CATARI RIBELLI

CATARI RIBELLI CATARI RIBELLI OPORTET et haereses esse», diceva San Paolo: bisogna che ci siano anche le eresie, così sarà più facile riconoscere chi non si è allontanato dalla retta via. I vescovi che dopo il Mille cercavano di disciplinare la riottosa società cristiana devono essersi chiesti spesso perché mai l'Apostolo avesse rivolto ai Corinzi una frase così infelice. L'insoddisfazione dei fedeli per i vizi o per la ricchezza dei preti si poteva anche mettere in conto: c'erano stati momenti in cui la Santa Sede l'aveva addirittura incoraggiata, come al tempo della Pataria milanese. Pazienza, ancora, se qualche teologo sconsiderato, in preda ai suoi falsi sillogismi, accusava la Chiesa tutt'intera d'essere ormai sprofondata nell'errore: a simili vaneggiatori non era difficile imporre il silenzio. Il vero guaio era quando la scarsa vigilanza dei pastori permetteva di realizzare una saldatura fra le speculazioni dei teologi ribelli e i mugugni dei poveracci; allora l'eresia non era più lo spartiacque intellettuale cui pensava San Paolo, ma diven- tava un problema di ordine pubblico e, nei casi più allarmanti, una minaccia per l'esistenza stessa della Cristianità. L'esempio estremo, nel Medioevo, è quello del movimento cataro, così forte tra il Mezzogiorno francese, le Alpi piemontesi e le città padane da creare addirittura una propria Chiesa clandestina. La sua diffusione fra le masse allarmò il Papato e lo spinse a prendere provvedimenti, come la creazione dei tribunali d'inquisizione, che non avrebbero certo giovato alla sua immagine. Oltre a un programma di radicale moralismo, che comprendeva il rifiuto di mangiar carne e l'astensione dai rapporti sessuali, i Catari credevano al principio dualistico, per cui il mondo materiale non è stato creato da Dio, ma da una divinità maligna. Una dottrina che se intesa alla lettera collocherebbe il Catarismo addirittura al di fuori dell'orizzonte cristiano: non dunque un'eresia, ma una nuova religione. E' lecito dubitare, tuttavia, che queste idee siano state davvero recepite dalla massa dei fedeli che in Piemonte si mostravano sensibili alla predicazione degli eretici. Per gli operai del settore tessile che si ammassavano in città protoindustriali come Chieri, o per i pastori che accompagnavano le loro greggi da un alpeggio all'altro, girando al largo da vessazioni amministrative e controlli inquisitoriali, il messaggio cataro significava soprattutto partecipazione personale alla vita religiosa, e rifiuto sprezzante di farsi rappresentare davanti a Dio da un clero corrotto. E le conseguenze si vedono ancor oggi: mentre la teologia catara si è inabissata nell'oblio, queste istanze più concrete sono sopravvissute, sulle montagne piemontesi, all'Inquisizione e alla Controriforma, regalando al Piemonte la minoranza protestante più robusta d'Italia. Alessandro Barbero

Persone citate: Alessandro Barbero

Luoghi citati: Italia, Piemonte, San Paolo