Il nuovo potere Nomisma...tico
Il nuovo potere Nomisma...tico F IL PALAZZO =1 Il nuovo potere Nomisma...tico ER anni la sociologia politica si è egregiamente esercitata sulla nozione di «partito pigliatutto». Tutto, nel senso che pigliava voti e potere. Ora questo modello di partito esempio tipico la de non c'è più. Al suo posto s'intravede una creatura che, a prescindere dai voti, tende comunque a prendersi tutte le poltrone disponibili. «Si dice Nomisma, ma si legge nomina». La battuta (attribuita all'onorevole Gasparri, di an) non è un granché, ma rende la novità della situazione. L'ultima nomina che si dà per scontata sembrerebbe appunto quella del presidente del Comitato scientifico di Nomisma, Patrizio Bianchi, alla guida dell'Ili 2, la neonata «Sviluppo Italia», agenzia per il rilancio degli investimenti al Sud. Nomisma, che in greco vuol dire «moneta», è il centro studi bolognese fondato (pure) da Prodi nel 1981 e posseduto da oltre cento azionisti in Italia e all'estero. Ora, nonostante una denominazione così pecuniaria e l'eco classicheggiante (tipo Hyperion) possano attirare un congruo numero di fanatici della cospirazione, si tratta di un istituto che produce ricerche sull'economia reale. Il punto è che da un po' Nomisma produce anche nomenklatura. Per cui, oltre all'appena costituito Iri 2 del professor Bianchi, gente di Nomisma o in qualche modo passata per Nomisma (come Sabino Cassese) si trova già all'Iri 1 (il presidente Gros Pietro), in Finmeccanica (l'ex ministro Ciò), al ministero della Giustizia (Flick), all'Abi (Tancredi Bianchi), Bei (Ponzellini), Carimonte (Gnudi), Mediocredito (Imperatori) e Telecom (Gobbo). Senza dimenticare Palazzo Chigi, dove legato a Nomisma risulta l'intero staff prodiano, dal coordinatore Giulio Santagata a Paolo Onofri (politiche del welfare), da Angelo Tantazzi (trend economici) a Paolo De Castro (agricoltura). Discreta e generalmente di buon livello, la ragnatela del I nuovo potere nomismatico I non funziona come una mas¬ soneria. Né onestamente si può immaginarla come un «salotto» per donne di malaffare (Sgarbi in tv ha usato un termine più crudo). Del resto, l'istituto ha una storia già piuttosto intensa di polemiche, più o meno pretestuose, in ogni caso inevitabili da quando Prodi è al governo: sull'inutilità di certi studi sui somari somali; sulle commesse miliardarie delle Ferrovie (con tanto di perquisizione della GdF durata 12 ore); su alcune consulenze raccomandate dal fratello di Prodi a sindaci della provincia di Bologna; su implicazioni nel caso Philip Morris o nell'affare Lamiranda-CirioFisvi; su un nuovo socio napoletano risultato condannato per tangenti; su ricerche che in precedenza giustificavano le proteste degli allevatori; sulle nomine di ieri e di oggiNomine - questo il punto cruciale - che un tempo erano considerate patrimonio dej partiti. Mentre adesso sempre più portano il segno di centri studi tipo Nomisma, evolute scuole quadri tecnocratiche pronte a sostituire le vecchie forze politiche nella selezione e cooptazione della classe dirigente. E si capisce. Perché quanto più il vecchio partito di massa appare rigido, provinciale, generalista e vincolato da adesioni esclusive e ancora ideologiche, tanto più l'istituto dì Strada Maggiore 44 risulta elitario, leggero, internazionale, flessibile e basato su rapporti di pragmatico trasversalismo. Cosa c'entri la democrazia, nell'uno e nell'altro caso, resta una questioncina aperta che nessuna indagine - tantomeno di Nomisma - sembra al momento in grado di risolvere. Filippo Ceccarelli Bili |
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