L'Azienda-Italia in marcia verso l'Albania di Roberto Ippolito

L'Azienda-Italia in marcia verso l'Albania AFFARI E COOPERATONE Tirana presa d'assalto per la prima Fiera del Levante. Già organizzati tre charter. Ci sarà anche Prodi L'Azienda-Italia in marcia verso l'Albania // lavoro costa meno. Trecento aziende sono pronte a investire TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Come una località turistica alla moda. Come tante altre capitali europee. Tirana è presa d'assalto dagli italiani. All'improvviso e contro qualsiasi previsione tutti ci vogliono andare. E le poche camere d'albergo di qualità almeno media, circa trecento, sono insufficienti rispetto aie mille richieste in questi giorni. Ma che sta succedendo? Com'è possibile passare dall'esodo dei profughi albanesi che continuano ad attraversare l'Adriatico in gommone all'esodo inverso degli italiani? Semplice: il 27 maggio sarà inauguarata la prima Fiera del Levante in Albania. La tradizionale manifestazione va infatti in trasferta e concede un bis a Tirana. Trecento imprese si sono già assicurate uno stand: «E molte altre si sono svegliate all'ultimo momento; l'Olivetti mi ha chiesto di farle posto, ma io non so come trovarle uno spazio» racconta l'industriale della pasta Francesco Divella, presidente della Fiera del Levante. L'organizzazione della manifestazione è scattata, in gran fretta, solo all'inizio di marzo, quando si è valutato che c'è minore tensione e c'è abbastanza tranquillità, dopo le violenze dell'anno scorso. «Siamo stati spinti - spiega Divella - anche dall'entusiasmo del presidente del consiglio Romano Prodi e del ministro degli Esteri Lamberto Dini che ci hanno detto: "Dobbiamo assolutamente farcela"». E così l'Albania è diventata terra di conquista (pacifica, ovviamente). «Abbiamo già organizzato tre charter» fa sapere Gianni Tursi, segretario generale della Fiera. E un altro volo speciale è stato allestito direttamente dagli industriali veneti, incuriositi. «Ma, attenzione, questa iniziativa non ha solo carattere economico, ha un valore politico; rafforza l'idea che in Albania dopo la dura crisi e dieci mesi di nuovo governo c'è finalmente stabilità e maggiore sicurezza» osserva Dir Meta, ministro per l'Integrazione europea. Sostegno politico e impegno per il rilancio economico dell'Albania procedono quindi insieme, come è convinzione di Prodi che inaugurerà personalmente la Fiera insieme al primo ministro Fatos Nano. La rassegna diventa perciò l'occasione per rifare l'immagine di un Paese che tenta di dimenticare i giorni neri. Tanto che, attirati dalla prossima apertura della manifestazione, alcuni imprenditori contattano l'ambasciata italiana e la sede dell'Istituto per il commercio estero in Albania per avere suggerimenti per eventuali affari. E' il caso di Rodolfo Polito, titolare a Seregno (in provincia di Milano) dell'Abaco, un'azienda di abbigliamento, arrivato a Tirana solo con le poche informazioni date da qualche conoscente: «In Italia spiega - sopravvivere è difficile per i cesti altissimi, mentre so che qui il lavoro è molto meno caro e la qua¬ lità non mi sembra male. Vorrei installare uno stabilimento con una quarantina di dipendenti». Ma, a parte il miraggio dei bassi stipendi, perché tante imprese hanno deciso di partecipare alla Fiera? «Scommettono - risponde Divella sul fatto che prima o poi la rinascita ci sarà e l'Albania non è solo un mercato nuovo in sé, ma è soprattutto la base per operare nel Sud Est europeo, nell'area dei Balcani: è un ponte tra l'Italia e questa parte del continente». Una funzione che non dispiace affatto allo stesso governo di Tirana: «Siamo consapevoli che l'Albania è un mercato regionale, ma è anche la porta dell'area balcanica; e quando la regione vivrà giorni più calmi gli investitori arrivati in Albania potranno estendere l'attività alla Macedonia, al Montenegro, alla Serbia o alla Bulgaria». Ovviamente una Fiera ...non fa primavera. «Non posso non nascondere che ci sono ancora difficoltà per la sicurezza, problemi burocratici e inefficienze, ma devo essere leggermente ottimista» afferma Ciro Nanni, direttore della sede dell'Ice. Molto più fiducioso è Divella: «Possiamo davvero aiutare l'Albania a crescere favorendo le imprese del Mezzogiorno che per cinquant'anni sono state prive di mercati vicino casa per la divisione dell'Europa in due blocchi». E Meta promette: «Rispetteremo gli impegni presi con l'Fmi per contenere il deficit pubblico, ridurre l'inflazione e realizzare le privatizzazioni». Roberto Ippolito L'Industriale Francesco Divella