I RISCHI DEL MONDO MIOPE di Mario Deaglio

I RISCHI DEL MONDO MIOPE I RISCHI DEL MONDO MIOPE NEI giorni scorsi, i mezzi di informazione hanno riservato maggiore attenzione alla scomparsa di Frank Sinatra che alla crisi asiatica. I telespettatori si struggevano rivedendo e ascoltando «The Voice» e gli incendi di Giakarta passavano in secondo piano; intanto, nel loro vertice di Birmingham, i rappresentanti degli otto Paesi economicamente più importanti del mondo non sapevano che strategia seguire. E le Borse riprendevano a scivolare. E' un copione che si ripete da mesi, con una conferenza internazionale dopo l'altra: nei confronti della crisi asiatica si avverte un senso di fastidio, un desiderio di esorcizzare qualcosa di sgradevole, un rinvio di decisioni politiche fondamentali. E' passato quasi un anno da quando, con la caduta della moneta thailandese del 2 luglio 1997, la crisi asiatica è venuta allo scoperto. Da allora, non ha fatto altro che aggravarsi, sia pure con fasi alterne, e i politici si sono fatti scudo dei banchieri del Fondo Monetario Internazionale, lasciati soli con problemi più grandi di loro. Insensibile ai segnali di sofferenza sociale, ma ligio al suo mestiere di banchiere, il Fondo Monetario ha predicato agli indonesiani delle virtù economi che che Paesi molto più ricchi praticano a fatica. Ha così con tribuito potentemente ali; cancellazione dell'Indonesia dal novero dei Paesi emergenti e alla distruzione del suo fragile sistema imprenditoriale e bancario; e per una decina di mesi, Paesi avanzati hanno continuato, e continuano tuttora, come se nulla fosse, con convegni e buone parole. La fiducia ne mercato si è trasformata in as Mario Deaglio CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA

Persone citate: Frank Sinatra

Luoghi citati: Birmingham, Giakarta, Indonesia