Gentilezza d'animo di Gabriele Ferraris

Gentilezza d'animo F =1 Gentilezza d'animo così siamo arrivati al Salone. L'atteso, il contestato, l'amato, il temuto, l'odiato, l'ignorato, il superfluo, l'irrinunciabile, il banale, lo scintillante Salone del Libro. Già questa settimana pubblichiamo il programma degli incontri al Lingotto (almeno, di quelli che ci sono stati segnalati in tempo per la chiusura di «TorinoSette»,, martedì 12 maggio), e una serie di approfondimenti sulla rassegna in generale e sugli avvenimenti del primo giorno, giovedì 21. Aggiornamenti seguiranno, nel prossimo numero. Insomma, nel nostro piccolo ci crediamo. Nonostante tutto. Che l'undicesima edizione sia la prima di un nuovo e magnifico corso, oppure l'inizio della fine, non sapremmo dire. E a questo punto, francamente, non ci importa neppur più di tanto. Lo diciamo con rassegnazione, e con rabbia. Non ci importa perché abbiamo l'impressione che quanto accadrà in futuro al Salone del Libro sia impermeabile a ogni intervento - suggerimento, aspirazione - della tanto vituperata «società civile». Sospettiamo - e attendiamo speranzosi smentite - che i giochi si consumino a nostra insaputa, o comunque senza tenere conto di noi, cittadini torinesi, che ovviamente vorremmo un Salone autorevole, rispettato, diretto con mano sicura. Ma se siamo arrivati a ciò, la colpa è anche nostra. Ci torna alla mente, in simili frangenti, l'epigrafe che Winston Churchill appose alle pagine introduttive della sua storia della Seconda Guerra Mondiale: «Come i popoli di lingua inglese, per imprevidenza, per noncuranza e gentilezza d'animo, permisero ai malvagi di riarmarsi». Ecco. Forse anche noi sbagliamo, eccedendo in imprevidenza, in noncuranza, e soprattutto in gentilezza d'animo. E non soltanto a proposito di Salone del Libro. Senza pensare che i malvagi, sempre all'opera, nè approfittano per allungare le mani. Sporcando tutto quel che toccano. L: Gabriele Ferraris TisJ

Persone citate: Winston Churchill