LEGGI Se SCRIBI DA SADE A GIDE

LEGGI Se SCRIBI DA SADE A GIDE LEGGI Se SCRIBI DA SADE A GIDE 77 romanzo smaschera la giustizia IL GIUDICE E IL SUO SCRIBA A cura di Enzo Di Mauro Liberal libri pp. 234 L. 26.000 AB LARE in questi anni di legge e giustizia è come affrontare il tema del sole e della pioggia: non passa giorno che non se ne accenni, non lo si tratti, non se ne sia colpiti. La cronaca giudiziaria è diventata cronaca politica, e viceversa; la riforma del settore è invariabilmente ai primi posti dell'agenda sociale, le luci della ribalta illuminano a giorno un palcoscenico sempre affollato di protagonisti e di tecnici. Ma quel gran discutere che porta a sempre maggiori sensibilità, non necessariamente produce approfondimenti ragionati. Quando sembra che nuovi temi scuotano le basi delle grandi questioni, riemergono testarde le inquietudini antiche, le incertezze che hanno da sempre fondato la giustizia e turbato i giusti, e tra questi gli scrittori del reale. La rappresentazione letteraria ha colto, con insistita frequenza, gli scenari universali del diritto, talora trasfigurandoli ma sempre cogliendone le essenzialità talvolta ingrigite dal tempo ma purtuttavia fresche perché di perenne attualità. E allora, oltre e meglio che le polemiche modaiole, quale migliore specchio per indugiare su queste grandi questioni se non vederle riflesse nelle pagine dei letterati? Quale più graìfiante spunto leggere con la lente di ingrandimento del diritto uno scritto che ne è apparentemente estraneo? Le proposte possono essere infinite e potrebbe anche diffondersi un gustoso gioco di società che voglia comparare le indicazioni, discutere le esclusioni e motivare gli inserimenti; un gioco fatto di elogi e rimproveri che potrebbe adattarsi anche al recente volume 11 giudice ed il suo scriba pubblicato a cura di Enzo Di Mauro, sul perché non menzioni Dostoevskij o Gadda 0 del perché invece esponga Sade e Keller. Ma l'interesse è un altro: pizzicare 1 fili sotterranei che legano le scelte dei brani e ricavarne il senso della proposta. Per il selezionatore è secondario distinguere la rappresentazione realistica da quella metafisica-simbolica: a chi dipinge i luoghi del rito (ad esempio Swift) egli affianca chi rielabora il giudiziario con la fiaba (Collodi) o il paradosso (Kafka o Dùrrenmatt); al selezionatore poco interessa l'indagine su come si forma la conoscenza durante l'iter processuale, profilo che esalta invece la figura dell'investigatore, sia esso privato o istituzionale. L'autore manifesta invece attenzione primaria per alcuni acuti dissidi di cui il mondo del diritto è disseminato e che sono stati colti inesorabilmente da molti di coloro che hanno scritto con gli occhi rivolti agli scranni di un tribunale. Innanzitutto il diritto è per sua André Gide Fra re sentimprecisione Con un perché diGadda e D agpne ento, fra e passione. appunto: menticare ostoevskij? natura astratto, tende al formalismo, con il rischio palese di perdere la percezione del come fluisce la vita; esso è insofferente ad argini e categorie (Satta, Volponi, Musi!). Non solo, ma irrompono i quesiti di sempre: il decidere del giudice, rispettando le forme, è legale, ma è al contempo giusto? Osserva i principi che sono comuni a tutti gli uomini? Si avvicina alle «leggi non scritte» invocate da Antigone e di cui ne protesta l'assenza il Jernej di Cankar? Il letterato, in ogni caso, non poteva essere estraneo al travaglio del decidere. L'ansia del giudice è di «dover» emettere un verdetto perché a lui è delegato questo compitò e nel'contempo deve misurarsi con i modi del sentenziare. Ragione o sentimento, o per dirla alla Musil, precisione o passione? D giurato popolare di Gide o il magistrato di Sciascia giungono ad assumere valori altamente pedagogici. Forse. Ma ancora: la forma è un aspetto decisivo del diritto, perché essa stessa diviene contenuio quando si traduce nelle modalità con le quali si attuano le prescrizioni, ma non deve costituire l'unico motivo dì attenzione. Non si possono cioè non accertare gli obiettivi che si vogliono raggiungere, altrimenti si finisce come i protagonisti del racconto di Dickens, eredi di una controversia elegante ma lunghissima e a loro volta prossimi a consegnarla ai propri discendenti. L'antologia di Di Mauro è ancora lunga, e potrebbe esserlo ancora di più. Ma la lettura si può interrompere perché lo scenario si fa presto chiaro, ed irrompe la triste consapevolezza degli spettatori: la letteratura ha smascherato il diritto e ci racconta che è indispensabile ma antiumano. E' separatezza. E' polvere. E' muto. E' vuoto di luce. Ma è indispensabile. Fulvio Gianaria Alberto Mrttone Fra ragpne e sentimento, fra precisione e passione. Con un appunto: perché dimenticare Gadda e Dostoevskij? IL GIUDICE E IL SUO SCRIBA A cura di Enzo Di Mauro Liberal libri pp. 234 L. 26.000 André Gide