Ai tedeschi piace il Nord-Est: meglio della Cina

Ai tedeschi piace il Nord-Est: meglio della Cina A Castelfranco, la Berco (cingoli per mezzi pesanti) aumenta gli investimenti e crea 100 posti di lavoro Ai tedeschi piace il Nord-Est: meglio della Cina Osramfa il bis a Treviso: è rimpianto più flessibile del mondo TREVISO DAL NOSTRO INVIATO Perché proprio a Treviso, herr Bopst? «Perché qui possiamo sfidare tutti, sotto il profilo dei costi e della qualità». Non esagera? «Noi - risponde il numero uno della Osram, 6 mila miliardi di fatturato, uno dei tre grandi al mondo nell'illuminazione - abbiamo messo a confronto i nostri 51 stabilimenti in 18 Paesi: l'impianto di Treviso batte quello cinese». E così la Osram ha deciso di investire 100 miliardi nel suo stabilimento di Treviso, 960 dipendenti, per farne l'impianto di punta per una produzione d'avanguardia, quella degli alimentatori elettronici, un settore che promette di crescere al ritmo del 15-20% annuo, il 90% circa della produzione destinato ad essere esportato in tutto il mondo. Sembra impossibile, ma proprio qui, dove si parla di delocalizzazione, di fuga di imprese, di protesta fiscale, ci sono le condizioni migliori per un investimento di questo respiro. E la sorpresa cresce se si affronta la questione delle 35 ore... «Da noi, oggi, in media si lavora 36 ore a settimana - spiega Antonio Molinari, direttore tecnico del gruppo in Italia - a cui vanno detratte due ore e mezzo di pausa pranzo». L'orario effettivo, insomma, è di 33 ore e mezzo... «Ma il conto va fatto sul monte ore annuo - precisa Molinari -. L'importante è il massimo utilizzo degli impianti: da noi a Treviso 4 squadre assicurano 144 ore a settimana». A Medugno, provincia di Bari, altra sede italiana della Osram, si va ancora più in là: 152 ore di lavoro a settimana più 8 di manutenzione grazie a 3 squadre che lavorano tutta la settimana e due impiegate part-time nei weekend. Ma davvero l'Italia è così flessibile? «Per la nostra esperienza, sì». Eppoi, l'amministrazione comunale, una volta tanto, ha battuto in velocità ogni record: quattro mesi di lavoro, autorizzazioni comprese, e il magazzino automatizzato (costo 6 miliardi) è stato costruito da zero. Basta fare pochi chilometri da Treviso per capire come il caso Osram non sia poi così eccezionale. A Castelfranco ha sede uno degli stabilimenti italiani della Berco, proprietà tedesca, che si occupa di cingoli per mezzi pesanti. Anche qui sono in cantiere investimenti, una quindicina di miliardi, con la creazione di cento nuovi posti di lavoro. Ma dove troverete gli operai, qui nel cuore del Nord-Est? «Ci sono problemi ammette il direttore dello stabilimento, l'ingegner Mercuriali - ma l'immagine del nostro gruppo è così buona che, a parità di condizioni, la gente preferisce venire da noi». E le 35 ore, non sono un problema? «Possono esserlo, se gestite dal centro, in maniera cieca. Altrimenti si può trovare una soluzione». E in Berco l'hanno trovata: l'impianto lavora a ciclo continuo, sette giorni su sette. L'orario? Solo 34 ore a settimana. Ma qual è, allora, il segreto della competitività di Treviso? Come fanno a battere i cinesi, pur con un costo del lavoro molto superiore? La parola a Wolf-Dieter Bopst, presidente mondiale della Osram. «Per la nostra produzione di alimentatori elettronici - spiega - avevamo bisogno di un am¬ biente di alta tecnologia, di personale esperto, di imprese fornitrici adeguate. E' molto importante saper combinare lo sfruttamento degli impianti con la gestione dei materiali, che pesano assai più del costo del lavoro sul prezzo del prodotto finito». E Treviso offre tutto questo? «Noi abbiamo affidato all'Italia - risponde - la responsabilità degli acquisti di componenti a livello mondiale. E' vitale, per noi, che i componenti rispondano perfettamente ai requisiti previsti dagli standard». E a Treviso ci sanno fare... «Sfiorano la perfezione», tronca netto Herr Bopst.

Persone citate: Antonio Molinari, Herr, Medugno, Molinari