Proiettili dal cielo

Proiettili dal cielo Proiettili dal cielo HA già cacciato «Titanic» dagli schermi d'America, domani lo vedremo in anteprima a Torino. «Deep impact» racconta che cosa succederebbe alla Terra se si scontrasse con una cometa. Anche qui gli effetti speciali si sprecano: sono costati 114 miliardi. E anche qui la furia del mare è protagonista: 1'«impatto profondo» con un frammento della cometa avviene nel mezzo dell'oceano. In «Titanic» una sciagura reale del passato. In «Deep impact» una tragedia planetaria del futuro. Improbabilissima, ma non impossibile. Qualche anno fa in un articolo su «Nature» Clark Chapman e David Morrison, due tra i maggiori esperti di asteroidi, pubblicarono una curiosa tabella. Nell'arco della sua vita un americano ha una probabilità su 100 di morire per un incidente stradale, una su 300 di finire assassinato, una su 800 di perire in un incendio, una su 20 mila di precipitare durante un viaggio aereo, una su 60 mila di rimanere vittima di un tornado e circa una su 250 mila di morire per l'impatto di un pianetino o di una cometa. Tornando a «Deep impact», non sempre i maghi di Hollywood e gli scrittori di fantascienza anticipano la realtà. In questo caso bisogna ricordare che «Impact» (da «International Monitoring Program for Asteroid and Comet Threat) è anche il nome di un progetto scientifico italiano nato circa tre anni fa, e proprio mirato allo studio di quei potenziali killer cosmici che incrociano di tanto in tanto l'orbita deDa Terra. Oggi si conoscono circa 400 asteroidi pericolosi, ma si calcola che ce ne siano almeno 2000 con dimensioni superiori a 1 chilometro. Si tratta di stanarli tutti, e per questo esiste già la Spaceguard Foundation, organismo internazionale di cui è responsabile Andrea Carusi (Cnr), e di studiarne le caratteristiche fisiche in vista di una eventuale prevenzione dell'impatto. Ricercatori dell'Osservatorio di Torino, l'Alenia e la Regione Piemonte in proposito hanno già avviato uno studio preliminare per la messa in orbita di un satellite dedicato all'analisi fisico-chimica degli asteroidi. La prima fase di ricerca è terminata; la seconda, che richiederebbe circa un miliardo, è pronta a partire appena si troveranno i finanziamenti. Che il rischio-asteroidi, per quanto piccolo, sia reale, è divenuto sempre più chiaro negli ultimi anni. Sulla Luna, su Mercurio, su Marte e sui satelliti dei pianeti maggiori esistono migliaia di crateri causati dalla caduta di asteroidi e di comete. Quasi tutti sono antichissimi: risalgono a 4 miliardi di anni fa, quando si formò il sistema solare e gli asteroidi vaganti (o meglio, i planetesimi) erano numerosissimi. Mentre i corpi del sistema solare privi di atmosfera conservano chiarissime le tracce di questo bombardamento, sulla Terra gli agenti meteorologici e geologici ne cancellano le impronte in pochi milioni di anni. Ma alcuni segni di catastrofiche collisioni con asteroidi sono tuttora riconoscibili. Il caso più celebre è quello del Meteor Crater, in Arizona. Ha l'aspetto di una grande scodella larga 1265 metri e profonda 174. Il bordo si innalza di 50 metri sul deserto. Qui, 50 mila anni fa, un minuscolo pianetino ferroso si schiantò alla velocità di 16 chilometri al secondo liberando l'energia di mille bombe atomiche come quella di Hiroshima. Gli scienziati hanno ricostruito la scena. A Nord-Est apparve una scia luminosa, una palla di fuoco abbagliante come il Sole che avanzava velocissima. Doveva essere un asteroide di una trentina di metri di diametro, interamente metallico: 92 per cento di ferro, 7 per cento di nichel, 0,5 per cento di cobalto e tracce di platino, iridio e altri elementi. Nel terribile urto con il suolo quasi tutta la massa metallica si fuse. Un gigantesco fungo di polveri e detriti infuocati salì nel cielo. Quasi 200 milioni di tonnellate di roccia e terra furono rimosse nell'urto. Di queste 127 milioni costituiscono oggi l'anello montuoso del cratere. L'arido clima desertico lo ha conservato quasi intatto fino ai nostri giorni. Altri crateri da impatto sono stati scoperti un po' dappertutto: in Australia il Wolf Creek, in Sud Africa il Bushveld Complex e il Vedrefort Ring, in Canada il Manicouagan, in Europa il Ries e il «bacino di Praga». Impatti con asteroidi di 10 chilometri di diametro avvengono in media ogni 100 milioni di anni. Frequenza e probabilità aumentano al diminuire del diametro. Oggetti di alcune decine di metri penetrano nell'atmosfera a scadenze di un migliaio di anni. Meteoriti di piccole dimensioni raggiungono il suolo a decine di migliaia l'anno. Anche l'Italia, come si può leggere negli articoli qui accanto, ha avuto i suoi mini-impact: una trentina negli ultimi 400 anni. Tra il 1975 e il 1992 ben 136 volte un macigno proveniente dallo spazio ha rischiato di farsi scambiare dai satelliti-spia per un'esplosione nucleare e di suscitare l'immediata reazione degli Stati Uniti. Sono dati resi pubblici dal Pentagono soprattutto per le pressioni di Simon Worden, un astronomo che ha messo la sua competenza al servizio del Dipartimento della difesa americano. Tre gli impatti maggiori secondo i dati che il Pentagono teneva riservati: uno sopra l'Indonesia il 15 aprile 1988 (equivalente a 5000 tonnellate di tritolo), uno il 1° ottobre 1990 a Nord dell'Australia (2000 tonnellate) e uno il 4 ottobre 1991 sopra l'Artico. Complessivamente ogni anno le meteoriti che esplodono nell'atmosfera corrispondono al botto 80 mila tonnellate di tritolo, cioè quattro ordigni nucleari come quello che distrusse Hiroshima. Spettacolari sono le grandi «piogge» di «stelle cadenti». Mentre intorno al 10 agosto (San Lorenzo) e in altri periodi dell'anno possiamo vedere qualche decina di meteore all'ora, in alcune occasioni, quando la Terra attraversa i detriti lasciati da comete disgregate, può capitare che diventino visibili migliaia di meteore al minuto. Questi residui cometari si vaporizzano completamente nell'attrito con l'atmosfera e in genere quindi non danno luogo a meteoriti. Ma il fenomeno è grandioso. Memorabili sono rimaste le «piogge» del 1833, del 1866, del 1885, del 1933 e del 1966. Quest'anno qualcosa del genere potrebbe accadere il 17 novembre, quando il nostro pianeta passerà nella scia della cometa TempelTuttle. Piero Bianucci Il «Meteci* Crater», in Arizona: fu prodotto da un piccolo asteròide 50 mila anni fa: ha un diametro di 1,2 chilometri Il «Meteci* Crater», in Arizona: fu prodotto da un piccolo asteròide 50 mila anni fa: ha un diametro di 1,2 chilometri

Persone citate: Andrea Carusi, Clark Chapman, David Morrison, Piero Bianucci, Ries, Simon Worden