SIGNOR G IL NOSTRO SPECCHIO
SIGNOR G IL NOSTRO SPECCHIO RABBIA E VERITÀ' SIGNOR G IL NOSTRO SPECCHIO LA scena è il Teatro Alfieri pieno zeppo... Cosa sarà stato? Accidenti, ma saranno vent'anni fa... Sarà stato il settantotto, settantanove... Sembra ieri. All'Alfieri urlano tutti. Tanti applaudono, tanti fischiano, quelli in platea se la prendono con quelli che si affacciano dalla balconata, dalle ultime file della galleria la gente scende verso il parapetto, tanti chiedono cosa succede, tanti rispondono, tanti spingono... Cade un berretto in platea. Cade o lo lanciano? Comunque da giù rilanciano, e via coi cappelli... Programmi di sala che diventano pallottole... Una rissa. Fa anche un po' paura. Come al solito le maschere dell'Alfieri aprono le porte in fondo alla platea. Fuori si sentono macchine della polizia... Gente che vuole uscire, ma qualcuno invece vuole andare avanti a urlare, si intralciano il passaggio, vicino all'uscita di destra c'è già una piccola confusione di sberle... Dalla galleria cominciano a scendere gruppi di extraparlamentari che scandiscono: fa-sci-sta! Fa-scista!... «Sì, fascista - commenta una madama - questo qui tra un po' entra in clandestinità, è proprio diventato comunista! Ses-sista! Ses-si-sta! Urla in coro un gruppo di femministe che ha conquistato il sottopalco... Ma cosa succede? Chi è stato a sollevare questo tutti contro tutti? Guardalo lì, da solo in mezzo al palco. Se ne sta lì da un bel po', e si guarda in giro. Faccia strana. Si vede che un po' è preoccupato, però è anche un po' divertito. Quello che colpisce però è che guarda... In mezzo a tutta questa gente che non guarda più dove mette i piedi, che non guarda neanche più lui da un bel pezzo, in mezzo a tutti, sul palco, il signor G è l'unico che si guarda veramente in giro... In mezzo a questo chiasso lui sembra che riesca a distinguere ancora qualcosa, perché è chiaro: sembra che ascolti... E allora capisci. Capisci come fa a presentarsi ogni due, tre anni per dirti come sei fatto, cosa sei diventato. Ce n'è di gente così: sono un po' degli specchi... Tu vai a vedere il film nuovo di Nanni Moretti e ti guardi, vedi cosa sei diventato... Sono così, sono specchi... Se guardavi Giorgio Gaber quella sera di vent'anni fa, immobile in mezzo al casino, capivi come fanno. E' che loro ascoltano... Mentre noi ci affanniamo a fare chissà che, loro si guardano in giro, ma veramente. Dev'essere per questo che non li vedi mai in televisione, ai talkshow, non hanno tempo di agitarsi, di affannarsi: non è che hanno bisogno di parlare un granché... Solo ogni tanto fanno un film, uno spettacolo che sono specchi... Il fatto è che quando ti guardi allo specchio è facile che t'incazzi perché cominci a vedere che ti sono spuntati dei capelli bianchi, cominci a contare le rughe... Ecco perché quella gente all'Alfieri, tanta gente che oggi non c'è più: comunisti, fascisti, femministe... Ecco perché erano così indistintamente incazzati: perché Giorgio Gaber si era messo lì e aveva detto che stavamo diventando tutti dei polli d'allevamento... E accidenti, aveva proprio ragione. Gabriele Vacis
Persone citate: Gabriele Vacis, Giorgio Gaber, Nanni Moretti
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