« Menzogne su di me» di F. Poi.
« Menzogne su di me» « Menzogne su di me» Il leader del Polo: usano i magistrati come «bravi» MILANO. «Massimo D'Alema mente spudoratamente». Non usa mezzi termini Silvio Berlusconi per rispondere al segretario della Quercia. «Le sue sono menzogne», aggiunge da Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado d'Italia dove si vota tra una settimana e il Polo tenta l'impossibile, strappare la poltrona di sindaco da cinquanta anni in mano ai progressisti. «Menzogne, menzogne, menzogne», ripete il leader degli Azzurri. Ma non parla di elezioni, ce l'ha con D'Alema per via di quella critica espressa al troppo interessamento di Berlusconi, per fini personali, alle questioni di giustizia. «Non parla che di quello...», lo stuzzica D'Alema. «Ma se non ci vediamo da tempo...», prende le distanze Berlusconi. E ancora fuori dal teatro Elena, inizia il suo comizio: «Capisco che faccia comodo ignorare che la giustizia è il primo problema della democrazia in Italia. Quella parte politica usa i giudici come i suoi bravi. E' un antico sistema dei comunisti, screditare e eliminare gli avversari...». Giudici e comunisti, va sempre lì il pensiero di Silvio Berlusconi. I primi ìi denuncia con la carta da bollo, i secondi con gli attacchi politici a tutto campo. Di una cosa Berlusconi è però sicuro: avere avuto un bel po' di tivù e un'azienda grande così nel mirino del pool di Milano, non c'entra con il suo pensiero politico. Giura, Berlusconi: «Io credo di aver distinto in modo chiaro e preciso che i fatti personali del cittadino Berlusconi non hanno niente a che vedere con le riforme». Ma non è nemmeno di quelle che parla agli azzurri in sala, pronti al battimano quando parte l'inno, forti nell'urlare Silvio, Silvio, Silvio quando lui entra in teatro. Al primo posto mette il lavoro, i bilanci dello Stato «aggiustati con i tagli alla spesa pubblica». Poi se la prende con lo Stato lontano, che «non ascolta i cittadini». «Ma quello è lo Stato padrone, lo Stato signore...», urla più forte degli applausi, delle grida, degli incoraggiamenti. Poi, tutti in piedi: «Ci sono certi magistrati protagonisti, che io definisco eccellenti, che.svolgono un certo lavoro per conto di altri. Che utilizzano la giustizia a fini politici...». Un discorso arrabbiato, quello di Berlusconi. Senza nemmeno la gioia di parlare del suo Milan, metà classifica, ieri una batosta a Firenze. A questo punto, rimane solo la speranza: «Il Milan deve rinascere, ci sto già lavorando». [f. poi.]
Luoghi citati: Firenze, Italia, Milano, Sesto San Giovanni, Stalingrado D'italia
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