Il re della coca

Il re della coca Il re della coca Pasquale, lamico dei colombiani PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nonostante fosse costretto sulla sedia a rotelle, a Pasquale Cuntrera è stato sufficiente approfittare di un «tempo morto» della giustizia italiana per uscire di prigione e far perdere le proprie tracce. E' sparito l'ex contadino, ignorante e furbo, ai vertici della multinazionale mafiosa della droga e il più temibile ed influentissimo tra i boss amici del cartello dei colombiani. Da Siculiana, paese misero e bello dell'Agrigentino che sfiora un incantevole tratto della costa siciliana, Pasquale se ne andò con la classica valigia di cartone degli emigrati più disperati 35 anni fa. Aveva 28 anni e idee molto ciliare, rafforzate da propositi che solo lo sguardo di ghiaccio rivelava ai più attenti. Con lui partirono i fratelli minori Gaspare, Paolo e Liborio, pure ben raccomandati ai «cugini» canadesi di Montreal, loro prima tappa, già ben collocati nella folta colonia siculocalabrese. I «picciotti» di Siculiana non persero tempo. Il primogenito Pasquale ebbe presto modo di sfoggiare le sue doti manageriali e politiche, consolidando i rapporti d'affari con i capi di Cosa nostra in Canada imperniati sul traffico della droga quando in Sicilia le raffinerie di eroina tiravano al massimo. Nel 1971, sancendo il patto di ferro con i compaesani Caruana, Pasquale Cuntrera sposò Antonina Caruana. Matrimonio d'amore e di mafia, destinato a reggere ad ogni intemperia. Quattro anni dopo Montreal gli stava stretta e Pasquale si trasferì in Venezuela. Intanto gli altri del clan si sparpagliavano: chi nel Nord Italia, chi in Gran Bretagna, chi a Lugano. E cominciava il mostruoso balletto di società e holding, che già nel 1985 gli agenti antidroga valutavano in un giro di affari di almeno 500 milioni di dollari l'anno. Una cinquantina di imprese, alcune quotate in Borsa, paravento del traffico di eroma e cocaina, hashish e marijuana; hotel, villaggi turistici, finanziarie con nomi a volte esotici, sono tuttora i canali del riciclaggio dei narcodollari. Difficile pensare a Pasquale Cuntrera - proprio come a Totò Riina - da solo e senza «consiglieri» di alto livello. Sebbene non smascherata del tutto, è accertata la fittissima rete di complicità. Estradato in Italia con i fratelli sei anni fa, Pasquale Cuntrera ha perso definitivamente l'uso delle gambe cadendo nel penitenziario di Pianosa. Antonio Ravidà

Persone citate: Antonio Ravidà, Caruana, Pasquale Cuntrera, Totò Riina