« Va rotto un tabù » di Fabio Martini

« Va rotto un tabù » « Va rotto un tabù » Folena: due soli gradi di giudizio CROMA ERTO, Pietro Folena ripete che la sua, per ora, è soltanto «una provocazione culturale**. Ma intanto lo dice: «L'Italia è l'unico Paese con tre gradi di giudizio e possiamo cominciare a riflettere su questo interrogativo: la presunzione di non colpevolezza non è fortemente attenuata dopo una doppia condanna conforme?». E dunque, ecco la proposta: «In prospettiva - dice Folena - bisognerà probabilmente lavorare per passare a due soli gradi di giudizio». E con queste parole Pietro Folena, «plenipotenziario» dei democratici di sinistra sui problemi della Giustizia, aggradisce uno dei «tabù» dell'ordinamento, di fatto non considera più intangibile la prima parte della Costituzione, restata fuori dal mirino della Bicamerale. Elena Pacioni dice che le fughe sono inevitabili se non si può arrestare prima della decisione della Cassazione. Che è come dire: la colpa delle fughe è del Parlamento... «Mi sembra sinceramente eccessivo dire che la colpa della fuga di Cuntrera sia dei Parlamento. Tuttavia c'è un mterrogativo serio che dobbiamo porci e - intendiamoci la mia non è una proposta di legge, è un invito alla riflessione circa l'eccesso di formalismo garantisti co delle norme sulle impugnazioni e dei tre gradi di giudizio». Onorevole Folena, ha una proposta concreta per uscir ne? «Visto che noi viviamo in un Paese di finto garantismo, la mia propo sta è questa: rafforziamo il processo di primo grado, facciamolo diventare effettivamente un processo paritario e poi facciamo sì che l'esecuzione della pena possa ragionevolmente cominciare in un periodo non molto lontano dal reato e comunque evitando troppi gradi di giudizio». Problema molto serio quello dei tre gradi di giudizio, ma si fugge solo attraverso questa «smagliatura»? «Certo, il problema della pena è importante, ma non è l'unico. Non tutti fuggono: ho visto che Maccari è stato arrestato alla vigilia di una sentenza definitiva della Cas sazione. La mia domanda - e im magino quella del cittadino - è questa: perché vale per Maccari e non è valso per Cuntrera? Sarebbero bastati gli arresti domiciliari». Lei vuol dire che la fuga di Cuntrera era evitabile? «Sì, quella di Cuntrera era una fuga evitabile: un Paese civile non può permettersi di farsi fuggire per nessuna ragione un boss condannato in due gradi di giudizio a 21 anni per gravissimi reati». Punta il dito contro la Cassazione? «Rispettò la Corte di Cassazione, che però ha emesso una sentenza quanto meno opinabile: qualche giorno dopo la fuga di Gelli, esattamente il 5 maggio, per un cavillo e interpretando estensivamente quanto già deciso per i suoi fratelli, è stata decisa la scarcerazione di Cuntrera. Una decisione che è venuta a qualche giorno dalla decisione definitiva della stessa Cassazione sul processo di condanna per i 21 anni... Sembra che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra...». E poi c'è il solito problema del ritardo nella trasmissione degli atti... «Pare che la trasmissione sia avvenuta per fax... Se fosse vero, vuol dire che la protesta da parte nostra sul caso-Gelli a qualcosa è servita... Una cosa è certa: non si possono lasciare certi buchi». Lei è così sicuro che il governo sia esente da colpe? «E' intollerabile che da parte di settori del Polo - ma non da Mantovano di An - vengano polemiche del tutto strumentali. Soprattutto quando vengono da chi non ha perso occasione per mettere i bastoni tra le ruote nella lotta alla mafia». Fabio Martini Pietro Folena

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