«La sua vita da invidie e era segnata rancori» di G. Ce.

«La sua vita da invidie e era segnata rancori» «La sua vita da invidie e era segnata rancori» IL RACCONTO DELLE AMICHE AMEDE LOMELLINA LL'UFFICIO postale di Frascarolo, dove lavorava Antonella, la sua collega Luciana Rigone ha resistito un'ora. Non sapeva niente, si erano salutate giovedì pomeriggio alle due e adesso che sono le nove del mattino di venerdì non ce la fa più. «Aspetto che mi mandino il sostituto e vado a casa», e chiude l'ufficio. Roberta, un'altra postina, ma di Mede, ha visto Antonella Tempella nel pomeriggio. «Ci siamo incontrate dal benzinaio, mi ha salutata con freddezza. Ma era così da un anno, da quando era stata operata per problemi ginecologici e all'ospedale di Voghera le avevano sconsigliato un'eventuale gravidanza. Però era più fredda del solito». Stava già meditando qualcosa? «Non credo - dice Simona Masiero, 29 anni, l'estetista che sta accanto all'ufficio, postale -. Io l'ho vista verso le sei e ci siamo fermate a parlare in modo normale. Dovevamo andare a comprare delle scarpe assieme, restava solo da decidere il giorno». Normale, normale. Gianmario Campini ha il bar in piazza e la conosceva bene. «Un tipo umorale, un gior- no allegra e un giorno triste. Una così, sempre tra alti e bassi». Però normale, come tante. E normale, come tanti, era Enrico Praga, il marito impiegato alla Cariplo. «Un dipendente esemplare - lo ricorda Enrico Pruzzi, il direttore -. Si occupava della tesoreria comunale. Tutte le mattine passava in chiesa, tutti i pomeriggi si occupava del suo orto». Giuseppe Dormelandi, 41 anni, camionista, il convivente ucciso? Un figlio, un matrimonio fallito, ma come assicura Piero Vergante, il comandante dei vigili urbani, normale pure lui. E in tanta normalità, allora, a spiegare la «tragedia della follia», come l'ha definita il procuratore Manfredda, non resta che quell'indizio lasciato dalla postina Roberta: l'intervento all'ospedale di Voghera, la gravidanza sconsigliata, il rancore contro l'ex marito, il convivente, la madre, la cugina dalla famiglia felice. La famiglia o non c'è più oppure ha smesso di essere felice. Alessandro, sei anni, ha perso la madre e la sorellina perderà l'occhio. In quel giardino del nonno Giovanni che sembra un orto botanico, gioca con due macchinine e si nasconde con un grande cappello giallo. Vita segnata, la sua. E segnata è quella di Mauro Valdo, il padre, 38 anni, artigiano meccanico. Per una buona mezz'ora l'hanno sospettato dell'omicidio della moglie. Capelli corti e già grigi racconta l'incubo: «Quando ho visto mia figlia insanguinata ho chiamato mia moglie, ma non mi ha risposto. La bambina gridava "Antonella, Antonella!", ma come facevo a capire? Con il nonno l'abbiamo avvolta in una coperta e siamo corsi in ospedale. Ho saputo dopo che mia moglie era morta. Era scivolata dietro il muretto del tinello e non la vedevamo. Se n'è accorto più tardi mio suocero, che ha anche trovato il bossolo per terra, meno male». Il bossolo che ha scagionato Mauro. Don Cesare, il parroco, domani cresimerà i bambini di Mede: pensava a una grande festa, invece niente. Maurizio Donato, il sindaco pds di questo paesone rosso, diviso tra il riso della Lomellina e l'oro della zona di Valenza Po, sta meditando il lutto cittadino. Nel paese normale tutti si domandano cosa sia successo ad Antonella, «Antonella la tettona», come la sfottevano dai bar, né brutta né bella, una come tante, normale appunto. Mauro Valdo non si fa domande: «Non lo so, non lo so, ora debbo pensare mia figlia senza un occhio». E non sa che l'altra sera si è salvato per una doccia. «Fosse stato in cucina dice il procuratore Manfredda - avrebbe fatto la stessa fine della moglie». Nel giardino della cascina il cane «Rintin» cerca di giocare con il piccolo Alessandro. E' l'ultima scena normale da una famiglia che non è più normale. Quando se ne vanno le tv in via Cesare Battisti possono cominciare a piangere. Come è normale. [g. ce.]

Luoghi citati: Frascarolo, Mede, Valenza