«Berlusconi non pensa più alla politica» di Augusto Minzolini

«Berlusconi non pensa più alla politica» Il leader dei ds in Sicilia: «La crisi? Il governo Prodi sarà il più lungo del dopoguerra» «Berlusconi non pensa più alla politica» D'Alema: vede solo la giustizia PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Un po' D'Alema si trattiene, un po' no. Ogni tanto la presunzione, che non gli manca, o il gusto per il sarcasmo gli fanno correre qualche rischio. In altre occasioni, invece, riesce ad imporsi quel low profile che gli consiglia il momento. La sua condizione è quella di chi cammina su un crinale, procede ma da un momento all'altro potrebbe cadere. Le due "B" della politica continuano a fare le bizze: Bertinotti promette un'estate calda, Berlusconi sulle riforme gli dà del bugiardo. Ma non basta. Mancine, seconda carica dello Stato, dichiara che il semi-presidenzialismo della Bicamerale non sta in piedi. Eppoi c'è Prodi che è un alleato, ma che nella maggioranza è anche un concorrente con quella sua idea di trasformare la coalizione in un partito dell'Ulivo, magari accarezzando l'ipotesi del partito dei sindaci e spingendo Rutelli &• C a candidarsi alle europee. E chi è sul crinale che può fare? Deve stare attento e ogni tanto sparare qualche bordata per richiamare tutti alla realtà. Così il segretario dei ds nei comizi siciliani - Siracusa e Palermo - prevede che il governo Prodi «sarà il più lungo del dopoguerra». Ma, nel contempo, fa capire che questa storia dei sindaci che vanno in Europa non gli va a genio. «Ritengo - osserva - che il prossimo Europarlamento sarà importante e richiederà grande impegno. Ho visto che Occhetto ha risposto a chi lo criticava per le sue assenze a Strasburgo che queste dipendevano dai suoi impegni di parlamentare. Se ne ricava che questo cumulo di impegni non è conveniente e se lo dice uno che ha esperienza, è motivo di riflessione». Non c'è bisogno di Ruteni in Eu- ropa come non c'è bisogno, per D'Alema, di una crisi di governo. «Sarebbe una cosa assurda - dice rivolto a Bertinotti - adesso che dopo i sacrifici c'è una ripresa, sarebbe occasione sprecata». Ma se fin qui il copione di D'Alema in Sicilia è obbligato, le cose si complicano quando si è costretti a parlare di riforme. Su questi argomenti l'uomo che cammina sul crinale rischia. 11 problema non è rispondere a Mancino che critica il sistema «bicefalo». Il presidente della Bicamerale si limita a dire che quelle del presidente del Senato sono «preoccupazioni ec¬ cessive»: «E' prematuro formulare un giudizio del genere quando manca la legge elettorale». Senza contare - e D'Alema lo osserva in privato che in Itaha non si può fare un semi-presidenzialismo più compiuto perché c'è gente come Mancino che non lo vuole. Più delicato è, invece, parlare di riforme in un comizio rivolgendosi all'opposizione. Lì ci vuole poco a combinare un guaio. Basta dire che Berlusconi «non pensa alla politica ma ha solo l'ossessione della giustizia». Oppure che «Fini per quanti sforzi faccia non si muove nell'ottica europea». In un'ora si mette in moto un meccanismo di accuse e i contro-accuse. E visto che si tratta di contraddizioni del «doppio-incarico» (segretario di partito-presidente della Bicamerale), l'uomo che cammina sul crinale deve fare le sue battute ma anche preoccuparsi di correre ai ripari. Così a Palermo D'Alema prima non ha risparmiato ironie sull'ipo¬ tesi di un incontro con Berlusconi: «Vuole incontrarmi? Me lo chieda. Vuole un segnale? Che tipo di segnale? Luminoso...». Poi, però, si è affrettato a spiegare: «Berlusconi non mi ha chiesto un incontro. Ha solo risposto sì quando gli avete domandato se era disposto ad incontrarmi. E cosa altro avrebbe potuto dire? E, comunque, c'è sempre la possibilità di incontrarsi nelle sedi istituzionali per evitare che da domani sui giornali si parli di un incontro tra me e lui, magari sui ghiacci visto che vado a Oslo». Il presidente della Bicamerale si preoccupa di non strafare nella polemica. Eppoi ripete che «nessuno ha escluso Berlusconi, ma è lui che si è autoescluso seguendo una logica irrazionale. L'asse tra me e Fini è solo un'idiozia. Dico sempre che un leader deve distinguere i problemi personali da quelli del Paese. Ora gettiamo: sulla nuova legge elettorale per il Csm c'è sempre la proposta del lodo Tinebra, cioè di adottare il sistema proporzionale. C'è la proposta di inserire la distinzione di funzioni tra giudici e pm in Costituzione. E' fin troppo dettagliata, sarebbe meglio trasferire la normativa sul passaggio da una funzione all'altra in una legge ordinaria. Aspettiamo Forza Italia, speriamo che si eviti uno scontro in aula...». Augusto Minzolini atea Qui accanto il leader del ds Massimo D'Alema A centro pagina Luciano Benetton e, nella foto piccola, Leonardo Del Vecchio

Luoghi citati: Europa, Oslo, Palermo, Sicilia, Siracusa, Strasburgo