Juve-Real, sfida latina per l'Europa
Juve-Real, sfida latina per l'Europa In campo ad Amsterdam i nuovi e gli antichi dominatori della Champions League Juve-Real, sfida latina per l'Europa DAMSTERDAM OPO aver incoronato l'Inter e il Chelsea, Ronaldo e Zola, l'Europa sceglie il re dei re. Maestoso inno al calcio latino, Juventus-Real Madrid è la finale che unisce, come un romantico ponte, i lembi estremi di quell'immensa distesa che si chiamava Coppa dei Campioni e che è diventata, quattrini facendo, Champions League. Grazie allo squadrone del leggendario Di Stefano, il Real ne illuminò l'alba e ne scongiurò il tramonto, aggiudicandosi le cinque edizioni introduttive. La Juventus, da parte sua, rappresenta rirrinunciabile punto di riferimento dell'era moderna, come ben documentano le quattro finali europee consecutive, la prima in Coppa Uefa, le altre in Champions League, lo scettro strappato all'Ajax nel 1996 e consegnato al Borussia Dortmund l'anno dopo, complici le streghe di una notte. Il sole di Amsterdam ha disperso i veleni e le risse del campionato. Mezza Italia ha già lo champa¬ gne in frigo. L'altra mezza andrà sedotta con il gioco, esorcizzata con il risultato. Al di là dell'apporto prezioso degli assi stranieri, che fra i bianconeri è, comunque, meno tangibile che altrove, il nostro calcio chiede alla Juventus il più significativo dei viatici prima di immergersi, anima e corpo, nell'avventura mondiale. Il Real è un leone ferito. Ha vinto sei Coppe dei Campioni: l'ultima, però, trentadue anni fa. In Spagna, è scivolato al quarto posto e così, per restare aggrappato alla coda miliardaria dell'Europa più chic, dovrà per forza imporsi questa sera. Jupp Heynckes ha sperperato la dote lasciatagli dallo spigoloso Capello. La Juve, in compenso, è abbonata alle doppiette fin dai tempi di Boniperti e Trapattoni: nel 1977 vinse scudetto e Coppa Uefa; nel 1984, scudetto e Coppa delle Coppe. Le manca la più prestigiosa, sfiorata il 28 maggio a Monaco, e riuscita, a livello italiano, esclusivamente all'Inter di Helenio Herrera (1965) e al Milan di Fabio Capello (1994). Spesso, le partite secche sfuggono alla legge del più forte e si concedono, bizzose, alle malizie dei più scaltri. Di sicuro, Lippi avrà fatto tesoro degli errori commessi in Baviera, anche in virtù di un calendario meno impiccato rispetto alla precedente vigilia. Del Piero e Inzaghi si tuffano nella storia. Per Zidane, sarebbe addirittura allo studio una marcatura ad personam. U Real dispone di solisti eccezionali: da Mijatovic a Raul, a Roberto Carlos, formidabile nei calci piazzati. La rotella più delicata è Redondo, cui bisognerà strappare la bussola dai piedi a suon di pressing. La presenza di Panucci e Davids accentua i rimpianti, e i rimorsi, del Milan. In quattro anni, la Juventus umbertina ha mutato pelle senza mai scendere a patti con l'essenza del suo spirito e il Dna della sua vocazione. Allenare la fortuna, ricominciare sempre da zero: i luoghi comuni si sbriciolano così. Roberto Seccanti™
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