D'Alami: è Poro della Multinazionale

D'Alami: è Poro della Multinazionale Al summit dei partiti socialisti il leader della Quercia parla di «democrazia globale» e rilancia il dialogo con Clinton D'Alami: è Poro della Multinazionale «L'Ulivo mondiale? E' un provincialismo» OSLO DAL NOSTRO INVIATO L'Internazionale socialista deve diventare la «multinazionale della democrazia, della politica e della speranza». L'immagine della multinazionale è di Massimo D'Alema che, di fronte agli oltre trecento delegati riuniti a Oslo, ha scelto questa parola - tante volte usata per definire i peggiori nemici - per indicare la strada che la vecchia, storica organizzazione del socialismo mondiale deve imboccare per stare al passo con la globalizzazione. Senza cancellare l'«identità di sinistra», ma senza chiudere la porta al dialogo con altre forze, con altri partiti. Anzi, in questa multinazionale, anche l'iniziativa del laborista inglese Tony Blair per un «rapporto di collaborazione» con il partito democratico degli Stati Uniti è un'occasione «da non sprecare». Certo, non si tratta di aprire l'Intemazionale socialista al partito di Clinton: «Anche perché non mi risulta che i democratici americani lo abbiano mai chiesto e perché non lo vuole nemmeno Blair», dice D'Alema. Si tratta di stabilire una linea di contatto, di allargare il confine delle relazioni politiche tra forze diverse. Proprio in nome di quella globalizzazione che è l'ossessiva parola d'ordine del summit di Oslo. «Se non vogliamo che la globalizzazione sia dominata soltanto dalle multinazionali», quelle vere, come ha detto D'Alema chiudendo il suo intervento. «La lotta per una democrazia globale ha bisogno di un soggetto politico mondiale: l'Internazionale socialista ha nuovi compiti e occorrono nuovi alleati». Il leader della Quercia ha voluto mettere, così, la parola fine an che alle polemiche e ai fraintendi menti nati a proposito dei progetti di Tony Blair. L'«apertura» al partito democratico americano non significa mandare in soffitta l'Internazionale socialista per sostituirla con una nuova organizzazione. Con una specie di Internazionale del centro-sinistra, subito ribattezzata in Italia «Ulivo mondiale». Su questo, in privato, Massimo D'Alema è categorico. Tony Blair, dice, lo ha già chiarito meno di due mesi fa a Londra durante un vertice del pse - il partito del socialismo europeo - al quale invitò anche il francese Pierre Mauroy che è presidente dell'Internazionale e che dell'ipotesi, o del solo sospetto, di uno stravolgimento dell'organizzazione con l'allargamento oltreoceano, è il più fiero avversario. In realtà, racconta D'Alema, tutti nell'Internazionale sono nettamente contrari a progetti del genere. Nella riunione a porte chiuse del Plenum che ha fatto il punto sui lavori della commissione guidata da Felipe Gonzalez che deve riscrivere i principi fondamentali dell'Internazionale per sottoporli al congresso di Parigi del luglio '99, questa ostilità «si è manifestata in modo quasi generale». E così, proprio D'Alema si è ritrovato a fare da mediatore, a intervenire a favore dell'iniziativa del leader laborista inglese. «Ho detto che è una grande opportunità: il punto vero che sta di fronte all'Internazionale è quello dei rapporti con le altre forze non socialiste e, di sicuro, i democratici americani sono una realtà molto importante. Blair ha dei rapporti privilegiati con Clinton, sarebbe sbagliato non sfruttarli». Tutto il resto, dice D'Alema, sono invenzioni. Parlare di «Ulivo mondiale» come se fosse uno dei temi all'attenzione dell'Internazionale equivale a una «rappresentazione provinciale» del dibattito in corso nella capitale norve¬ gese. «Non è che tutti questi signori sono venuti qui per parlare dei problemi interni del nostro partito. Magari molti non sanno nemmeno bene che cos'è l'Ulivo». Nel summit di Oslo a dominare oltre alla questione-chiave del futuro dell'Internazionale - sono i grandi temi della politica internazionale. La pace e lo sviluppo, che sono minacciati su più fronti: dal Medio Oriente all'Indonesia, dalle nuove tensioni nucleari tra India e Pakistan, fino ai problemi della povertà o dello sfruttamento del lavoro dei bambini-schiavi. Delle prospettive di pace in Medio Oriente, D'Alema ha parlato con Yasser Arafat in un incontro al quale era presente anche il premier portoghese Antonio Guterres - che si è svolto pochi minuti prima della partenza di Arafat per Londra. Il leader palestinese ha espresso la speranza che dai nuovi colloqui con il Segretario di Stato Usa, signora Madeleine Albright, «possano arrivare buone notizie» e ha auV spicato l'aiuto politico dell'Italia all'interno della Comunità europea. «Arafat crede che l'Europa si debba impegnare di più, al fianco delle iniziative degli Stati Uniti, per fare pressioni su Israele perché il processo di pace si rimetta in moto», ha detto D'Alema che ha parlato con Arafat anche della visita inuninente che il leader palestinese compirà in Italia. Enrico Singer V Il leader dei Democratici di sinistra Massimo D'Alema ieri al vertice di Oslo