Real, un attacco che fa paura

Real, un attacco che fa paura Real, un attacco che fa paura Ma Heynckes in panchina azzecca poche mosse DOSSIER UN TECNICO SVELA TUTTI I SEGRETI DEI MADRILENI AMSTERDAM ON dimentichiamo di essere il Real Madrid». Nella frase, vibrante come una corda d'arpa, di Fernando Hierro c'è il medesimo orgoglio di quel giardiniere di Buckingham Palace che rispose a chi gli chiedeva perché l'erba fosse tanto perfetta: «La rasiamo tutti i giovedì. Da trecento anni». Chi è cresciuto nel Real, come Hierro, Sanchis, Raul, crede che nessuno possa fare altrettanto bene il mestiere del calciatore perché la storia è con lui, lo spinge avanti e il prodotto che ne ricava è il migliore: i periodi bui, come il campionato appena concluso in cui i madridisti hanno collezionato figuracce in tutta la Spagna, sono incidenti di percorso che non storpiano la realtà. E' qualcosa di più mistico della presunzione. E' qualcosa che rende la finale di domani più difficile e comunque diversa di quanto non fosse, alla vigilia, la partita col Borussia Dortmund l'anno scorso. Forse è più paragonabile a quella vinta nel '96 con l'Ajax che, come il Real, credeva allora di possedere le chiavi del calcio moderno. Il Borussia aveva due caratteristiche che i madrileni non possiedono con la stessa dovizia: la bravura di Rie di e sui palloni alti in attacco e la tenacia. Gli spagnoli, in compenso, hanno il senso della loro storia e tecnicamente sono superiori di due spanne ai tedeschi. «La Juventus non deve pen sare che il vero Real sia quello del finale di campionato - con fida un allenatore che lo cono sce bene ma che, per ragioni professionali, preferisce non esporsi -. La squadra era sfuggita di mano a Heynckes, che è un allenatore di mezza tacca, soprattutto nello spogliatoio Con Capello o con Lippi avrebbero rivinto il campionato in carrozza. Invece Heynckes metà stagione era già privo di ocerj, il presidente lo metteva in difficoltà sui giornali e qual- cimo ne ha approfittato». C'era poca carica negli allenamenti e molto nervosismo. Raul, oltre alla pubalgia che ancora oggi ne limita il rendimento, dedicava molte attenzioni alla modella Mamen; Suker (già accantonato da Capello) compariva sui giornali per le foto abbracciato ad Aria Garcia Obregón, una specie di Lorella Cuccarmi della tv spagnola. Un Real con la testa lontana. «Ogni volta che perdevamo punti in modo stupido - amI mette Mijatovic - dicevamo che ci saremmo ripresi nella partita successiva, finché non c'è stato più il tempo per rimontare e siamo andati a picco. In Champions League non è successo». Secondo il nostro allenatore, poche formazioni al mondo hanno la qualità tecnica del Real, probabilmente neppure la Juve: «L'attacco fa paura. Sono proprio un'altra squadra rispetto al Borussia che aveva un solo giocatore di classe limpida: Moefier». E rispetto all'Ajax battuto a Roma? «Il confronto regge me¬ glio ma l'Ajax aveva meno talenti assoluti e un'organizzazione di gioco molto più efficace. Il primo problema del Real, ad Amsterdam, sarà trovare equilibrio tattico. Di solito ne ha poco perché tutti i centrocampisti sono portati ad avanzare, a eccezione di Redondo che è una grande incognita, perché a seconda di come gira lui gira il Real. In semifinale contro il Borussia giocò un grande match, ma ai suoi ritmi: l'aggressività di Davids e Deschamps lo può stordire. Un an¬ no fa il Borussia seppe aspettare la Juve e colpirla, il Real per istinto è più offensivo». Molto dipende da cosa passa per la testa di Heynckes. In un'intervista a Kicker. " tecnico tedesco (che non p^. la stampa italiana e spagnola ina non si nasconde ai suoi cc^rtuzionali) ha chiarito che . a snaturerà le caratteristiche della squadra «neppure per mettere sotto controllo Zidane. Lo guarderemo a zona». «Grave errore - secondo il nostro allenatore - perché se Zida¬ ne è in giornata, a differenza della finale di Monaco, farà malissimo al Real. Gli spagnoli hanno un settore centrale della difesa molto lento, che lascia gli spa -'usti ai palloni filtranti di Zìi. i per Del Piero e, soprattutto, tjer Inzaghi che stando sulla linea del fuorigioco scapperà spesso: prevedo che Panucci non varcherà mai la metà campo pur di rimanere in appoggio a Sanchis e Hierro. Al posto di Heynckes, io sposterei in mezzo Karembeu e gli affiderei il francese. Ma escludo che Heynckes ci arrivi». Infatti il tecnico tedesco non ci pensa proprio. La duttilità che dimostrò Hitzfeld a Monaco non gli appartiene. Se Morientes gli dirà di sentirsi bene è addirittura probabile che lo schieri con Hierro e Karembeu: tre su undici recuperati in extremis e senza un test alle spalle. «Ma in questo - sostiene il nostro allenatore - non mi sento di condannare Heynckes: Morientes gli è indispensabile perché in area sbaglia pochissimo e crea spazio a Raul e Mya! *ovic, che con lui davanti rendono di più. Se quei tre girano, la Juve rischia molto. Ma Lippi ha i freni giusti per bloccarli». Marco Ansaldo I due volti del Real. Uno offensivo: due punte e Raul d'appoggio; a centrocampo Seedorf (foto) è più avanzato. L'altro, più prudente, in caso di forfait di Morientes: molta distanza tra punte e centrocampo e gioco di rimessa con i lanci lunghi di Redondo e Roberto Carlos.

Luoghi citati: Amsterdam, Dortmund, Madrid, Monaco, Roma, Spagna