«La prima è stata Tessy»

«La prima è stata Tessy» «La prima è stata Tessy» «So che l'ho ammazzata, ma non so perché» IL CROLLO DEL «MOSTRO» GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Il primo delitto che ha ammesso è stato quello di Tessy Edoghaye. E' l'omicidio da cui è partito il sostituto procuratore Zucca, quando si è trovato seduto davanti Donato Bilancia, questa volta deciso a raccontare come sono andate veramente le cose. Zucca gli ha subito domandato di Tessy anche perchè era il delitto su cui la procura aveva raccolto prove inequivocabili. Contro il biscazziere c'erano ormai da giorni accuse che non potevano essere scardinate, e cioè non solo l'analisi dei residui di sparo e quelli effettuati sui proiettine estratti dal cadavere, ma soprattutto la prova del Dna reso possibile dalle tracce di sperma, dopo che il Bilancia aveva preteso un rapporto sessuale non protetto con la giovane nigeriana. Bilancia non ha avuto esitazioini ed ha ammesso di essere lui il colpevole. Scosso, a tratti incerto nel parlare, ha subito messo le mani avanti ed ha detto: «Però, guardate, che io ho dei problemi. Sono malato. 10 ho bisosogno di un medico, ho bisogno di farmi curare perchè sono andato fuori di testa e non mi accorgo di ciò che è bene e di ciò che è male. Anzi, non mi rendo nemmeno bene conto di quello che ho fatto, di quello che è successo quella volta con la nigeriana. So che l'ho ammazzata, ma non so perchè. Purtroppo non ho ammazzato solo lei». E qui Zucca è intervenuto ed ha guidato i suoi ricordi verso 11 doppio delitto degli sposini, di piazza Cavour, commesso la sera del 24 ottobre scorso. E anche qui Bilancia ha spiegato come sono andate le cose: «Ho fatto tutto da solo, volevo portargli via la roba che avevano nella cassaforte. Ho dovuto ammazzarli tutti e due, perchè mi avevano riconosciuto». Quella refurtiva è legata al doppio omicidio degli anziani orefici compiuto appena quattro giorni più tardi, neanche tanto lontano dalla casa dei Parenti: «Sì, ho ucciso anche loro, Lì c'è stata una grana improvvisa. Non avevo previsto di ammazzarli, ma ho dovuto farlo». E il metronotte? Bilancia avrebbe ammesso di averlo co¬ nosciuto e ricorda di averlo ucciso: il perchè non ha saputo spiegarlo con chiarezza, si è rifugiato dietro a quella frase, ricorrente come una cantilena: «Guardate che io sono un malato. Voi dovete curarmi, non dovete farmi del male». Quattro ore con brevissime pause durante le quali Bilancia ha fumato due pacchetti di sigarette: è apparso nervoso, scostante, ma insieme deciso a parlare dopo il silenzio dei primi interrogatori. Forse l'avvocato lo ha convinto ad ammettere le proprie colpe, o forse lui stesso non ha retto più alla tensione ed al peso psicologico di una condotta difensiva dura da mantenere ancora a lungo di fronte ad una lista di delitti che, giorno dopo giorno, gli vengono contestati. Pochi minuti dopo le 23, l'interrogatorio è stato interrotto, probabilmente perchè Bilancia era disposto a parlare anche di altri omicidi, fuori dalla competenza della magistratura genovese. Prima di allontanarsi l'avvocato Franchini ha però aggiunto: «Credo che la competenza resterà a Genova per tutti delitti». Lasciando così intendere che ci potrebbere essere un altro delitto, non ancora noto, commesso a Genova prima di tutti altri, già conosciuti. [a. con.] «Ho dovuto uccidere tutti e due gli sposini Loro mi avevano riconosciuto ed ero finito»

Persone citate: Bilancia, Donato Bilancia, Franchini, Zucca

Luoghi citati: Genova