«Killer dopo un trauma»

«Killer dopo un trauma» Però non svela la causa della catena di omicidi. Il procuratore di Savona: forse una malattia «Killer dopo un trauma» Bilancia: ma ho sempre agito da solo GENOVA DAL NOSTRO INVIATO «Questa catena di delitti è stata scatenata da un forte trauma da me subito tempo fa». Ma questa spiegazione, che il killer reo confesso Donato Bilancia ha subito premesso prima dei due interrogatori finora sostenuti, non chiarisce del tutto il vero motivo della sua «catena di delitti». E, anzi, al momento nessuno può escludere che abbia ucciso altre volte in passato, omicidi mai scoperti, o semplicemente catalogati come incidenti. Perché no? In fondo Bilancia - al primo posto nella classifica dei serial kiler italiani - ha appena confessato un omicidio di cui nessuno sapeva niente, essendo stato a suo tempo archiviato come incidente. Colpa di un'autopsia affrettata, che catalogò quella morte come infarto. Bilancia ha invece proprio raccontato di aver soffocato Giorgio Centenaro il 16 ottobre 1997, primo delitto della serie ufficiale, cioè quelli da lui confessati. Ma se confessa - e anche in modo piuttosto soddisfacente per quanto riguarda la procura di Genova, visto che ha fornito anche alcuni disegni per meglio spiegare come andarono le cose - nessuno tra gli inquirenti vuole spiegare il motivo scatenante della sua voglia di uccidere. «Un trauma grave», lo ha definito lui, e chi ha scavato nel suo passato per capire qualcosa di questo personaggio non ha trovato nient'altro che il suicidio del fratello assieme al figlioletto, ma troppo lontano nel tempo - 1987 per essere verosimile. E allora? Quale può essere il trauma «avvenuto in me poco pri • ma del delitto Centenaro»? A Genova nessuno fornisce spiegazioni. Ma il procuratore di Savona, Vincenzo Scolastico, ipotizza una qualche malattia, che però non è quella, psichica, alla quale si aggrappa Bilancia per avvalorare la tesi di una sua infermità mentale. «A quanto si è saputo Bilancia con le prostitute voleva rapporti non protetti - dice il procuratore -. E' però prematuro dire che sia malato. Bisogna vedere i risultati dell'esame del sangue fatto in carcere». Sano o malato che sia, Bilancia collabora, eccome. Al punto di tracciare alcuni schizzi, disegni definiti «piuttosto grossolani» dal sostituto procuratore di Genova Enrico Zucca, ma utili a Bilancia per farsi capire. In particolare, il disegnino dei suoi spostamenti nella zona del Casinò di Sanremo, una specie di mappa come la potrebbe disegnare un bambino. Una piena collaborazione, insomma. Non nel senso di essere disponibile a coinvolgere nelle sue imprese eventuali complici. Perché se c'è una cosa che il suo legale, Enrico Franchini, tiene a sottolineare di continuo, è che «il mio cliente ribadisce di aver agito da solo, sempre». Non è cioè un «pentito», nel senso del classico mafioso collaboratore di giustizia, anche se qualcosa di quegli ambienti e di eventuali complici potrebbe raccontare. Perché altrimenti non si spiegherebbe quell'immediata richiesta di perizia psichiatrica avanzata dal suo avvocato, quelle sue ripetute richieste di essere curato, e quelle frasi pronunciate fin dall'arresto, «non sapevo cosa stavo facendo, non mi rendevo conto», che da sole basterebbero a cancellare ogni sospetto di serio pentitismo, inteso alla moda mafiosa. In attesa del prossimo interrogatorio - mercoledì Bilancia verrà trasferito nel Savonese in un luogo che il dottor Scolastico assicura assolutamente inaccessibile ai curiosi - i magistrati interessati al serial killer ligure si sono incontrati a Genova, nell'ufficio «super partes» del procuratore generale Guido Zavanone. Qui è stato fatto un primo punto della situazione 17 omicidi confessati - alla presenza del procuratore di Genova Meloni e dell'aggiunto Lalla, del pm Zucca - unico per ora ad aver raccolto le confessioni di Bilancia -, del pm di Alessandria Andrea Canciani (attualmente competente per il doppio delitto di Novi Ligure), del procuratore di Sanremo Gagliano e di tutti i magistrati di Savona, il capo Scolastico e i sostituti Greco e Landolfi. Tutti hanno ricevuto la parte di verbale riassuntivo relativo ai rispettivi casi (con i relativi omissis sul resto), ed hanno fatto grandi dichiarazioni di assoluta disponibilità a collaborare con i colleghi. Ma al di là delle frasi ufficiali, è evidente il disappunto di chi forse sperava di attrarre a sé l'intero caso Bilancia, e non solo uno dei tronconi d'inchiesta. Nessuno sembra al momento deciso a sollevare una questione di competenze, e su tutta questa vicenda potrebbe comunque intervenire la procura distrettuale antimafia, che cancellerebbe d'imperio eventuali guerricciole tra procure confinanti. Ma su una storia come questa, «è inutile bisticciare. Con uno come Bilancia c'è lavoro per tutti». Brunella Giovara Per spiegare i delitti ha fatto alcuni schizzi Ma quella del complice resta un'ipotesi Donato Bilancia