Clinton strappa un applauso a Castro di Roberto Ippolito

Clinton strappa un applauso a Castro Clinton strappa un applauso a Castro Idue nemici faccia a faccia per i 50 anni della Wto DAL NOSTRO INVIATO Un incontro davvero ravvicinato. Su un palco, il presidente americano Bill Clinton dalle 19,48 parla per ventiquattro minuti. E, seduto in prima fila, ascolta e prende appunti il leader cubano Fidel Castro. Ma non solo: alla fine del discorso Castro addirittura applaude anche, come del resto ha fatto nel momento dell'ingresso di Clinton nel gigantesco cubo-auditorium del Palazzo delle Nazioni, la Sala sedicesima del quartier generale dell'Onu a Ginevra. I due presidenti sono a pochi metri di distanza l'uno dall'altro, non si stringono la mano, sembrano ignorarsi. Ma, salutati entrambi sin dai loro arrivi separati dai vivaci battimani di un migliaio di rappresentanti di 132 Paesi, danno vita a un sorpren- dente show nel segno della distensione. E per giunta in una giornata particolare: in mattinata a Londra, Usa ed Europa hanno annunciato l'armistizio sulle sanzioni americane della legge Helrns-Burton (ora sospese) contro le ùnprese del vecchio continente che investono a Cuba nella proprietà di imprese confiscate agli Usa. L'occasione dell'incontro ravvicinato tra il democratico Clinton (che evita di parlare dell'embargo a Cuba, Iran e Libia) e il comunista Castro, entrambi in abito scuro da cerimonia, è offerta dalle celebrazioni per i 50 anni del Gatt, il primo accordo internazionale per gli scambi, che si svolgono insieme alla seconda conferenza ministeriale dalla Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio erede del Gatt. Regista del contatto UsaCuba è Renato Ruggiero, direttore generale della Wto: «Clinton e Castro insieme sono la prova che il commercio unisce». Del resto tutto il discorso del Presidente americano, accompagnato dalla moglie Hillary in uno squillante tailleur celeste, è teso a dimostrare che «la libertà economica e il libero scambio hanno portato la prosperità» e ancora di più possono fare nella nuova era dell'informazione. Clinton sottolinea che «la rivoluzione della tecnologia dell'informazione» (dai computer a Internet) «è la più grande speranza» per il futuro dell'umanità. E quindi i Paesi in via di sviluppo possono far leva, secondo lui, sull'apertura dei mercati «per crescere e vivere in condizioni di maggiore dignità». Commenta Ruggiero: «Quello di Clinton è il programma che ci vuole per rilanciare l'economia nel ventunesimo secolo». Per provare che gli Usa premono davvero sull'acceleratore dell'apertura dei mercati, Clinton invita la Conferenza della Wto a programmare negli Stati Uniti nel 1999 la prossima riunione per avviare un nuovo round di negoziati per la cadute delle barriere agli scambi. Rimane però una certa distanza con l'Europa che vuole un negoziato globale, definito milleimium round, temendo che gli Usa mirino a trattative su singoli settori per soddisfare meglio i propri interessi. Tra i funzionari americani circola una battuta: secondo loro optando per l'ipotesi del millennium round il negoziato durerebbe un millennium, cioè un'eternità. Clinton ha insistito sull'opportunità che oggi si presenta al mondo «di creare una nuova economia in cui i mercati aperti e l'economia aperta siano fattori di innovazione e prosperità» e «l'economia globale rispetti quegli stessi valori che guidano le famiglie nel crescere i bambini e le nazioni i cittadini». Ma la globalizzazione che è promessa di sviluppo alimenta anche la paura di molti Paesi in via di sviluppo di subire sempre le condizioni dei «grandi». Ginevra è in stato d'assedio per le violente manifestazioni dei gruppi contrari alla liberalizzazione e convinti che l'internazionalizzazione dell'economia serva solo alle multinazionali. Il rivoluzionario Castro ha tuttavia raccontato a Ruggiero di essere andato a parlare con i dimostranti: «E ha chiesto loro: "Ma che fate? Perché ve la prendete con la globalizzazione? Non avete capito, la Wto e gli scambi commerciali sono una cosa seria"». Aggiunge Ruggiero: «Castro parla da nonno saggio». Roberto Ippolito