Nella tana del serial killer

Nella tana del serial killer Dentro la casa di Genova dove ha trascorso l'ultima notte: anche siringhe e preservativi Nella tana del serial killer Una statua oscena, video hard e disordine GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Subito dopo la doccia, Donato Bilancia scivolava dentro questo accappatoio rosa confetto e si guardava allo specchio. E lì vedeva una faccia strapazzata da una notte ai dadi, o a sparare nella nuca di qualcuno, a piacere. Poi si faceva la barba e per ultimo, prima di aprire l'armadio e scegliere la camicia giusta, apriva questa bottiglia di Fahrenheit e ci dava dentro, con il profumo, perché accettava che di lui si dicesse tutto, tranne che non fosse una persona di aspetto assolutamente distinto, pulito, curato. Anche se qualche errore lo faceva, a cominciare dalla cravatta a disegnoni gialli su fondo blu che pende sullo stiracalzoni. Per finire alla sua unica ingenuità di serial killer: non sparare u colpo di grazia nella testa del viado Lorena, quella che lo ha riconosciuto. «Uno stupido errore», ha detto poi. E lì è finita la storia di Donato Bilancia, che la sera di martedì 5 maggio è venuto a dormire in questa sua tana - una delle tante che aveva in giro per la Liguria - senza sapere con certezza (ma forse intuendo, e sperando) che il pomeriggio dopo sarebbe stato arrestato. E allora, la tana del lupo Bilancia è un bilocale con bagno di 40 metri quadrati in tutto, in un condominio vicino al torrente Bisagno e al suo attuale covo, nella casa circondariale di Marassi. Palazzo con due ingressi, via Montaldo 6, via del Fossato Antico 3/4. Porta di legno scuro e zerbino di cocco un po' consumato, apri e senti odore di chiuso, di polvere vecchia. Finestre chiuse, serrande abbassate. A destra quello che lui di sicuro chiamava «il living», cioè il soggiorno con una parete attrezzata a cucina. Dritto in fondo il bagno, e una porta che dà sulla camera da letto. Tutto qui, ma a lui bastava per tenerci le sue cose, abiti, scarpe, soldi. Pistola, proiettili, refurtiva, orologi. La pistola era qui sopra, su questo divano ricoperto da un Gran Foulard della Bassetti a disegni cachemire scuri. Con sopra un plaid azzurro e blu doublé face, che nascondeva la Smith & Wesson caricata con le ultime quattro pallottole rimaste a Bilancia. Subito dopo l'arresto, il pomeriggio del 6 maggio, il carabiniere entrato per primo in casa non ha potuto non notare che il plaid nascondeva qualcosa, e sollevato con due dita un angolo di stoffa, ha trovato la prova delle prove, nascosta eppure a immediata portata di mano, per il caso in cui Bilancia avesse sentito - come lui si immaginava potesse succedere suonare alla porta e dire «Carabinieri, aprite». Nel quale caso probabilmente avrebbe sparato i suoi quattro colpi, sperando che dall'altra parte rispondessero prontamente, come nei film, e tutto finisse così, in gloria «e senza che mi prendessero vivo». Vicino all'ingresso, appoggiato sulla passatoia stile finto persiano, c'era anche un borsone di cuoio, pronto per scappare via o per andare a dormire da un'altra parte, in caso di pericolo. Dentro, un pigiama ben piegato, bianco a strisce azzurre. Ma, adesso si sa, alla fuga aveva ormai rinunciato. Un passo a destra e c'è la cucina. Una parete di armadietti color bianco e legno, lo scolapiatti aperto a mostrare una pentola di coccio per fare il famoso sugo di cui andava fiero (sette pomodorini per ogni persona, un filo d'olio, un ciuffetto di basilico), uno scolapasta di plastica verde, due piatti. Appoggiata sul lavello, una tazza di porcellana, sporca di caffè. Una Moka, un rotolo di Scottex, un flacone di Dixan piatti, quello denso e blu. Un asciugamano a quadrettini verdi. Il tagliere di legno, i quattro fuochi del gas. Un set di coltelli infilati nel ceppo. Una radio, due bicchieri flute lavati e capovolti, una spugnetta antigraffio verde e rosa appoggiata vicino al rubinetto. Il frigo, praticamente vuoto. Nello sportello della porta un pacchet¬ to di dadi Knorr per fare la minestrina, un panino tondo di quelli dolci. Una solitaria testa d'aglio. Sul ripiano, un oggetto che potrebbe essere un portatovagliolo di legno, e chissà perché sta lì al fresco. Sul frigo, una bilancia per pesare la pasta, un pacchetto di riso parboiled. Una collezione di barattolini di spezie secche, per dare sapore alle cene a due con il lupo Davanti alla cucina, il tavolo rotondo da pranzo, di plastica bianca, imitazione del design Anni Settanta. Intorno al tavolo due divanetti a mezzaluna con i cuscini grigi, tipo pianobar. Sul tavolo, un set di plastica rossa per il sale e il pepe, due tovagliette da prima colazione, bianche con disegni di forchettine e coltellini blu. Una grossa ciotola blu, con