Berlusconi; magistrati, vi denuncio

Berlusconi; magistrati, vi denuncio Biondi e Contestabile presentano un esposto a Brescia. Fini: il cammino delle riforme non è a rischio Berlusconi; magistrati, vi denuncio «Attentato contro i diritti dei cittadini» MOLANO. Silvio Berlusconi continua la sua guerra. E in un esposto depositato alla procura di Brescia, lancia l'ultima offensiva contro il pool di Milano. «La loro è stata una vera e propria intimidazione politica», scrive senza mezzi termini il leader di Forza Italia a riga cinque della sua maxi denuncia. E così per settanta pagine, riga dopo riga. Però senza un fatto nuovo. Senza mi elemento inedito, indicato dal leader degli Azzurri per dimostrare la sua innocenza. E quella dei manager delle sue aziende. «Portiamo sul piano giudiziario quello che fino ad ora era rimasto nel dibattito politico», spiega l'avvocato Alfredo Biondi, che insieme a Domenico Contestabile presenta l'esposto, prima di volare a Roma dove entrambi sono vicepresidenti del Parlamento. Due frasi contro il pool, tra le tante scritte da Silvio Berlusconi, danno il clima. Entrambe sono contro Francesco Saverio Borrelli. Definito: «Un dux dell'italica nazione, proprio come un novello Mussolini, che già prefigura un futuro cataclismatico e un provvidenziale incarico di governo a se stesso e ai suoi collaboratori». E ancora, su Borrelli: «C'è un chiaro intento politicamente persecutorio, che di lì a poco emergerà con solare evidenza. Al Nord scatena la guerra totale: dal gennaio '94 parte la più grande, sistematica, impressionante mobilitazione giudiziaria della storia italiana (e forse mondiale) contro un singolo gruppo imprenditoriale. La Fininvest». Non sembra che queste parole di Berlusconi in tema di giustizia, siano il de profundis per la Bicamerale. Almeno a giudicare dalla prima tonnellata di dichiarazioni. Che iniziano con i distinguo di Gianfranco Fini, il leader di an, l'alleato più forte nel Polo: «L'esposto è ininfluente rispetto al percorso delle riforme. Si direbbe che Berlusconi ha colto il suggerimento di tenere separato il piano giudiziario da quello politico». Lucio Colletti, voce critica dentro Forza Italia, non si trattiene: «Il suo è un errore. Lasci quei compiti agli avvocati, ai professori che hanno la fedina penale pulita e possono condurre certe battaglie con altrettanta efficacia». Un occhio alla tenuta della Bicamerale, lo tiene anche la sinistra. Fabio Mussi: «E' un diritto di Berlusconi». Pietro Folena, responsabile Giustizia dei democratici di sinistra: «Non ho nulla da commentare, quel dossier non è stato presentato in Bicamerale...». Glissa, anche Massimo D'Alema: «Non l'ho letto». L'unica apertamente d'accordo con Silvio Berlusconi è la parlamentare di Forza Italia Tiziana Maiolo: «Ha fatto bene... Non è accettabile che la storia di un Paese venga intorbidita e poi riscritta da soggetti in toga o in divisa». Sicuramente contraria è invece Elena Paciotti, presidente dell'Associazione nazionale magistrati: «E' molto preoccupante, anche se purtroppo non è una novità». In queste settanta pagine, che Berlusconi illustrerà oggi in una conferenza stampa, c'è tutta la storia della guerra tra Berlusconi e la procura di Milano. Dalle prime perquisizioni in casa Fininvest diventate oggi alcune centinaia, al caso di Stefania Ariosto, la teste Omega contro Cesare Previti e Silvio Berlusconi. Berlusconi, fa anche paragoni con il trattamento subito da altre aziende finite in Tangentopoli: «Sono colpevole a priori ed a fronte delle ammissioni di nero in casa Fiat, della catastrofe del gruppo Ferruzzi o del naufragio della Olivetti, l'unica richiesta di commissariamento resta quella di Publitalia. Si afferma e prevale la logica dei due pesi e due misure». Una logica che, secondo Berlusconi, gli è costata la poltrona di presidente del Consiglio e il primato alle ultime elezioni. Tutta colpa dei magistrati, allora? Per il leader di Forza Italia non ci sono solo loro: «C'è la sinistra che ha il vizio di usare la menzogna da un lato e i giudici politicamente schierati dall'altro». L'esposto inviato alla magistratura di Brescia, si conclude con un invito: quello di procedere penalmente contro Francesco Saverio Borrelli, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Francesco Greco e Ilda Boccassini per i reati di attentato contro organi costituzionali e contro i diritti politici del cittadino, abuso d'ufficio e rivelazione di segreto d'ufficio. All'elenco dei magistrati milanesi manca quello di Gerardo D'Ambrosio, il procuratore aggiunto che pure in passato disse che «non abbiamo arrestato Berlusconi, solo perché è un parlamentare». Un elogio dell'imparzialità di D'Ambrosio lo ha già fatto Cesare Previti. Silvio Berlusconi si accoda. Preferisce andare all'attacco di quei magistrati che più si sono occupati di lui. E Biondi ammette: «A quell'esposto, gli ho consigliato di togliere certe frasi...». Fabio Potetti In alto Il Procuratore di Milano Borrelli Qui sopra il leader di An Gianfranco Fini Il leader del Polo Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Brescia, Milano, Roma