Genova in piazza per il lavoro di Alessandra Pieracci

Genova in piazza per il lavoro Sciopero generale: un corteo di 40 mila persone contro la fuga delle aziende Genova in piazza per il lavoro «Chiarezza su Elsag e Ansaldo» GENOVA. Con uno sciopero tanto massiccio quanto anomalo esplode il «caso Genova», così ieri i sindacati confederali hanno lanciato il grido d'allarme per una disoccupazione che, attualmente attestata intorno al 12,5% (95 mila iscritti alle liste di collocamento su 648 mila abitanti al 31 dicembre), rischia di crescere per l'emorragia di posti di lavoro. Sono in atto le grandi dismissioni di Piaggio, Elsag e soprattutto Ansaldo. E' stata chiusa la sede genovese di United Distillers, è ancora incerto il futuro dei 300 operai dell'area a caldo delle Acciaierie di Riva a Cornigliano e dei 500 dipendenti del centro direzionale Ip. Tutta da decidere la sorte del polo petrolchimico, un comparto da 2000 persone. L'ultima emergenza è la morte dell'antica azienda dolciaria Socao di Nervi, passata alla Barry Callebaut che ha deciso inderogabilmente di tagliare il ramo produttivo italiano. A tutto questo si aggiunge una serie di trasformazioni in atto nelle aziende municipalizzate, che hanno già provocato tensioni fra la giunta comunale del sindaco Giuseppe Pericu e i sindacati. Il 29 maggio, ad esempio, sciopereranno i dipendenti dell'Azienda municipale igiene urbana contro le proposte di riorganizzazione avanzate dal Comune. L'anomalia dello sciopero di ieri era proprio in questo aspetto schizofrenico: una protesta anche contro gli amministratori locali che però ha visto lo stesso sindaco (senza fascia tricolore) e buona parte degli assessori in mezzo al corteo, con il presidente della Regione Giancarlo Mori. Ma nessun politico, ad eccezione dell'ex sindaco ed ex sindacalista Fulvio Cerofolini, è stato ammesso a parlare sul palco, in piazza De Ferrari. «Mi auguro che l'amministrazione di Genova, dopo la battaglia per le ultime elezioni - è stata la dura dichiarazione del segretario generale della Cisl Sergio D'Antoni -Tion si sieda soddisfatta sulla vittoria. Genova si dimostra immobile, si potrebbe dire che si comporta come alcune città del Mezzogiorno, mentre nel resto d'Italia ci sono i precupposti economici per sviluppo e investimenti». «Che la nostra città sia un po' immobile, è vero. Ma D'Antoni fa male a non considerare alcuni fatti positivi: per esempio il porto - ha replicato Pericu -. Oggi siamo in grado di competere internazionalmente e ci sono altri punti di forza per il futuro: il terziario, i servizi, il turismo, la tecnologia avanzata». Sciopero anomalo anche perché ha visto una mobilitazione di tutti i settori, con le serrate dei commercianti, i trasporti bloccati, gli aerei a terra, l'orchestra del Comunale dell'Opera che suonava in piazza, 40 mila persone in corteo e alla fine diecimila sotto il palco, ma, tranne 300 contestatori dei centri sociali che hanno fischiato D'Antoni e se ne sono andati a fare un corteo alternativo sino alla prefettura, non ha coinvolto i giovani, quella fascia tra i 18 e i 25 anni direttamente interessata nel prossimo futuro dalle conseguenze delle scelte di oggi. Qual è alla fine, per i sindacati, la strada per risalire la china? «Bisogna ripartire dalle prospettive di grandi aziende come Ansaldo ed Elsag, di cui non sono da vendere i pezzi migliori. Il governo però non ha mai avuto un pia¬ no industriale preciso, ha tenuto un atteggiamento ambiguo e ora vorremmo chiarezza. Con Iri e Finmeccanica deve scegliere». Alessandra Pieracci il leader della Cisl Sergio D'Antoni durante il comizio a Genova BBf': ili! sKSBm ^ ^\.\ !..i .-< svilii

Persone citate: D'antoni, Fulvio Cerofolini, Giancarlo Mori, Giuseppe Pericu, Pericu, Riva, Sergio D'antoni

Luoghi citati: Cornigliano, Genova, Italia