«Palermo, la mia lotta quotidiana»

«Palermo, la mia lotta quotidiana» Elvira Sellerie*: mi manca Sciascia, ma seguo i suoi insegnamenti «Palermo, la mia lotta quotidiana» «E' straordinaria, ma lavorarci è quasi impossibile» E LVIRA Sellerio quando è a Roma abita in un piccolo appartamento di due stanze dalle parti di piazza Navona. Mi riceve con un sorriso caldo, è vestita in modo semplice, si scusa immediatamente perché non le hanno ancora portato del vino bianco fresco da offrirmi. Lei viene spesso a Roma? «E' la mia città di elezione. La piccolissima casa in cui siamo è la mia vera casa. La considero il mio rifugio al di fuori della famiglia. Forse la amo tanto proprio perché è di passaggio, anche se, quando manco più di due mesi, soffro». Rimpiange gli anni in cui era nel consiglio di amministrazione della Rai? «No. Anzi, sono convinta di aver fatto quello che potevo. Lo ricordo come si ricordano gli amori finiti». La vita professionale l'ha riportata a Palermo, nella sua Casa editrice. «Sì. Il mio mestiere è fare l'editore. Il fatto di aver dedicato un anno alla Rai mi è costato moltissimo in termini di lavoro. La nostra è una struttura molto piccola». Come è stato tornare a Palermo? «Non ero mai andata via. I siciliani non se ne vanno mai anche se si allontanano fisicamente». Come vive a Palermo? «Palermo è la mia vita. La considero straordinaria. Non voglio fare un piagnisteo, non mi piace, ma si vivono oggi molte difficoltà. Fare l'imprenditore in Sicilia è quasi impossibile, irreale, una cosa da fantascienza». Lei passa da un successo all'altro. Sciascia, Tabucchi, oggi Camilleri. Come fa? «Sono brava. La mia bravura di editore, e lo dico senza modestia, non è niente rispetto alla mia bravura come amministratrice. Mi sveglio ogni mattina chiedendomi: ce la farò oggi? Credo che siano due cose legate, riuscire a fare l'editore vero e superare le difficoltà finanziarie». Andrea Camilleri però oggi è un grande successo, anche di vendite? «Sì, certo, e questo è bellissimo. Dico sempre che sono fortunata. Questo successo mi aiuta enormemente». Tra i suoi autori c'è Gesualdo Bufalino. Anche lui ebbe un enorme successo. «Quando Bufalino ha vinto il Campiello, mi chiedevano: qual è il motivo del successo? Il motivo era che i suoi libri andavano bene in quel momento». E Tabucchi? E' tornato nella sua Casa editrice con un nuovo libro, «La gastrite di Platone», come mai? «Tabucchi non se ne è mai andato. Periodicamente ha scritto libri pensando a me. Certo mi è molto dispiaciuto quando è andato da Feltrinelli. Ma io avevo cominciato con Sciascia che pubblicava alternativamente con Einaudi e con noi». Le manca la presenza di Sciascia a Palermo? «Certo, manca moltissimo, ma siccome la sua è una presenza acquisita nel senso che tutte le cose che mi ha insegnato le attuo, mi domando spesso mentre lavoro: è una cosa che piacerebbe o dispiacerebbe a Leonardo?». Perché è difficile vivere a Palermo? «Forse è difficile vivere dappertutto. Ma una cosa che posso dire di Palermo è che si guarda un po' tutto con sospetto e soprattutto chi ha successo. Io ho moltissimi nemici a Palermo. Però si dice: "Molti nemici molto onore"». La mafia è un suo nemico? «La mafia si ingigantisce fuori da Palermo. Non si può però stare a parlarne tutta la vita. Non mi piace parlare di mafia». C'è una nuova cultura in Sicilia? «C'è un fermento culturale che è il presupposto di una nuova cultura, ma non bisogna accontentarsi di slogan e definizioni facui. Quando si parla di Europa, il ruolo della Sicilia può diventare Terzo mondo o centro di qualcosa di nuovo che si costruirà. Mi auguro che la Sicilia vada verso quel senso». La sua vita com'è? «E' meravigliosa (ride di gusto). Sono molto contenta della mia vita. Non ci metto mente o forse la capacità di prendere la parte migliore dei fatti di ogni giorno». Ha un buon carattere? «Non credo. Cerco di proteggermi. Ogni uomo può soffrire fino a un certo punto, amare fino a un certo punto. Io cerco di non soffrire troppo». Come ha educato i suoi figli? «Una cosa che ho fatto per i miei fi- gli è che ho sempre avuto la coscienza che fossero altre persone, così ho potuto dare loro l'esempio». Lavorano con lei? «Antonio si sta laureando alla Bocconi e ha fatto una tesi sulla Casa editrice. Lavora già con me in Casa editrice. Olivia è diversa; ha degli interessi molteplici e non ama che io parli di lei. Ha ragione». Come passa le sue domeniche? «Durante la settimana penso a quello che farò la domenica. Scriverò lettere che non ho potuto scrivere, forse farò una gita, poi capita tutt'altro, e cambio programma». Lei è una donna vanitosa? «Sì, lo sono in marnerà retrospettiva. Mi ricordo che ero vanitosa. Non mi penso come vecchia e brutta. Quando non incontro uno specchio penso a me com'ero prima». Lei si occupa di politica? «Il mio lavoro è un lavoro politico, io non mi occupo di politica nel senso governativo della parola, ma ogni libro che pubblico in un certo senso è un fatto politico». Ogni tanto viaggia? «Poco. Non mi piace viaggiare. Ho moltissima paura dell'aereo che devo prendere sempre e non mi piace stare in albergo, non mi piace la precarietà. Anche se mi fermo una sola notte, ho bisogno di svuotare le mie valigie e di mettere tutto in ordine nell'armadio. Ci sono alcuni posti dove prima di morire vorrei andare. Avrei voluto andare a Mosca, vorrei andare a San Pietroburgo, che mi dicono sia meravigliosa. Non amo le cose veloci, per esempio vorrei andare in Irlanda e starci almeno due mesi. Mi piace molto, quando posso, andare nei mercatini, a Roma, a Milano, a Palermo». Le piacciono molto gii oggetti? «Mi piacciono moltissimo per le loro storie. Così come amo i libri vecchi. Mi affascina avere in mano mi libro letto da un altro, che mi è misterioso ma affine perché ha scelto lo stesso libro prima di me. Lo stesso vale per gli oggetti. Il mio sogno sarebbe descrivere una persona attraverso i suoi oggetti». Lei legge molto? «Sì, ma mi stanco un poco. Leggo di sera e sono generalmente molto affaticata, a volte lascio la lettura per guardare un po' di televisione. Forse i libri più belli fanno parte della gioventù». E lei li rilegge? «Sì, qualche volta mi è capitato di rileggere, per esempio "I promessi sposi", e poi Tolstoj e Stendhal». Lei come si definirebbe? «Un po' come l'Araba fenice. Certe volte scompaio per lunghi periodi, anche da me stessa, mi dimentico di esserci e poi improvvisamente rinasco, prima per me stessa e poi per gli altri». Alain Elkann Il successo come editore? Sono brava e fortunata, lo dimostra il caso Camilleri p sento come l'Araba fenice, a volte scompaio a lungo e poi rinasco ■■ Cronache ciascia, ma seguo i «Penso al periodo in Rai come a un amore finito» suoi insegnamenti «Sono vanitosa }enso a me com'ero anni fa» «Sono vanitosa }enso a me com'ero anni fa» «Penso al periodo in Rai come a un amore finito» Lo scrittore Andrea Camilleri In alto l'editrice Elvira Sellerio