La fede e l'idolo di Edmondo Berselli

La fede e l'idolo La fede e l'idolo Uno dei temi conduttori del Salone, il «Filo azzurro», è dedicato alla spiritualità. Giovedì 21 alle 18 in Sala gialla si tiene il convegno «Sacro, religioso e mito nel nuovo millennio» a cura del Salone del Libro in collaborazione con Rai-Radiotre. Intervengono Edmondo Berselli, Enzo Bianchi, Franco Cardini, Giovanni Filoramo, Carlo Sini. Coordina Gabriella Caramore. SI potrebbe liquidare l'ondata di (muova spiritualità» con una delle battute classiche in materia. Lo scrittore cattolico Vittorio Messori ha ricordato la frase del celebre teologo Karl Barth secondo cui «quando il cielo si svuota di Dio, la terra si popola di idoli». D'altra parte anche Jung sosteneva che quando al certo subentra l'incerto la mente degli uomini comincia a vedere gli ufo. E in effetti c'è la certezza, non solo il sospetto, che la scomparsa della fede lasci il campo a una miriade di superstizioni. Anzi, bisognerebbe parlare più appropriatamente di scomparsa delle fedi, al plurale. Perché in questa fine di secolo non si è assistito solo alla secolarizzazione nel senso classico, con lo smarrimento del quadro di riferimento ideale garantito dalla religione. Si è visto anche 10 spettacolo del drammatico autunno delle religioni politiche. 11 grande freddo delle ideologie, la fine della speranza «sociale»; la laicizzazione della politica non avranno provocato la «fine della storia» secondo la formula lanciata qualche anno fa da Francis Fukuyama, ma hanno lasciato dietro di sé un'assenza, una perdita di senso. Nell'orizzonte secolarizzato attuale, infatti, la pensiamo più o meno tutti allo stesso modo. Siamo tutti liberali, tutti osservanti delle leggi del mercato, aperti alla concorrenza, tutti tolleranti rispetto alle differenze. Ci troviamo davanti insomma a un pensiero debole globalizzato, in cui non esistono verità e probabilmente nemmeno speranze. E' per questo, da un lato, che tendono ad affermarsi pensieri esclusivi e integralisti, come quelli dei fondamentalisti religiosi, che sono lo strumento per la ribellione al pensiero dominante dell'Occidente. E dall'altro lato ha acquistato un prestigio impressionante la presenza e la riflessione di Karol Wojtyla, in quanto rappresenta oggi l'unica voce in grado di proporre autorevolmente un atteggiamento critico rispetto alle «verità» inoppugnabili del capitalismo contemporaneo, alle sue regole ferree e indiscutibili. Ma, a parte la Chiesa, la risposta al pensiero debole, e unico, della globalizzazione è un altro pensiero debole: quello rappresentato da una spirituahtà vaga e generica. Tutto ciò che si vuole associare ad esempio al concetto eccezionalmente elastico di New Age. In ogni caso ah'infìnità di pratiche, discipline, credenze, superstizioni, esoterismi, medicine alternative, che cercano di individuare realtà «altre», e così di riempire un vuoto. Si tratta di qualcosa che assomiglia molto al «credere di credere», come nella suggestiva definizione di Gianni Vattimo. Qualcosa che cerca nelle pieghe della realtà un frammento di verità, per poi provare ad assolutizzarla. Qualcosa che sfiora anche le icone della fede tradizionale, come avviene con la curiosità e il culto di massa per la Sindone per la quale sarebbe opportuno valutare quanto c'è di una pietà e di una venerazione guidata dalla razionalità verso un simbolo della fede, e quanto c'è invece di una suggestione magica, da brividi, per un oggetto che potrebbe avere toccato due millenni fa il corpo del Cristo resuscitato. Il paradosso è che la nuova spirituahtà sembra avere un bisogno ossessivo di materialità. Cerca i segni del mistero perché vuole sfuggire all'oggettività dominante, a un mondo fisico privo di senso e a un insieme di relazioni svuotate di umanità; e poi ha bisogno che questi segni assumano una fisicità che faccia discendere il mistero a contatto con noi, per rassicurarci. Con il risultato che nell'incapacità di credere, si riesce a essere capaci di illudersi. Edmondo Berselli