Calciatori e poeti di Roberto Beccantini

Calciatori e poeti Calciatori e poeti Giovedì 21 alle ore 21, in Sala Blu, Einaudi organizza l'incontro «La poesia del calcio». Intervengono Fernando Acitelli, Roberto Bettega, Vincenzo Cerami, Claudio Sala, Walter Veltroni, Dino Zoff. ■ L calcio, da sempre, è stato I poesia e letteratura, solo I che non sempre poeti e scrittori se ne sono accorti. Giacomo Leopardi rivolse toccanti strofe «A un vincitore nel pallone», Carlo Diètimi di Treia, paese non lontano da Recanati. Era palla al muro, e non ancora football: rimane, in relazione all'epoca, la singolarità dello spunto. Umberto Saba celebrò la sohtudine del portiere. Gianni Brera ha inventato un linguaggio e marchiato la storia. Giovanni Arpino ha trasformato una testimonianza (gli infausti mondiali del '74) in un romanzo di calcio e sul calcio, «Azzurro tenebra». Fernando Acitelli, lui, con la raccolta di poesie «La sohtudine dell'ala destra» ha «tradotto» in versi i cospicui sentimenti per un variegato plotone di giocatorieroi, scelti non solo e non tanto in base all'aureola, ma anche alla polvere, alla cenere, elementi non meno discriminanti. Schegge di carriera, rime di vita. Lo sport - e il calcio, soprattutto - è stato sempre visto come strumento e non come fine, quasi che il timore di scompigliarne l'epica suggerisse un approccio castrante. Piano piano, il rapporto sta cambiando, è cambiato. Dall'Argentina, Osvaldo Soriano. Dall'Uruguay, Eduardo Galeano. Dalla Spagna, Manuel Vazquez Montalban. Dall'Inghilterra, Nick Hornby. La passione ha finalmente scardinato quei pudori, esagerati se non, addirittura, fasulli, che binavano l'ardore creativo. E allora, non più soltanto articoli a fotografare l'assoluto delle competizioni più «alte» (Oreste del Buono, Mario Soldati, Mario Vargas Llosa, lo stesso Arpino), ma anche romanzi, racconti, poemi, film, fumetti. E una pittoresca serie di agganci e citazioni in opere che, per trama e per gusti, propongono scenari e approdi del tutto diversi. Ai reportages e alle inchieste (sugli hooLigans, per esempio) comincia ad affiancarsi una letteratura mirata, irrorata di fede e curiosità. Sorprendente non è il risultato: se mai, il ritardo con cui ci si è arrivati. Fateci caso: proprio adesso che del calcio si parla in termini di Borsa, di mUiardificio, di business efferato, monta la volontà, l'esigenza di scuoterne le radici popolari, di esplorarne l'anima, come tanto piaceva a Pier Paolo Pasolini. Un eccesso di Palazzo, e dei giochi sporchi a esso legato, non solo in Italia, ha rilanciato la voglia di leggere il football da un'altra angolazione: meno adulterata e politica, più genuina e naif. Non è una fuga dalla realtà. E' una riparazione, parziale, di un deficit di fantasia, in campo e fuori. Prendete l'ascesa e la caduta di Diego Armando Maradona: dentro, c'è tutto il «sociale» del calcio, la povertà, la grandezza, la droga. A scriverne, si corre il rischio di cadere nel banale o, peggio ancora, in un esercizio, grossolano, di auto-pubblicità. Ma come si fa a ignorarlo? Il calcio al tempo di Internet ritorna a essere soggetto e non più, esclusivamente, oggetto. Rimorchiatore di palpiti, di intuizioni, di vissuto. Ha gonfiato i muscoli a dismisura, si è fatto Rambo, ha consegnato il suo io al mercato: librario e non (soprattutto non). Proprio per questo, ha-scatenato una reazione di segno opposto: immaginarlo, in prosa e in versi, com'era, come si vorrebbe che fosse. Le miniature di Acitelli non ci portano su un'isola incantata, fuori del tempo. Il suo alito di poesia, dopo un campionato così, tutto scheletri e spazzatura, è anche un filo di speranza. Roberto Beccantini

Luoghi citati: Argentina, Inghilterra, Italia, Recanati, Spagna, Treia, Uruguay