«E' una riforma gattopardesca»

«E' una riforma gattopardesca» «E' una riforma gattopardesca» Segni: il potere rimane ai segretari dipartito IL LEADER OROMA NOREVOLE Segni, il suo giudizio già negativo sulla riforma in discussione alla Camera è peggiorato ancora? «Io sono sempre stato un presidenzialista e personalmente considero il semipresidenzialismo uno sbocco logico di tutta l'iniziativa referendaria. Credo che se non ci fosse stata la spinta dei referendum non si sarebbe parlato di presidenzialismo e il voto del'altro giorno sull'elezione diretta del capo dello Stato sarebbe stato un'utopia. Quindi io dovrei essere contento della riforma, ma non lo sono, perché è un'operazione gattopardesca: cambiare molto per lasciare tutto uguale. Sotto questo disegno si cela la restaurazione partitocratica». Restaurazione partitocratica... perché? «Quel presidenzialismo è una scatola vuota, e non solo per gli scarsi poteri attribuiti al capo dello Stato. Il problema, infatti, è la legge elettorale che dà il vero potere alla coalizione dei partiti che hanno vinto e non al presidente e nemmeno al premier. Con lo scellerato patto di casa Letta, infatti, i candidati vengono scelti dai segretari». Insomma, secondo lei, tutto il potere torna nelle mani dei segretari. «Già, entra in Costituzione un nuovo tavolo, non quello dei cavalieri di re Artù ma quello dei segretari di partito. Altro che Repubblica dei cittadini. I vertici fra segretari diventati famosi ai tempi del Caf vengono di fatto costituzionalizzati. Con l'aggravante che vi è un'elezione diretta di un presidente a cui non si attribuisce nessun vero potere. Que- sto apre la strada al pericolo di un conflitto tra i poteri ai vertici delle istituzioni. E contro questo disegno che cosa c'è? C'è la Lega che però ha un progetto distruttivo e che comunque non ce la può fare da sola. Il vero ostacolo per i restauratori della partitocrazia è il referendum, per questo motivo hanno accelerato i tempi del patto elettorale di casa Letta». Lei sospetta che dietro le riforme si possa celare uno scambio sulla giustizia? «Qui si trattano le cose priva- te in aule pubbliche, quelle pubbliche in aule private. E a volte tutte e due queste cose insieme vengono trattate in stanze segretissime. C'è un miscuglio di giustizia, televi¬ sioni, ambizioni personali. Che tristezza! Se questo è lo spirito costituente stiamo freschi». I dipietristi dicono che le firme per il referendum sono poche e la accusano di non aver fatto abbastanza. «Quando si prendono iniziative come questa ci sono sempre dei momenti di tensione. Non bisogna dimenticare che il referendum è una macchina lenta, all'inizio, ma questo è partito bene. Comunque è vero che bisogna dare un'accelerata: occorre che tutti noi ci rimbocchiamo le maniche». Quindi lei pensa di farcela? «Sono realista. La campagna per la raccolta delle firme senza apparati di partito alle spalle è durissima, ma noi abbiamo fatto una scommessa che dobbiamo vincere. Se non raccogliessimo le firme sarebbe un disastro e l'Italia tornerebbe indietro. Ma ce la fare- mo anche perché la gente si accorgerà che se non raccogliamo le firme tra poco torna Craxi. Però i ritmi attuali non bastano». Dal fronte della «politicapolitica» vi sono arrivati pochi aiuti. «11 Palazzo considera il movimento referendario una parentesi nella lunga storia della partitocrazia italiana. Siamo di fronte al congresso di Vienna dopo la ventata di libertà referendaria. L'accordo di casa Letta è tornato in auge ed è diventato la vera piattaforma politica della riforma costituzionale proprio per respingere il nemico numero uno della restaurazione partitocratica che è il referendum. Coloro che ci combattono sanno bene che se raccogliamo le firme necessarie nel dibattito sulle riforme entrerà con forza un altro soggetto, il popolo italiano, che pretenderà di decidere e a cui sarà molto difficile dire di no». Ma a D'Alema l'accordo di casa Letta non piace. «Verissimo: D'Alema queste cose le dice. Ma allora come spiega il fatto che sia Fini che Marini hanno annunciato che la trattativa sulle riforme riprende proprio dal patto di casa Letta? E come spiega che Mattarella sta traducendo in legge quell'accordo? Qui qualcuno bluffa. Se D'Alema è veramente contrario all'intesa di casa Letta, presenti una proposta di legge per l'abolizione del 25 per cento di proporzionale e appoggi il referendum. Se lui facesse una cosa del genere, ne saremmo felicissimi, ma ho tanta paura che alla fine lui preferisca fare il Mettermeli». Maria Teresa Meli fi d C'è un miscuglio di giustizia, tv, ambizioni personali p p ££// patto di casa Letta è diventato la vera piattaforma della riforma costituzionale per respingere il referendum nemico numero uno della restaurazione partitocratica 8|a| la gente si accorgerà che se non raccogliamo le fimie tornerà Craxi IJ 0J| Il leader dei referendari Mario Segni A destra Gianfranco Fini Segn Il leader dei referendari Mario Segni A destra Gianfranco Fini

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