Fuga dalla rivoluzione di Giakarta di Giuseppe Zaccaria

Fuga dalla rivoluzione di Giakarta Gli studenti denunciano: scomparsi Fuga dalla rivoluzione di Giakarta Altri scontri, i morti sono500. Suharto in tv: non cedo GIAKARTA DAL NOSTRO INVIATO Via da Giakarta. Via da Surabaya, Aceh, Bandung, Yogiakarta. Via dall'isola di Giava, grande quasi come tutta l'Inghilterra, da quell'esotico mondo che un tempo fu impero coloniale ed oggi per disperazione rifiuta di diventare nuova colonia gestita dai computer delle banche. Quello cui stiamo assistendo non è soltanto un esodo - qualcosa che nella storia indonesiana è paragonabile solo all'abbandono di queste isole da parte dei coloni olandesi - ma un fenomeno con cui il resto del mondo deve cominciare a fare i conti. i-' la ribellione di 2.Q0 milioni di disperati, la rivolta di chi può perdere solo la vita: un movimento che secondo le tradizioni di queste isole comincia ad acquistare andamento tellurico. Farvi fronte, sarà sempre più difficile. I primi a rendersene conto sono gli occidentali che vivevano qui, quelli che avevano maggior contatto con gli umori profondi di questa terra. Stanno fuggendo come non accadeva da sessant'anni. Partono i cittadini cinesi, poi gli uomini d'affari americani, e ancora gli onnipresenti giapponesi, fino agli oltre ventimila australiani che della vita e dell'economia d'Indonesia rappresentavano non una componente, ma la benzina ed il motore. Tutti fuggono via proprio mentre il regime tenta di comunicare al mondo di aver ripreso il controllo delle cose. Dovreste poter seguire, in questo momento, il notiziario della tv indonesiana: il presidente Suharto si mostra al popolo in una specie di salotto, circondato dai dignitari. Sta parlando con gh altri ma il popolo non lo sente. Poco dopo toccherà ad uno degli esegeti trasmetterò a duecento milioni di pariah i tre nuovi «amanat», ossia comandamenti, del «Bepak», o Grande Padre. Li definiscono proprio così. Il presidente del Parlamento, Harmoko, traduce compunto le parole del leader: «Io difenderò il popolo, punirò i responsabili delle ruberie, continuerò nelle riforme», quasi che queste riforme si fossero mai iniziate. Fino a pochi momenti prima, sullo stesso canale la televisione australiana dedicava venticinque minuti all'esodo forzato della più grande comunità straniera che il Paese potesse vantare. Il regime si cristallizza, ostenta l'imperturbabilità dei bonzi mentre qualcosa gli divora il terreno sotto i piedi. Fenomeno in apparenza imperscrutabile, non fosse per quello che i fuggitivi raccontano e per il tam-tam che attraversa Giakarta, annunciando fra pochi giorni un movimento di po polo che rappresenterà il vero momento di prova del governo. Fra tre giorni, il 20 di mag gio, gli studenti non di Giakar ta ma dell'intera isola di Giava si ritroveranno nella capitale per una manifestazione che si annuncia imponente. E' la ri correnza del «Nari Kegangkitan», la grande rivolta contri i dominatori olandesi. Quel A giorno, accanto ai rivoluziona• liberali potrebbero ritrovarsi tutti i disperati di una città che in due anni è passata dagli 8 agli 11" milioni di abitanti, molti dei quali dormono per strada. Potrebbero. Ieri sera infatti proprio dagli studenti è giunto ,un allarme che .sembra annunciare momenti -decisivi: ««Cerchiamo di metterci in contatto con molti dei nostri - ci ha detto al telefono uno dei capi del movimento - ma non riusciamo a trovarli. Non posso fornire cifre esatte ma è come se due, trecento dei nostri siano scomparsi nel nulla». A momenti l'Indonesia di questi giorni sempra riproporre antiche trame di film hollywoodiani, roba di vent'anni fa su luoghi ben diversi dell'Estremo Oriente. Eppure c'è qualcosa che sembra superare le differenze geografiche suggerendo che nella storia il cattivo è cambiato: aiiSfeSo hòlv collettivizza, ma continua ad annientare in nome di un Dio diverso. La presidenza ha appena annunciato un rimpasto: cosa stranissima, per un governo nato appena nel marzo scorso con Tutut, una delle figlie di Suharto, nel ruolo di ministro per gli Affari Sociali. In recata più che ad un fatto politico la manovra prelude ad un aggiustamento del potere. Dinanzi alle ' pressioni d'Occidente7~T£uhamntad'~ Suharto prepara un «make-up» che potrebbe fornire nuovo smalto ad un poìSihaggio rMàsìo'imorsF in seconda fila ma assolutamente pronto a balzare sul proscenio. Max Habibie, 58 anni, da due mesi vice presidente e già ministro della Ricerca Scientifica, rapprese: -a nello stesso attimo l'innovazione e l'affidabilità. Un tempo era un trovatello: fu adottato dal Presidente ed allevato nel migliore dei modi. Oggi è un signore che a Roma veste da Caraceni, vanta una laurea tedesca e può presentarsi come volto nuovo della politica orientale, oltre che fedelissimo del Capo. Forse il rimpasto vedrà anche altri, importanti avvicendamenti di segno non troppo diverso. Per esempio, quello fra l'attuale capo di stato maggiore dell'Esercito, il generale Wiranto (responsabile di non aver stroncato la rivolta in assenza del Presidente) con il suo vice, Prabowo Subianto, che oltre ad essere capo delle forze speciali ha un'«atout» decisivo: ha sposato una delle figlie di Suharto. E' questa la prospettiva cui sta andando incontro uno degli scontri più decisivi fra visioni del mondo. Ieri Giakarta si mostrava come una capitale relativamente calma: ancora carri armati per le strade, ancora scontri (nel quartiere di Matraman altri disperati hanno dato l'assalto a negozi e supermercati, appiccando nuovi incendi). Hanno scoperto altre mummie carbonizzate in altri sobborghi della capitale: se le stime sono esatte, finora la rivolta di Giakarta ha causato almeno 500 morti (499, secondo le stime del governo). Non è ancora abbastanza. Ieri l'esercito girava per la città facendo gridare attraverso i megafoni mia frase («Berteman dengan orang-orang») che significa «Siamo dalla parte del popolo». Un soldato è stato picchiato dai suoi commilitoni per aver sparato contro la gente. Giuseppe Zaccaria Il Presidente prepara il rimpasto Fra tre giorni il grande corteo degli oppositori Trovati altri corpi carbonizzati Oggi pomeriggio un charter porterà in salvo 140 italiani Mille i connazionali fra residenti e turisti ggGli studenti denunciano: scomparsi ^

Persone citate: Caraceni, Max Habibie, Nari, Suharto

Luoghi citati: Estremo Oriente, Giakarta, Indonesia, Inghilterra, Roma