Per Suharto duello tra politici e generali di G. Z.

Per Suharto duello tra politici e generali Il presidente del Parlamento: se ne deve andare. Il capo di Stato Maggiore: richiesta illegale Per Suharto duello tra politici e generali In Indonesia assalto alle banche per ritirare i risparmi GIAKARTA DAL NOSTRO INVIATO Il più longevo, potente, inossidabile dittatore d'Oriente sembra ad un passo dal crollo. Dopo trentatré anni di potere assoluto su 200 milioni d'individui, il semidio avvolto da un'aura di magico potere, il presidente dell'Indonesia Muhammed Suharto, potrebbe essere sul punto di rinunciare alla carica. Stamani le autorità ed i leaders dei maggiori partiti si riuniscono a Giakarta per concordare un appello al Padre della Patria: dovrebbe trattarsi di un ringraziamento per le energie profuse, del compatimento per una malattia che avanza, di una sorta di anticipata beatificazione, ma la sostanza sembra chiara. Per il bene dell'Indonesia Suharto deve dimettersi o l'arcipelago rischia di frantumarsi in una guerra assieme economica, religiosa e razziale. Raccontano che il dittatore abbia cercato di resistere fino all'ultimo, e in qualche modo stia ancora cercando di pilotare gli eventi. Ieri, dopo l'ennesima manifestazione degli studenti, un incontro fra questi e lo «speaker» del Parlamento Harmoko, una serie di critiche sempre più aperte, l'ex colonnello che nel 1965 detronizzò con un colpo di Stato il principe Sukarno è rimasto chiuso nel suo palazzo, da dove partivano le convocazioni per i fedelissimi. Le fonti indonesiane, sempre un po' immaginifiche, parlano di una riunione ristretta in cui il presiden- te avrebbe invano cercato di ricompattare i suoi. Suharto, raccontano, chiedeva mano libera, insisteva con i più alti rappresentanti dell'esercito per l'applicazione della legge marziale, credeva ancora che l'inestricabile crisi indonesiana potesse risolversi col pugno di ferro. Sembra che a dissuaderlo - almeno temporaneamente - sia stato so¬ prattutto Bacharuddin Habibie, 52 anni, il tecnocrate che da tempo sta cercando di proporsi come l'uomo nuovo di un governo passato alla storia come «il regime dei mercanti in divisa». Già ministro per le tecnologie e da pochi mesi vicepresidente, Habibie è anche figlioccio del presidente, è stato allevato nella sua fa¬ miglia. Dunque, sembra in grado di riscuotere ancora la fiducia di chi è costretto a passare la mano: non solo quella del vecchio Suharto (compirà 77 anni il mese prossimo) ma dei sei potentissimi figli che detengono ciascuno un settore del potere. Di certo, con lui c'è un altro personaggio che in queste ore sembra svolgere un ruolo decisivo: è il generale Wiranto, 51 anni, ministro della Difesa e capo supremo delle forse annate. Ieri per qualche ora il futuro del Paese è sembrato dipendere dal suo atteggiamento. Il quadro si faceva sempre più fosco: partiti già schierati per le dimissioni, il capo del Parlamento pronto ad appoggiarli, ex ministri e vecchi generali che rincaravano la dose, i due grandi movimenti islamici improvvisamente alleati in un «Consiglio per un mandato popolare» che prelude alla scalata verso il potere. Se ieri sera Wiranto non si fosse schierato con Suharto oggi i reparti delll'esercito indonesiano si scontrerebbero per le strade. Nelle gerarchie militari, subito dopo Wi- ranto l'uomo di maggior potere è il generale Prabowo, 46 anni, genero del dittatore (ha sposato una delle figlie, Siti Hedijanti) e soprattutto ex capo del reggimento «Kopassus», quello delle unità speciali, pronto a tramutarsi in una sorta di guardia personale. Appena uscito dal lungo incontro col presidente, Wiranto ha invece assunto una linea che sembra indicarlo come il vero garante della transizione. «L'invito del Parlamento a dimettersi - fa sapere il ministro della Difesa - è illegale». L'esercito resta schierato dunque col potere, almeno in questa fase. Resta da capire se questo sostegno viene fornito in cambio della promessa di passare presto la mano. Potranno chiarirlo solo le prossime ore, quelle che promettono di segnare in un senso o nell'altro il futuro dell'arcipelago. Proprio nel generale Wiranto il movimento delle università sembrava aver trovato un interlocutore attento e relativamente aperto. Per domani è annunciata la più grande manifestazione mai avvenuta (ma Wiranto ne chiede l'annullamento), e ieri sera dall'università di Trisakti è partito un messaggio disperato. All'esercito, i giovani chiedono «di comportarsi in modo da servire i diritti del popolo». Anche il presidente Clinton lancia un appello alle forze indonesiane perché «evitino ogni spargimento di sangue». Ieri due cittadini britannici sono rimasti uccisi in due diverse rapine, [g. z.]

Persone citate: Clinton, Habibie, Muhammed Suharto, Siti Hedijanti, Suharto, Sukarno

Luoghi citati: Giakarta, Indonesia