«Kohl, fai il miracolo» di Emanuele Novazio

«Kohl, fai il miracolo» La Cdu a congresso cerca una formula per ribaltare i sondaggi che la danno battuta al voto «Kohl, fai il miracolo» //partito sogna la rimonta sull'Spd BREMA DAL NOSTRO INVIATO La parola d'ordine è la metafora sportiva: «Il secondo tempo è cominciato», scandivano ieri sera molti fra i 1000 delegati del Congresso straordinario Cdu, dal quale un partito in drammatica crisi di consensi cerca oggi e domani un difficilissimo rilancio, a 4 mesi e mezzo dalle elezioni nazionali. E' la metafora sportiva, per l'appunto, a riassumere lo stato d'animo con il quale il Cancelliere Kohl è arrivato a Brema direttamente dal Summit del G8: la usava ieri nella variante aeronautica Wolfgang Schaeuble, capogruppo al Bundestag e delfino di Helmut Kohl («Partiamo controvento, ma è una vecchia esperienza del volo a vela»). L'aveva usata alla vigilia lo stesso Kohl («La partita finisce soltanto quando l'arbitro fischia la fine»): anticipato di poco dall'astro nascente del partito, il ministro dei Trasporti Matthias Wissmann («Negli ultimi tempi abbiamo fatto troppi autogol, nella seconda metà della partita dobbiamo impostare il gioco combattendo»). Le ultime speranze di andare a rete, la Cdu le ripone proprio nel Congresso che dovrebbe «suonare l'avvio della riscossa», come chiede il ministro del Lavoro Norbert Bluemm, eloquentemente critico con le strategie troppo prudenti del governo. Da Kohl, un partito non ancora rassegnato alla sconfitta ma abbastanza realista per considerla probabile, si aspetta a Brema qualcosa di molto simile a un miracolo. «Un coniglio dal cilindro», azzardava ieri sera un delegato pensando a improbabili, spettacolari annunci capaci di invertire la tendenza (l'ultimo sondaggio, sabato, dava una coalizione rosso-verde al 51%): l'annuncio, magari, di una staffetta a partire dal Duemila, i primi due anni di cancellierato a Kohl gli ultimi due a Schaeuble. Qualcosa di «molto simile al miracolo», si avverte, era riuscito al Cancelliere quattro anni fa al Congresso di Amburgo: anche allora la Cdu era in caduta libera nei sondaggi d'opinione, e la riscossa che cinque mesi dopo capovolse il verdetto elettorale s'iniziò proprio con un suo memorabile discorso ai delegati. Allora, tuttavia, le condizioni generali erano diverse, nel Paese e negli schieramenti dei partiti: alla Spd mancava un candidato come Schroeder, innovativo soprattutto nell'immagine, capace di catalizzare i desideri al cambiamento che nel frattempo si sono moltiplicati, fra i te- deschi. Allora, le condizioni ecomomiche migliorarono sensibilmente proprio nel «secondo tempo» della campagna elettorale: non c'erano, soprattutto, quasi 5 milioni di disoccupati. Molto più di quattro anni fa, infine, il Cancelliere appare logorato da un potere troppo a lungo esercitato, 16 anni che diventerebbero 20 in caso di vittoria: mai come negli ultimi tempi Kohl è sembrato incerto nella guida del Paese, incapace spesso di reazioni tempestive. Il «miracolo», naturalmente, potrebbe avvenire. Cinque mesi sono un periodo relativamente lungo, per coagulare intorno alla Cdu quel 25-30% di indecisi che il 27 settembre saranno decisivi. Ma per avviare una riscossa capace di guadagnarne il consenso e i voti, l'occasione del Congresso è l'ultima a disposizione di un Cancelliere più che mai scisso fra il ruolo prestigioso di statista e quello, più fragile, di capo di partito e di governo. Se la situazione è senza precedenti, la Cdu intravede tuttavia due motivi di speranza: una prima, anche se debole, inversione di tendenza nel mercato del lavoro. E la crisi aperta nell'Spd dalla vittoria alle regionali in Sassonia-Anhalt, due settimane fa. Paradossalmente soltanto in apparenza, proprio quella vittoria rappresenta la prima seria difficoltà per le strategie di Schroeder: l'uscita dei Verdi dal parlamento regionale e l'impossibi¬ lità di trovare un accordo con la Cdu per una grande coalizione, ha sospinto il presidente regionale Hoeppner - contro il parere del candidato Cancelliere - ad accettare l'appoggio esterno degli ex comunisti, la Pds. Consentendo a Kohl di denunciare «il pericolo rosso in agguato anche a Bonn», e alla Cdu di recuperare due linee strategiche importanti per controbattere lo «sfondamento al centro» del rivale: la polarizzazione della campagna elettorale intorno all'alternativa fra «centro democratico» (Cdu) e «sinistra comunista» (Spd, Verdi, Pds); e la sua personalizzazione intorno a un Cancelliere rafforzato nel ruolo di «garante della continuità e dell'integrazione europea». Se questi sono i «nodi di Brema» che il Congresso dovrà sciogliere, la scelta della città ha per lo meno un valore scaramantico, di auspicio: nel 1989 l'allora presidente del Baden-Wuerttemberg Lothar Spaeth e il segretario generale della Cdu, Heiner Geisller, vi misero in discussione la leadership di Kohl. Il Cancelliere ebbe la meglio, Geisller fu costretto a cedere il posto a Volker Ruehe: da allora Brema è, per Kohl, simbolo di riscossa e di vittoria. Almeno in casa propria. Emanuele Novazio Il Cancelliere suona la riscossa «La partita è appena iniziata» In alto, si danno gli ultimi ritocchi alla sala dove, a Brema, si aprirà il congresso della Cdu. A destra, il Cancelliere Helmut Kohl, leader del partito cristiano-democratico

Luoghi citati: Amburgo, Baden-wuerttemberg, Bonn