Quando l'arte va al mercato

Quando l'arte va al mercato Pubblico, privato e i musei Quando l'arte va al mercato "771 ROMA I 1 HE il futuro dei Beni CultuI l'ali dipenda dalla collabo- I i razione tra pubblico e pri1 vato è un'idea acquisita e i risultati positivi della Convenzione Veltroni-Fossa la rafforzano. Ma in quali termini va potenziato il rapporto? Come trasformare il museo in «azienda», il visitatore in «cliente» senza scalfire la funzione formativa dell'uno e l'aspettativa artistica dell'altro? Se n'è discusso al convegno romano La gestione dei Beni artistici e culturali nell'ottica del mercato organizzato da Philip Morris nel decimo anniversario del suo «Premio per il marketing». II tema proposto dalla multinazionale, tra le più attive nel sostegno di iniziative culturali, puntava decisamente a rafforzare l'aspetto economico della sinergia culturaimpresa in termini di investimenti, redditi, occupazione, turismo e rapporti di scambio che dovrebbero costituire la base del rinnovamento del nostro sistema di gestione. Tra i problemi emersi, non ci sarebbe solo «l'incomunicabuità» tra centro e periferie o la scarsa programmazione, come ha detto il professor Bruno Toscano. Per mantenere il patrimonio, non basta più la competenza tecnica. «Ci vuole efficienza organizzativa» ha annunciato Marco Causi, consigliere economico di Walter Veltroni, sciorinando una serie di proposte per favorire gli investimenti dei privati nel campo della cultura. Si va dagli Enti lirici trasformati in Fondazioni alla Biennale modificata in soggetto di diritto privato; dall'autonomia organizzativa e finanziaria delle Soprintendenze e dalla riorganizzazione di biglietterie, orari d'apertura e potenziamento dei servizi aggiuntivi alla sperimentazione di incentivi fiscali per il megaprogetto di Pompei. Tali cambiamenti, con l'apertura a una detrazione fiscale, non potevano che suonar graditi al Direttor- di Confindustria, Innocenzo Cipolletta, o a industriali come Adolfo Guzzini. A invocarli c'è anche il direttore del Guggenheim Museum di Venezia, alle prese con scarsità di fondi e problemi di spazio Sul partenariato, tutti d'accordo ma non sono mancati i segnali di prudenza o di presa di distanza dall'acceleratore premuto da Robert Kaplan, il direttore di Philip Morris International, che per essere più convincente ha fatto proiettare degli accattivanti video. Saranno serviti a mitigare la messa in guardia di Salvatore Settis? Il modello americano, caratterizzato da istituzioni private e strategie di spettacolarizzazione, secondo il direttore del «Getty Research Institute» che insegna alla Normale di Pisa, in Italia non è infatti esportabile né in modo semplice né immediato. «Esiste una unicità italiana - ha spiegato - che va coltivata, preservata, migliorata perché riguarda l'identità nazionale... La vera sfida non è "aprire i musei alla logica di mercato" ma ridefinire la gestione tradizionale rilanciando il sistema pubblico in modo che funzioni sia per gli italiani che per gli stranieri». A suo parere, il settore privato può aggiungersi ma non sostituirsi, né sopraffare il ruolo pubblico come avverrebbe se prevalesse la logica del profitto. E non ci sta a considerare «merce» la cultura o a far diventare «macchina acchiappaturisti» una mostra. Anche Co rinne Diserens, direttrice di una re te museale di Marsiglia, non vuole che «l'effimero prevalga sugli obiettivi formativi e i Musei si tra sformino in Disneyland». Ma la nuova terminologia non dispiace al sottosegretario Bordon il quale ha annunciato incremento di fondi e ha bacchettato i sovrintendenti per la scarsa partecipazione. «La soluzione non è unica. I modi di gestione possono essere diversi a seconda dei soggetti e delle esigen ze - ha proposto Cesare Annibaldi illustrando la formula "paritetica' pubbhco-privato del Castello di Ri voli del cui comitato è presidente -. L'importante è distinguere ruoli, responsabilità e criteri secondo i quali misurare i risultati. Se non vogliamo che il "mercato" abbia un senso pericoloso, dobbiamo considerarli rispetto agli obiettivi e alla vocazione della proposta culturale». E, com'è noto, più è alta, meno quadrano i conti. [p. d. 1.]

Luoghi citati: Italia, Marsiglia, Pompei, Roma, Venezia