Gli italiani
Gli italiani Gli italiani Volo charter Partiti in 29 GIAKARTA. Partono in pochi, gli italiani d'Indonesia: 29 persone hanno deciso di approfittare del volo «charter» organizzato dall'ambasciata con destinazione Kuala Lumpur dove sono atterrati ieri sera alle 23.10 (ora italiana). Sono fra gli ultimi esponenti di una pattuglia ristretta - 350 residenti in tutto - di cui si calcola che i tre quarti abbiamo già lasciato il Paese. Sono funzionari di grandi compagnie, ma più spesso tecnici che abbandonano l'arcipelago con stati d'animo diversi. «Io per esempio devo partire per proteggere la mia famiglia» - spiega Romano Fabris, funzionario della torinese «De Fonseca» che qui ha 8 fabbriche. Accanto a lui, la moglie indonesiana e due bambine. «Noi abitiamo in un "compound" dove le famiglie cinesi sono in maggioranza, e per tre giorni abbiamo assistito alle violenze chiusi in casa. Quando abbiamo deciso di partire ho condotto la mia famiglia all'aeroporto, ma non c'erano possibilità. Andremo a Bangkok e poi si vedrà». Col crollo delle Borse asiatiche anche un manager come Fabris si è accorto del dramma che si sta aprendo nella società indonesiana. «Operai pagati due dollari al giorno, una cifra discreta in Indonesia, di colpo scoprivano dimezzato il valore del salario. Non poteva continuare. Adesso però la crisi si farà anche più acuta: senza ordinativi molte fabbriche rischiano di chiudere..». Salvatore Pagano, 31 anni, napoletano era a Giakarta da nove. Lavora nell'edilizia: «Per due notti ho visto scene incredibili, perfino gente che bloccava mi treno e gli appiccava il fuòco. La mia famiglia mi ha chiamato da Napoli e mi ha convinto a rientrare. Non tornerò in Indonesia: qui l'economia è crollata». Di opinione diversa è un gruppo di tecnici di Sillabava. Lavorano in una centrale elettrica, dicono che partono solo perché altri funzionari americani sono già partiti. «Due, tre settimane e saremo ancora qui, ne sono certo», dice Gianfranco Chiabai, un tecnico che arriva da Cividale del Friuli. «Le violenze non mi hanno molto impressionato: sa, nell'86 lavoravo in Egitto e assistetti al tentativo di colpo di Stato contro Mubarak. Crudo che presto tutto si risolverà, ma solo dopo un ùitervento sanguinoso del governo. Vedrà, in Indonesia ci sarà una nuova Tienanmen, un bagno di sangue. Il potere è troppo forte e strutturato per passare la mano». «Ho visto case incendiate, negozi assaliti - dice il un altro connazionale che preterisce mantenere l'anonimato - e quello che era evidente è che la città era abbandonata completamente a se stessa». Alla domanda se abbia mai avuto paura per la sua incolumità risponde: «Non si può non avere paura della folla incontrollata». (g. z.]
Persone citate: Fabris, Fonseca, Gianfranco Chiabai, Mubarak, Romano Fabris, Salvatore Pagano
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