Quindici, sfila la rabbia degli sfollali

Quindici, sfila la rabbia degli sfollali In corteo fino al municipio, poi cori contro Barberi: «Non possiamo fuggire tutta la vita» Quindici, sfila la rabbia degli sfollali Sarà l'esercito a smaltire il fango per evitare infiltrazioni camorristiche nell'operazione NAPOLI. La stanchezza e la sfiducia si sono trasformate ieri in protesta. A Quindici la popolazione ha atteso in strada, con cartelli e striscioni, che il sottosegretario Franco Barberi ed i responsabili della Protezione Civile lasciassero la sede del centro operativo dove si è tenuta una riunione. «Vogliamo vivere e non sopravvivere», hanno scritto. E ancora: «Cinque maggio, frana della montagna. Sedici maggio, frana dello Stato». Dopo l'esodo di venerdì, la gente non ha alcuna intenzione di fare i conti quotidianamente con le incertezze, chiede interventi risolutivi. «Quindici verrà messa in condizioni di rinascere», ha assicurato Barberi. Ma sulla montagna di Pizzo D'Alvano si nasconde ancora l'insidia di nuove frane. Il capo del dipartimento della Protezione Civile, Andrea Todisco, ha anticipato alcuni risultati dello studio sul «rischio residuo» al quale sta lavorando il pool di geologi e di ingegneri coordinati dall'università di Salerno. La valanga di fango che ha colpito Sarno, Quindici, Siano e Bracigliano, non rappresenta che «il 40, 50 per cento del materiale che poteva venire giù». E quindi, il pericolo che il fenomeno si ripeta, che altre migliaia di metri cubi di terra possano precipitare a valle, è alto. E per lo smaltimento del materiale che ha già coperto i paesi, seminando lutti e terrore, si apre un problema di non secondaria importanza. Il numero delle cave e delle discariche utilizzabili è insufficiente, e già si pone una nuova emergenza, tanto che ieri la prefettura è stata costretta a requisire alcune aree in cui stoccare i detriti. Le voci su possibili interessi della camorra - uno dei suoli alla periferia di Sarno pare appartenga a parenti del pentito Pasquale Galasso - sono state messe a tacere da Barberi con l'annuncio che sarà il genio militare a gestire le discariche di fango. L'esercito farà la guardia alle aree di smaltimento e nessuno, giura il sottosegretario, ci guadagnerà. Quanto al pericolo di infiltrazioni nei lavori, Barberi sottolinea che è necessaria «la massima trasparenza negli appalti», ma rileva che «non basta l'odore di mafia», visto che ci si basa su certificati rilasciati dalle prefetture. Il sottosegretario, però, nutre un altro timore: che si possa ripetere quanto avvenuto per la ricostruzione del dopo terremoto. «Non ripeteremo - ha detto - quegli errori e soprattutto non allargheremo l'area del danno, che sarà limitata ai Comuni interessati dal disastro». Anche sul fronte dell'inchiesta, sembra che la magistratura sia interessata al rischio camorra. Ieri mattina il pm Amedeo Sessa ha disposto l'acquisizione in municipio, oltre che degli atti relativi agli strumenti urbanistici, anche dell'elenco di tutte le ditte che hanno lavorato per la rimozione del fango. Ci sono intanto azioni per le quali è difficile trovare aggettivi. Mentre si cercavano i morti e si tentava di aiutare i vivi, qualcuno ha rubato la bemia di un escavatore dei vigili del fuoco. Il furto è avvenuto tra il 12 e il 13 maggio lungo la strada che collega Sarno a Palma e ieri i pompieri hanno rivolto un appello alla popolazione: quel pezzo, identificabile per il colore rosso e il simbolo dei vigili, è indispensabile. Mariella Cirillo L'allarme dei geologi: «Sui paesi l'incubo di una frana grande quanto l'ultima» Il sottosegretario: il certificato antimafia farà fede per le imprese A Sarno e a Quindici è ancora emergenza a dieci giorni dall'alluvione

Luoghi citati: Napoli, Pizzo, Salerno, Sarno