Brasile, la carica delle tonache
Brasile, la carica delle tonache Divisa la gerarchia ecclesiastica, contrari i vescovi conservatori Brasile, la carica delle tonache Cinquanta preti candidati alle elezioni SAO PAULO NOSTRO SERVIZIO Cinquanta sacerdoti in Brasile stanno pensando seriamente a candidarsi in vista delle elezioni del prossimo ottobre, per il rinnovo del Parlamento nazionale e di quello di alcuni Stati della federazione. I vescovi sono preoccupati, ma la questione è diventata pretesto per uno scontro, l'ultimo in ordine di tempo, tra l'anima progressista e quella conservatrice della Chiesa. Già adesso sono almeno altri cinquanta i sacerdoti che hanno incarichi politici a livello locale, nei Parlamenti e nei Comuni. Il padre Valderi da Rocha, presidente della Commissione del clero dei vescovi, ha dichiarato che il problema è molto dibattuto e tra i fedeli la percentuale è divisa a metà, tra favorevoli e contrari all'impegno politico diretto dei sacerdoti. A livello di vescovi, si sta approfondendo il solco tra progressisti e conservatori, i due grandi settori in cui si divide l'episcopato. La discussione è esplosa prima e durante l'ultima assemblea generale: monsignor Krieger, della regione del Paranà, quella più toccata dall'ingresso dei sacerdoti in politica, ha sostenuto la necessità di un documento comune della Conferenza episcopale per ribadire in maniera decisa e solenne il no a qualsiasi tipo di impegno politico. Nel Paranà ci sono oggi dodici sacerdoti attivi nei partiti politici, tra cui un deputato federale e due sindaci; altri quindici hanno annunciato l'intenzione di candidarsi. «Di questo passo - ha detto monsignor Krieger - torneremo all'epoca in cui la Chiesa cumulava potere politico e religioso». E per frenare l'emorragia, i vescovi dello stesso Stato del Paranà hanno recentemente pubblicato un documento di condanna, approvato anche dal Nunzio apostolico, cioè dal rappresentante del Vaticano. Queste posizioni però sono rimaste isolate: l'idea di un pronunciamento solenne di tutti i vescovi è stata bocciata, nonostante abbia avuto l'approvazione compatta del fronte cosiddetto conservatore, che vede in prima fila il cardinale Moreira Neves, arcivescovo di San Salvador de Bahia. Il no è stato motivato a colpi di Codice di diritto canonico: i vescovi hanno ricordato che già due articoli proibiscono ai sacerdoti di assumere cariche pubbliche e di iscriversi ai partiti politici. Ma con un'eccezione: se «il bene comune lo esige», i vescovi possono dare il permesso a qualcuno dei loro sacerdoti di derogare e candidarsi senza rinunciare allo stato clericale. E su questa linea i vescovi hanno deciso di attestarsi, mandando un segnale politico al Capo dello Stato, che già vede male l'impegno sociale della Chiesa in un Paese scosso da grandi tensioni e da grandi ingiustizie, con il movimento dei «senza terra» che ha deciso di rivolgersi direttamente a Giovanni Paolo II per chiedere giustizia e di intervenire sul governo. In tutti è ancora vivo il ricordo del simbolo della lotta dei sacerdoti per la giustizia: quel don Cicero Batista, venerato come un santo, che alla fine dell'Ottocento da proprietario terriero divenne sacerdote e poi deputato federale e vicepresidente. Luca Tornasi
Persone citate: Cicero Batista, Giovanni Paolo Ii, Krieger, Luca Tornasi, Moreira Neves, Rocha
Luoghi citati: Brasile, San Salvador De Bahia
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