«I'Asia è un malato contagioso»

«I'Asia è un malato contagioso» «I'Asia è un malato contagioso» L'economista Usa Dominick Salvatore «Entro Vanno contraccolpi negativi» TORINO. La grave crisi indonesiana rischia di innescare reazioni a catena nell'area del Sud-Est asiatico. Thailandia, Malaysia, Corea, Filippine sono da considerarsi ormai zone a rischio e il declino della nazione-faro, il Giappone, che marcia quasi senza controllo verso la recessione non fa che rendere ancora più fosco lo scenario. Lo sostiene Dominick Salvatore, esperto di economia asiatica e docente di Economia internazionale alla Fordham University di New York, ieri a Torino per un convegno organizzato dalla facoltà di Economia e commercio dell'ateneo subalpino sulla crisi delle economie asiatiche. Secondo Salvatore, ora l'Occidente deve fare i conti con una situazione dell'Estremo Oriente completamente divei-sa rispetto a quella di tre o quattro anni fa. I contraccolpi del resto si fanno già sentire: il peggioramento degli interscambi commerciah tra mondo industrializzato occidentale ed Est sono da addebitarsi soprattutto a una crescita delle importazioni e a una diminuzione delle esportazioni. Non solo, la produzione industriale in Giappone sta scendendo a ritmi vertiginosi (-5,3 per cento a marzo), i fallimenti di industrie nipponiche ad aprile di quest'anno sono aumentati del 26,3 per cento rispetto al '97. Professor Salvatore, una situazioni: drammatica. Era possibile prevederla? «Era possibile. Prendiamo proprio l'Indonesia. Dal '90 al '96 ha subito una crescita economica dell'8 per cento. E' facile crescere all'inizio, ma la crescita a un certo punto si ferma e avviene il fenomeno contrario». Ieri il direttore della Banca Mondiale ha detto che gli impegni del Fondo monetario internazionale in Indonesia per circa 40 miliardi di dollari devono essere rivisti. «E non sarebbe la prima volta. Ma a questo punto l'unica via d'uscita è la soluzione della crisi politica. Ciò che sta succedendo in Indonesia può avere effetti di contagio. Le aree a rischio sono molte». Quali? «Thailandia, Malaysia, Corea e Filippine. In quelle zone è in atto una forte recessione che potrebbe avere contraccolpi sociaU gravi, soprattutto in Corea. Diversa la situazione di Singapore, Taiwan e Hong Kong dove la crescita sarà inferiore rispetto al passato, ma dovrebbe stabilizzarsi sul 3-4 per cento del prodotto interno lordo. Ma il guaio è che non esiste più il modello di riferimento». Cioè? «Il Giappone, che marcia senza controllo verso la recessione. Siamo di fronte a una sostanziale inversione di tendenza rispetto agli Anni Ottanta. Le banche sono in crisi, le imprese pure. Il modello giapponese appartiene al passato e le ripercussioni si fanno sentire. In poche parole andrei cauto sugli investimenti nell'Estremo Oriente, anche perché il fondo non è stato ancora toccato, a meno che non si risolva la crisi politica». E le prospettive per l'Occidente? «Prendiamo gli Stati Uniti. L'economia reale va bene, ma i profitti delle imprese non possono continuare ad aumentare. Mai nella storia di Wall Street ci sono stati tre anni consecutivi con un aumento del 10 per cento. Un ridimensionamento è inevitabile». In che misura? «E' prevedibile un contraccolpo negativo del 20 per cento entro la fine dell'anno». Enzo Bacarani li primo ministro giapponese Ryutaro Hashimoto

Persone citate: Dominick Salvatore, Enzo Bacarani, Professor Salvatore, Ryutaro Hashimoto, Secondo Salvatore