L'Asia toglie il sorriso ai Grandi di Fabio Galvano

L'Asia toglie il sorriso ai Grandi Nel documento finale impegni su occupazione, sviluppo e lotta alla grande criminalità L'Asia toglie il sorriso ai Grandi // vertice si chiude tra timori e buone intenzioni BIRMINGHAM DAL NOSTRO INVIATO Scippato dal clamore dell'atomica indiana e dalle fiamme indonesiane, l'annuale vertice del G8 - il gruppo delle otto più potenti democrazie industriali - si è chiuso ieri a Birmingham con un documento che si propone di ristabilire la fiducia erosa dai più recenti avvenimenti asiatici; ma che, tornato l'appuntamento alla formula informale dei primi anni ritenuta più utile di un affollato confronto di delegazioni al completo, compie anche un primo decisivo passo per rilassare la morsa del debito nei Paesi più poveri dell'Africa. C'è anche l'ipotesi, ventilata dal presidente francese Chirac «a titolo personale, non a nome della Francia e tantomeno del G8», che dopo l'allargamento alla Russia possa ora venire anche il turno della Cina, lodata nel comunicato finale per il suo atteggiamento responsabile nella crisi finanziaria dell'Asia. «Se non avesse deciso di conservare la parità della sua moneta e di accettare notevoli restrizioni sociali ed economiche - ha detto il Presidente francese - la crisi sarebbe stata catastrofica in tutto il mondo». Anziché di scenari tempestosi gli Otto Grandi, nel clima di festa fra amici creato dalla nuova informalità e sottolineato dal sole estivo di Birmingham, hanno potuto parlare - come precisa il comunicato - di crescita economica sostenibile, sviluppo mondiale, riduzione della povertà, rilancio delle economie asiatiche, liberalizzazioni commerciali, costruzione di una crescita duratura con la creazione di nuovi posti di lavoro, lotta alla droga e alla criminalità internazionale. «Un incontro molto cordiale e fruttuoso», lo ha definito il presidente del Consiglio Romano Prodi; e se Tony Blair ha inevitabilmente posto l'accento sul bubbone indiano, accusando Delhi di avere «gravemente danneggiato» la sicurezza mondiale, è stato unanime lo show di soddisfazione. Insomma il sorriso di Clinton e di Blair - d'immagine, ma sovente anche di sostanza - è contagioso. Persino il cancelliere Kohl, che ha messo le mani avanti sul debito africano dicendo e «la Germania fa già molto», è L.. rso dimenticare l'ombra di Schroeder. E Eltsin rimbalzato ieri sulla scena dopo avere rinunciato sabato sera al concerto in onore degli Otto - ha mimato un incontro di pugilato con l'impacciato Kohl e ha calorosamente abbracciato Blair canticchiando una canzone popolare russa: in piena forma anche per il successivo vertice con Clinton, ar rivato all'ultima riunione di lavoro con 17 minuti di ritardo («Sono ve nuto a piedi», si è giustificato con un Blair già spazientito). Proprio l'informalità che Prodi ha difeso a spada tratta («ha dato frutti molto interessanti»), prendendosela anche con un giornali sta che aveva parlato di troppo fol klore e poca sostanza («che dove vamo fare? Metterci il velo? Si pensa che solo perché avevamo il maglione invece della giacca non eravamo consapevoli dei proble mi?»), ma che può essere andata stretta a Kohl e al formalissimo Hashimoto. L'informalità che ha trasformato il sussiego delle gran di occasioni (fatto salvo l'inevitabile cordone di sicurezza) in un teatrino quotidiano: la signora Prodi scambiata ieri per Hillary Clinton assente all'ultimo impegno delle «first ladies»; la «gara della birra» organizzata da un pub e che attraverso le consumazioni degli avventori ha registrato la vittoria del «Cool Britannia Bitter» di Blair, mentre Eltsin ha superato Clinton e Prodi è finito penultimo con la sua «Prize Ale». In questa cornice i temi più gra vi del nostro mondo. Oltre alla cri si asiatica (no a una replica prote zionista, se si vuole un ritorno alla stabilità) e al debito africano (riduzione ma non eliminazione di tutti i debiti, come avrebbe forse voluto Blair in sintonia con 50 mila dimo stranti, ma anche «una reale ed ef fettiva partnership» con aiuti mirati al Continente più povero), si è toccata una raffica di problemi: energetici, climatici, occupazionab. Gli Otto hanno discusso di lotta alla droga e alla criminalità (con la confisca dei beni dei criminali e soprattutto il controllo dei flussi di denaro fra i vari Paesi), persino della «peste» informatica del 2000 che colpirà milioni di computer. Ma alla fine riecco l'India, che li ha costretti a riprendere nel comunicato i fili della non proliferazione. Molti punti restano aperti: abbastanza normale per un'istituzione che non deve prendere decisioni operative e vincolanti ma soltanto essere un foro di discussione. Di qui alcune perplessità, fugate da Prodi: «Smentisco assolutamente tutte le impressioni di divisioni o di non risposte». E come vertice «riuscito», anche Birmingham è stato archiviato; mentre Blair e Clinton, nella residenza di campagna del premier, affrontavano prima dell'odierno vertice Ue-Usa il delicato tema della «terza via», quella dell'Ulivo intemazionale. Fabio Galvano Un primo passo per allentare la morsa del debito africano Ma la cancellazione totale è esclusa CViiffin rxcA fti r\tm V^niraC nei vjnippO r\ìa n-nnl* 1 f" VUUlC anCne la Vallici Il presidente del Consiglio contro l'accusa di folklore «Che dovevamo fare? Metterci il velo?» Clinton in ritardo di 17 minuti, Blair s'arrabbia I due discutono di «terza via mondiale» Intorno al tavolo ieri a Birmingham: Santer, alla sua destra Blair e proseguendo Eltsin, Clinton, Chirac, Kohl, Chretien, Hashimoto e Prodi. Nella foto a destra, Romano Prodi all'arrivo ieri alla sessione del G8 [foto apj