1200 ANNI DI «BARBA» MASSIMO di Giovanni Tesio

1200 ANNI DI «BARBA» MASSIMO D'AZEGLIO UOMO E ARTISTA 1200 ANNI DI «BARBA» MASSIMO Una mostra a Costigliole per un piemontese eclettico MASSIMO d'Azeglio ha duecento anni. Un'invidiabile longevità patriarcale che si è conquistato con la versatilità di una vita più da moderato che moderata. Ma chi l'avrebbe mai detto che l'impavido corridore di gonnelle avrebbe fatto una così brillante riuscita? Chi avrebbe mai potuto pensare che il giovane sottotenente del Piemonte Reale Cavalleria, più amante degli strapazzi mondani che dell' applicazione seria e metodica, sarebbe stato chiamato un giorno alla presidenza del Consiglio? Pittore non della domenica e scrittore non della ventura, pubblicista di questioni istantanee, musicista di speciali rendez-vous, uomo politico di notevoli capacità transitive, moralista per vocazione imprevedibile e galantuomo per (quasi) universale consenso, non è un caso che uno spiritoso intenditore di cose torinesi come Valdo Fusi una volta abbia semiseriamente proposto di dedicargli piazza Castello. Piazza Castello è troppo, ma una bella mostra pittorica organizzata al Castello di Costigliele d'Asti dalla Regione Piemonte in collaborazione con il Premio Grinzane Cavour (a cura di Martina Corgnati e di Cecilia Ghibaudi, catalogo edito da Mazzotta) è certo un atto dovuto. Un'ottantina di tele che si inaugurano sabato 16 maggio alle ore 17 (si potranno vedere tutti i giorni, tranne il lunedì, fino al 16 giugno; e, dopo quella data, negli ultimi tre giorni della settimana fino al 26 luglio in orario 10-13 e 15-19), mentre nella mattinata dello stesso giorno (sabato 16), con inizio alle 10,30, tocca ad alcuni studiosi di cose azegliane come Marziano Brignoli, Martina Corgnati, Giorgio De Rienzo, Riccardo Tacchinardi, Gianni Rocca parlare di «Massimo d'Azeglio: pittore e statista». A Giorgio De Rienzo, in particolare, il compito di presentare 1'«Epistolario» che il Centro Studi Piemontesi (Via Ottavio Revel, 15) sta pubblicando a cura di Georges Virlogeux, «italianisant» dell'Università di Aixen-Provence. Tanto più che proprio in questi giorni è uscito il quarto dei dieci volumi previsti: 444 pagine per 308 lettere dal 1° gennaio 1848 al 6 giugno 1849 (un biennio zeppo di eventi). Con «barba» Massimo del resto non si finisce mai. Basterebbe il memorialismo arguto dei «Ricordi», il salotto «ancien regime» della marchesa Irene 'd Crsentin messo a rumore dalla notizia che lo scapestrato rampollo di «casa Zei» è in atto di partire per Roma a «fé 1 bian- chin» (a far l'imbianchino). Alla scuola del fiammingo Martin Verstappen il giovane Massimo diventa piuttosto «pitor» (pittore) allenando gusto e pennello a Roma e nella campagna romana, che descrive con la penna vivace di un affabulatore nato nei «Bozzetti della vita italiana». Si tratta di vedute, paesi, soggetti storici, letterari e mitologici, da Bradamante al Soratte, da Nausicaa all'Amene, che dipinge con sempre maggiore perizia. Ciò che non gli si può chiedere è di essere un precursore. Quanto a questo vale ancora ciò che ha scritto trent'anni fa Andreina Griseri: «La storia della pittura dell'Ottocento piemontese comincia con un pittore che in realtà chiude piuttosto un'epoca, anziché aprirla». Giovanni Tesio nilHii Alcune tele in mostra al Castello di Costigliole Qui sopra «Lago tra i monti con vela» In basso, da sinistra lo studio del pittore a Napoli e la Certosa diParma A fianco del titolo un ritratto di D'Azeglio eseguito da Francesco Hayez

Luoghi citati: Asti, Grinzane Cavour, Napoli, Piemonte, Roma