LA MACCHINA DELLA FELICITA' di Monica Sicca
LA MACCHINA DELLA FELICITA' ALL'ERBA LA MACCHINA DELLA FELICITA' Fiaba grottesca premiata con V«Oddone Cappellino» VIVE isolato in un capannone, evita di respirare l'aria che tutti respirano, sogna successi ed evasioni improbabili. Il protagonista de «La macchina della felicità», opera prima di Antonio Di Stefano, è un emarginato, un reietto che dal profondo Sud approda nella grande città e ne patisce l'isolamento culturale, la mancanza di prospettive di lavoro, il degrado ambientale. Queste le principali tematiche di un monologo teatrale che arriverà dal 15 al 31 maggio sul palco del Teatro Erba (riposo il 23 e 24, feriali alle 21, festivi alle 16, tel. 661.54.47), nell'ambito della rassegna «Indizi - Vetrina di drammaturgia contemporanea». Prodotto dalla Compagnia Torino Spettacoli in collaborazione con il Festival delle Colline Torinesi, con la regia di Sergio Ariotti e l'interpretazione di Davide Cuccurru (nella foto), lo spettacolo trae origine dal testo che lo scorso anno si è aggiudicato il Premio di Drammaturgia Oddone Cappellino, un premio intitolato al giovane autore torinese scomparso nell'86, a soli trentasei anni, mentre stava lavorando con Aldo Reggiani a Roma e che viene così ogni anno ricordato con una scelta tra i migliori autori italiani al di sotto dei quarant'anni. E nel '97 l'onore è toccato a Di Stefano - laureato in legge, 28 anni, di Potenza - che usa nel racconto un linguaggio, una «verve» originali ed espressivi, intrisi di ironia in bilico tra rabbia e divertimento, quasi ad inventare un cabaret aggressivo. Ariotti spiega che si tratta di «una ribellione un po' anarchica, calata in una sorta di fiaba grottesca, di stravagante apologo. Il protagonista vuol essere al centro dell'attenzione, così inventa un mondo di fantasia nel quale trovare rifugio, una siepe leopardiana tutta domestica. Non mancano gli sberleffi e le tristezze, il ricordo struggente della mamma, l'astio per il birignao borghese, la polemica politica». Già, perché dentro troviamo anche Ustica e la Banca dell'Agricoltura, le stragi irrisolte della storia italiana. «Una denuncia che si chiude quasi in barzelletta, in parodia pirandelliana. Resta nelle orecchie l'eco di un malessere, di una rabbia che stordisce. Come quella di un juke box in una piazza abbandonata», conclude il regista. Monica Sicca
Persone citate: Aldo Reggiani, Antonio Di, Ariotti, Davide Cuccurru, Di Stefano, Oddone Cappellino, Sergio Ariotti
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