tv aveva inquadrato Abdurrahman Wahid, l'altro grande leader islamico, anziano, semicieco (segno di santità, nella tradizione maomettana) e soprattutto molto più disponibile al dialogo. Il partito di Wahid sostiene di avere quasi quaranta milioni di elettori, quello di Rais sfiora i venti. Ma soprattutto, se la situazione dovesse ricomporsi, adesso Rais rischia di perdere visibilità e peso politico. Negli ultimi mesi era stato lui a monopolizzare la protesta di segno islamico, ad assumere posizioni sempre più intransigenti. Adesso coi suoi più lenti approcci Wahid si scopre quasi cooptato dal regime, che sembra pronto ad aprire alla più ampia componente religiosa (quasi l'ottanta per cento) del Paese. Non a caso mentre Rais continua ad appoggiare la mobilitazione degli studenti 1'«ulema» Wahid dichiara placido: «Credo che quella di elezioni in un tempo relativamente HHMl breve sia l'unica soluzione ragionevole... Cosa succederà oggi nelle strade di Giava? Io invito i bravi musulmani a restarsene chiusi in casa». Chissà se anche gli studenti lo faranno, fino a questo momento ogni indicazione spinge a dubitarne. Il nucleo duro ha annunciato che non si muoverà dai giardini dell'Assemblea Nazionale finché il dittatore non se ne sarà andato. E' probabile che quest'oggi a scendere in piazza non saranno quei milioni di persone che opposizione e studenti nnmaginavano, ma si può agevolmente nnmaginare che ai cortei degli studenti cercheranno di unirsi i poveri, i disperati, quei nuclei di guerriglia urbana che pochi giorni fa avevano sconvolto Giakarta con ùicendi e saccheggi. Giuseppe Zaccaria Oggi il grande corteo nell'anniversario della rivolta anti-olandese Si teme un massacro Si parla di duemila morti nei disordini dei giorni scorsi. Il comandante militare dell'isola di Giava ha ordine di sparare a vista sui dimostranti in caso di sommossa LE ATTIVITÀ1 DELLA FAMIGLIA SUHARTO Cifra Lamtoro Gong Group capitale sociale (in lire): 630 miliardi sociale: 90 interessi: tre fondazioni, apparentemente caritatevol i Humpuu Group capitate sociale: 180 miliardi società: 40 pqrtner: la FréeportMcMoRon tigTIo: Trìhatmojo (maschio) Mmantara Group capitale sociale: 360 miliardi società: 50 interessi: pesca, automobili, benzine, trasporti aerei partner: Kia Motors, Nissho Iwoi, Banca Coreana interessi: industria automobilistica, chimica, media, infrastrutture, telecomunicazioni, alberghi partner: Marubeni, Nissho Iwai, American Express, Nestle, Itochu, Deutske Telelcom, Enron, Alcatel, Hyundai, Kawasaki, Klm figlio: Hutomo Mandala Putra (maschio) figlio: Siti Hardiyanti Rukmana (femmina) fìatam-Maharani capitale sociale: 35 miliardi società: 23 interessi: vendite al dettaglio, infrastrutture, brokeraggio partner: National Power, Bakrie Group. figlio: Siti Fiutami Endang Andyiningsih (femmina) ^ Cifra Lamtoro Gung Group capitale sociale: 435 miliardi società: 55 interessi: autostrade, impianti di energia elettrica, media partner: Hopewell, Energy Equity, Tenneco Energy figlio: Sigit Haryoydanfo (maschio) Kanurata-Arseto-Panuran capitale sociale: 60 miliardi società: 39 interessi: molto diffusi attraverso piccole società partner: Thomes Water figlio: Siti Hediati H Prabowo (femmina) HHMl Un giovane arringa gli studenti che manifestano davanti al Parlamento contro Suharto (a destra durante il discorso in tv)

Luoghi citati: Giakarta, Indonesia