Camorra, nuova sfida assassina

Camorra, nuova sfida assassina In mattinata ucciso il fratello di un boss davanti a un commissariato e fra centinaia di turisti Camorra, nuova sfida assassina Due agguati mortali nel centro di Napoli NAPOLI. Se ha conti da regolare, la camorra li chiude subito e non si fa scrupolo di esporre a rischio di morte i propri killer e le persone innocenti che incrociano il loro cammino. Domenica mattina, una strada trafficata del centro storico, davanti all'ingresso di un commissariato di polizia. Ed ancora, alle sette della sera, un vicolo a ridosso dei Quartieri Spagnoli, in una zona presidiata dalle forze dell'ordine. Forse non esistono luoghi ed ore più «simbolici» della sfida allo Stato di quelli scelti ieri dai clan per eseguire le ultime sentenze di morte. I sicari hanno puntualmente raggiunto gli obiettivi che si prefiggevano. Luigi Vastarella, pregiudicato di 31 anni, fratello di un boss del rione Sanità, è stato freddato mentre scendeva le scale del commissariato dov'era andato a firmare il registro dei liberi vigilati. Un cittadino statunitense, Herman Chanovitz, di 83 anni, insegnante nella base Nato di Bagnoli, è stato raggiunto a una gamba da una pallottola vagante. Vastarella era accompagnato da un nipote di 19 anni e probabilmente la reazione di un poliziotto, che da una finestra ha sparato contro i sicari, ha impedito che ammazzassero anche il giovane. Teatro dell'agguato è la salita Tarsia, una strada del centro storico che, al momento della sparatoria, era affollata soprattutto da turisti. A poche centinaia di metri c'è infatti «Port'Alba», inserita proprio ieri nell'itinerario del «Maggio dei monumenti», una iniziativa che ogni domenica sta mobilitando a Napoli centinaia di visitatori. L'omicidio, per lo scenario e le modalità, fa parlare di nuovo di sfide alle istituzioni, ma è soprattutto il segno di una ripresa in grande stile della guerra tra clan, che mette fine a una apparente tregua dopo l'esplosione ad aprile di una autobomba nel quartiere Ponticelli e l'uccisione dei genitori del pentito Mario Ciotola. La conferma si è avuta in serata, quando i killer sono tornati a sparare. Questa volta la vittima è un esponente di un clan «storico» della malavita dei Quartieri Spagnoli: Antonio Di Biasi, 34 anni, un nome meno noto di quello del fratello negli archivi degli investigatori: quel Gianfranco Di Biasi, morto nel dicembre scorso in circostanze mai chiarite, nella camera di un albergo della zona della Stazione Centrale. Non ha avuto scampo quan- do i sicari lo hanno sorpreso mentre saliva a bordo della sua Fiat Uno. La via di fuga gh era infatti sbarrata da im muretto e dalle impalcature che ancora sorreggono i palazzi pericolanti dopo il terremoto deh"80. Almeno cinque colpi di una calibro nove gli sono stati esplosi contro. I due episodi, pur avvenuti a meno di cento metri di distanza l'uno dall'altro, non sono collegati tra di loro. L'agguato davanti al commissariato di polizia viene inquadrato dagli investigatori nella guerra in atto tra i clan del rione Sanità, che vedono schierati da un lato i Vastarella e i Tolomelh, e dall'altro i Misso e i Pirozzi. Più difficile da decifrare il secondo omicidio. I Di Biasi, conosciuti negli ambienti della mala con il soprannome di «Faiano», erano indicati tra gh esponenti della cosid- detta camorra «(perdente» e negli ultimi tempi sembravano collocati ai margini della delinquenza «che conta». Entrambi i delitti non rientrano nella faida che dall'inizio dell'anno ha fatto registrare una ventina di omicidi per il controllo delle attività illecite nei quartieri della periferia orientale. La nuova stagione di sangue che si è inaugurata ieri a Napoli riporta alla memoria, per la sfrontatezza dei sicari, quanto avvenne appena tre mesi fa. Era la sera del 16 febbraio quando fu teso l'agguato ai familiari di Vincenzo Mazzarella, che davanti al portone di Poggioreale stavano aspettando che il boss uscisse dal carcere. Tre persone rimasero sul terreno, tra le quali anche il settantacinquenne Francesco Mazzarella, patriarca della famiglia. Anche in quell'occasione la sfida allo Stato apparve inequivocabile. I killer agirono nonostante il penitenziario fosse protetto dalla vigilanza armata dell'esercito, chiamato a Napoli per alleviare polizia e carabinieri dal compito di presidiare i cosiddetti «obiettivi sensibili» e recuperare un maggio numero di uomini in grado di fare argine all'escalation della camorra. L'identica tracotanza dimostrata due anni fa quando in pieno giorno, davanti al commissariato i di polizia di Montecalvario, gli as¬ sassini attesero l'uscita del pregiudicato Raffaele Esposito, per trucidarlo sotto gli occhi dei passanti terrorizzati. Anche Esposito si era recato a firmare il registro dei sorvegliati speciali. Per i killer era quello il momento in cui la vittima predestinata appariva più vulnerabile. Ed entrarono in azione. Che la loro fosse una sfida alle istituzioni, se ne resero conto l'indomani leggendo i giornali. Enzo La Penna Ferito da una pallottola un americano di 83 anni che lavora alla base Nato La seconda vittima colpita nei Quartieri Spagnoli presidiati in gran forze Luigi Vastarella, fratello di Raffaele, boss di camorra, al momento dell'arresto, nel '91

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