LE PASSIONI FATALI DI LOBO ANTUNES

LE PASSIONI FATALI DI LOBO ANTUNES TRATTATO DELLE PASSIONI DELL'ANIMA Antonio Lobo Antunes Feltrinelli pp. 345 L. 33.000 TRATTATO DELLE PASSIONI DELL'ANIMA Antonio Lobo Antunes Feltrinelli pp. 345 L. 33.000 L Trattato delle passioni dell'anima del grande scrittore portoghese Antonio Lobo Antunes fu pubblicato nel '90, come prima parte di un ciclo, intitolato «De Benfica» conclusosi, nel '94, dopo l'Ordine naturale delle cose, con La molte di Carlos Gardel Ma il Trattato è anche un libro a sé stante, che ha per argomento la morte, anzi molte morti, reali e psicologiche, fisiche e immaginarie, nonché il disfacimento degli affetti, delle lealtà politiche e individuali, l'impossibilità che passioni e desideri, di singoli e popoli, riescano mai a ricongiungersi. Qualcosa di simile accadeva in altri due romanzi di Lobo Antunes, tradotti entrambi presso Einaudi, In culo al mondo (1979) e Le navi (1988): lì, l'alienazione dei portoghesi delle antiche colonie d'oltremare era resa, molto più concisamente, attraverso ritorni impossibili alla madrepatria e un perdersi di destini individuali nel gran fluire e divenire della storia. La sperimentazione linguistica allucinata e veemente, caratteristica di Lobo Antunes, gioca anche qui sul tempo e sullo spazio, ed è doveroso a questo punto, ricordare la perizia della traduttrice. Rita Desti, infatti, riesce qui, come in altri testi portoghesi, a rendere scorrevole un magma di allusioni, elisioni su cui vanno, alla deriva, scorie di nomi, luoghi, persone per sempre perdute oppure deformate dall'ingiustizia della sorte. E' questa ribellione al destino, al tempo, tutta elaborata su ricordi che sono insieme labili e persistenti il vero senso del Trattato! Forse, almeno uno dei significati. Certo è che abbiamo qui un testo, almeno in apparenza, politico, vicenda di interrogatori giudiziari da qualche critico avvicinata ai romanzi «portoghesi» di Antonio Tabucchi, ma in realtà parte di una problematica romanzesca molto più ampia, che ha i suoi primi modelli in Kafka e in Camus. Ma gli interrogatori qui servono principalmente a mettere a confronto due uomini che si conoscono da sempre, che hanno trascorso l'infanzia e la giovinezza insieme. Da un lato del tavolo c'è il giudice, dall'altro c'è l'uomo. Sono opposti, e forse, anzi senz'altro, opposti erano da sempre, ma è stata poi la vita a metterli l'uno di fronte all'altro. In certo senso, i due personaggi sono due facce di una stessa realtà: il Portogallo di oggi, un Paese democratico, che pure è affetto dallo strapotere impudente del governo e della follia terroristica. Terrorista è l'uomo, nipote di una famiglia benestante e borghese, e a giudicarlo si trova il giudice, figlio di servitori di questa stessa famiglia. I ricordi, i luoghi, le persone li legano in modo indissolubile così da condizionare lo svolgersi stesso dell'interrogatorio e dei fatti successivi, fatti che sono tutti di sangue, tutti di tradimento, tutti di piccole, tragiche miserie in sfondi melanconici. Ad aggiungere densità al romanzo, anzi a dare al romanzo il suo tono fatalmente ossessivo, c'è l'elemento del dialogo. Principalmente, il dialogo dei due protagonisti che sembra occupare tutta la scena come se il resto del mondo non esistesse e poi, anche i dialoghi dei tanti altri personaggi che, da una parte o dall'altra, come rappresentanti dell'autorità oppure del terrorismo, hanno, in realtà, in mano il destino dei due protagonisti. Forse per dimostrare questi fatali legami oppure la continuità stessa che fluisce tra passato e presente, ogni battuta del dialogo inizia a metà riga creando un effetto grafico che aggiunge al predominante senso di chiusura, di non-speranza aleggiante dall'inizio fino all'esito finale di una vicenda dove riflessioni, gesti, parole, carta scritta, spari e assassini acquistano, a un certo punto, lo stesso valore. Oppure, nessun valore. Ma negli interstizi di questa requisitoria implacabile sulla casualità dell'esistenza si intravedono i paesaggi, la campagna, la villa dei nonni, i nidi delle cicogne: scorci di un mondo antico, anch'esso ingiusto, ma forse più umano. E le sapienti alternanze fra chiuso e aperto, passato e presente sembrano indicare per lo meno una crepa, uno spiraglio in una strategia narrativa addirittura implacabile nella sua perfezione formale. LE PASSIONI FATALI DI LOBO ANTUNES

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