Immediato come Mozart attore come un italiano

Immediato come Mozart attore come un italiano PAVAROTTI Immediato come Mozart attore come un italiano UN cantante completo, capace di parlare a tutti, dotato di una voce naturalmente elegante, con quella particolarità tutta italiana di saper «recitar cantando». Abbiamo lavorato assieme, Frank Sinatra ed io, nel 1983 negli Stati Uniti in occasione di un concerto di beneficenza per la ricerca sul cancro. Andò molto bene: due milioni di dollari raccolti e la nascita della nostra amicizia. Scoprii di invidiare - e glielo dissi - l'incredibile facilità del suo rapporto con il pubblico: con quella voce pastosa e un po' scura, calda come quella di un baritono leggero, sapeva subito realizzare un ambiente, un'atmosfera di attenzione e di adesione. Ti coinvolgeva, eri «suo» dal primo momento in cui apriva la bocca. E' il dono di un modo di porgere la musica che soltanto i massimi interpreti possiedono; gli dissi anche che questa sua immediatezza nel far arrivare il canto mi faceva pensare a Mozart, a un Mozart cantante, se mai ce n'è stato uno. Dicono che non sapeva leggere la musica: poco male, ci sono tanti cretini che la sanno leggere, ma non riescono a comunicarti alcuna emozione. Lui non aveva bisogno di leggerla, la sentiva e la sapeva dentro di sé: capiva e ti faceva capire il senso di una frase, di un sentimento, con naturalezza, senza mai forzare. Ci siamo incontrati altre volte e l'ultima - purtroppo ora so che è l'ultima - nel 1994 in occasione dei campionati mondiali di calcio in Usa. Di tutte le rinunce imposte dal tempo che avanza, dover cantare di meno era quella che gli pesava di più. Noi cantanti sappiamo che quel momento, quando arriva, può essere molto triste e difficile da superare. Lui ne aveva piena coscienza e questo rende merito alla sua intelligenza. Quando cantava «Stranger in the night» ti faceva sentire lo smarrimento e il desiderio di cui quella canzone racconta e non potevi far altro che credergli. Ma c'era una canzone - e questa parola così abusata ritorna bellissima se l'associamo al suo volto e alla sua voce - che è diventata la «sua» canzone: «My way». Era il racconto della sua vita: cantando lui ti diceva che così era vissuto e che quello era stato il suo modo di provare ad essere felice e di farsi accettare. Era una dichiarazione di affetto al mondo: io sono così, non posso farci niente, però sono talmente onesto da dirvelo. Ti stregava, raccontandoti la sua verità, mettendola a nudo davanti a te. Per questo nessun altro saprà mai interpretarla come lui. Ora soltanto, troppo tardi, trovo il coraggio di dirgli quello che al tempo del nostro concerto non mi era riuscito forse per pudore, o magari per quel brutto sentimento che è l'invidia: la sua «My way» mi ha aiutato nei momenti più difficili, mi ha dato spesso forza per continuare. Ti devo molto Frank. Luciano Pavarotti

Persone citate: Frank Sinatra, Luciano Pavarotti, Mozart

Luoghi citati: Stati Uniti, Usa