dentro accendini da mille lire, un pacchetto di Diana, e due siringhe da tossico, di certo non usate da Bilancia, che sta a Marassi da quasi due settimane eppure dorme tranquillo, senza neanche bisogno del Tavor, altro che eroina. Un pacchetto di Marlboro, un paio di occhiali da presbite. Per leggere cosa? Non i quotidiani, che pure parlavano di lui e pubblicavano un identikit molto simile alla sua faccia. I giornali li leggeva al bar sotto casa, dove faceva colazione con il cappuccino e una brioche non fresca di forno. Ma qui dentro l'unica cosa da leggere è un fascio di numeri di «Oggi» posati sul tavolinetto con il vetro davanti alla televisione, oppure i titoli delle cassette porno appoggiate sul ripiano, sotto la televisione. Gli piacevano le cose a tre, a quattro, a cinque, bianchi e neri, donne di grandi nùsure, il sadomaso eccetera, tutto quanto offre il mercato, insomma. E di sicuro gli piaceva anche questa statuetta (di bronzo, o di ottone) appoggiata su una mensola davanti ad uno specchio. Un piccolo corpo con una enonne faccia ghignante, e un fallo sproporzionato anche rispetto alla faccia. Sulle pareti, cinque quadretti da poche lire, vedute di posti di mare, porticcioli ad acquerello, non firmati ma sicuramente acquistati su un lungomare, d'estate. Una porta scorrevole aporta, e c'è 0 bagno. A sinistra il box doccia, con l'accappatoio rosa. Sul ripiano del lavandino, un flacone bianco e blu di crema dopobagno Nivea, la bottiglia di Fahrenheit, lo spazzoli- no da denti. Una bacinella rossa con biancheria da lavare. La finestra è chiusa, la tenda ò di pizzo di plastica bianca. Un phon rosso ancora attaccato alla presa. Un aspirapolvereappoggiato alla parete. Subito a destra la camera da letto del lupo. Il letto, usato per l'ultima notte solo da ima parte, un angolo del piumino d'oca azzurro sollevato sulle lenzuola rosa pallido, con fiorellini. La testata di plastica grigia, a semicerchio, un quadro con viso di donna, stile Pietro Annigoni. Un cuscino con l'impronta di mia testa. A destra un comodino. Sopra, una lampada di ottone lucido con il cappello a cono bianco. Una sveglia rotonda nera. Due tagliandi d'ingresso al casinò, Saremo o Saint Vincent, che erano i suoi posti. Un vasetto di ceramica con decorato con amorini pompeiani che si rincorrono. Dentro, due profilattici sigillati. Un vasetto di crema bianca lasciato aperto. Sul ripiano sotto, un paio di mutande da uomo appallottolate, quel che sembra una canottiera. Fazzoletti di carta. Qui i carabinieri hanno trovato un sacchetto di plastica pieno di soldi, franchi francesi. Sull'altro comodino c'era un telefono cellulare, di quelli con lo sportellino, in carica. Non è quello ìóibato a Lorena e poi distratto, come ha raccontato Bilancia, ma un altro, suo. Una specie di cassapanca con due golf scuri ripiegati, due buste della tintoria che gli stirava le camicie. Scarpe, appoggiate sul tappetino all'orientale, due paia di Derby con la fibbia, mi paio da tennis blu, ciabatte da mare blu. Un armadio finto veneziano dipinto a fiori, appesa alla maniglia una giacca pied-poule scura, un'altra cravatta fantasia, camicie, biancheria un po' dappertutto. Ma ogni giacca ha appoggiata su una spalla la cravatta giusta, abbinata da ima commessa o da Bilancia stesso, non si sa. Ma i completi erano questi, la giacca blu con i calzoni grigi e la cravatta fantasia rossa, senza cambiare e senza sbagliare. E, a parte Lorena, il lupo Bilancia non sbagliava, mai. Brunella Giovara Pacchetti di sigarette pacchi di un settimanale, il letto dove si vede il cuscino con l'impronta di una testa. E poi due biglietti usati per entrare al casinò Vicino alla doccia un accappatoio da uomo rosa confetto, la pistola e i proiettili li nascondeva con un plaid azzurro e blu L'ULTBMO COVO DEL SERIAL KILLER IN BAGNO ■ Un accappatoio da uomo rosa H Un grosso flacone dì profumo ■ Fartrerjheit ■ Un phon ■ Una bacinella rossa con indumenti sporchi ■ flacone dopobagno Niveo CAMERA DA LETTO B Un armadio finto veneziano H Cravatte fantasia sparse dappertutto U Tagliandi ingresso al casinò sul comodino S II cellulare ■ Letto con testiera grìgia M Due confezioni di profilattici SOGGIORNO ■ Statuetta fallica ■ Cinque cassette pornografiche M Un olaid azzurro e blu ■ Il gran foulard Bassetti ■ Due siringhe ■ Occhiali bifocali sul tavolo ■ Pacchetti di sigarette (Marlboro e Diana) un po' dappertutto ■ Alcuni numeri del settimanale Oggi ■ Quadri kitsch con soggetti marini wmmmmmmmmmmmmmgmi m ANGOLO COTTURA ■ Un set di stoviglie per fare la pasta al ■ Pentola di coccio fi Frigorifero vuoto ■ Fornello a gas ■ Il tagliere ■ Un set di coltelli sugo; I 1 1 Donato Bilancia e la casa dove il serial killer viveva a Genova

Luoghi citati: Genova, Liguria, Lorena, Moka