Avanti nonostante il caos di Augusto Minzolini

Avanti nonostante il caos Avanti nonostante il caos Rjfimne,si fa strada il compromesso nei icvavcrtA LA POLITICA DEI PARADOSSI ROMA EL Transatlantico di Montecitorio Alfredo Mantovano, vicesegretario di An, non nasconde il suo rammarico, per usare un eufemismo, sul rischio sempre più probabile che il prossimo Csm venga eletto con la vecchia legge elettorale. «Io - si sfoga - quelli di Forza Italia non li capisco più. Per me la trattativa sul Csm si poteva concludere e avremmo anche potuto alzare le bandiere, perché l'intesa che si era profilata poteva essere considerata sicuramente una vittoria del Polo. Invece, a quanto pare, qualcuno, a differenza di quello che professa in giro, preferisce avere 10 pm nel prossimo Csm. A me importa poco, dato che sono convinto che il problema non sono le mansioni ma le ideologie, cioè la lotta tra le correnti dei magistrati. Ma per Forza Italia che non la pensa così, no. Ecco perché non li capisco. L'accordo c'era e non era male: lodo Tinebra, il sistema elettorale australiano come voleva Pera, l'ulivo non ha voluto nessuna divisione tra elettorato attivo e passivo tra giudici e pm, ma intanto erano disposti a marcare in Costituzione in tennini chiari la diversità di funzioni tra giudici e pm. Insomma, io lo consideravo un risultato più che soddisfacente. Invece, qualcuno non lo ha voluto. Per questo ho deciso di non dannarmi più l'anima. Aspetto che si decidano e basta. Nessuno può immaginare di aprire una trattativa sui reati di concussione e corruzione. Io non sono disposto. Chi ci va in piazza a spiegarlo ai cittadini? E comunque c'è un problema di dignità». Eh sì, a prima vista questa può sembrare una giornata nera per le riforme. Bifondazione e leghisti abbandonano l'aula durante la votazione degli emendamenti sul semi-presidenzialismo. Di deputati di Forza Italia dentro l'aula di Montecitorio, nell'imbarazzo generale, ne sono presenti davvero pochi. La trattativa sulla giustizia sembra arenata. Giuliano Urbani professa pessimismo. Silvio Berlusconi denuncia il «pool» alla procura di Brescia. Insomma, di segnali poco rassicuranti ce ne sono tanti e lo stesso Gianfranco Fini si mostra nei lunghi corridoi di Montecitorio più che perplesso. Eppure - questo è il punto - paradosso dei paradossi della politica italiana, le riforme marciano. Eccome se marciano. L'aula di Montecitorio ha esaminato buona parte degli emendamenti sulla tórma di governo e la nuova Costituzione ha fatto un altro passo avanti. C'è contraddizione in tut- to questo? Se c'è, è solo apparente. Basta leggere in filigrana i discorsi di ieri per capire che si sta facendo largo a fatica e lentamente la logica del compromesso. Ad esempio, la denuncia del pool a Brescia può sembrare un atto dirompente, eppure uno dei due avvocati che l'hanno presentata, Alfredo Biondi, che è anche vicepresidente della Camera, ne dà questa interpretazione: «Se da una parte può creare polemiche spiega - dall'altra finalmente si trova una sede per affrontare il problema dell'accanimento giudiziario contro Berlusconi. Una sede in cui si circoscrivono le polemiche. I magistrati hanno usato la questione in termini politici, noi adesso la affrontiamo hi temimi giudiziali». Un discorso condiviso anche da Berlusconi che ieri non ha voluto parlare dell'argomento e, anzi, a differenza di quanto aveva detto in altre occasioni, ha separato il problema dei procedimenti giudiziari che lo riguardano dalle riforme costituzionali. «Le mie vicende personali - ha spiegato il Cavabere - non influiscono e non influiranno sul cammino delle riforme costituzionali». Stesso discorso si può fare per la trattativa sulla giustizia. Anche se ridotta al lumicino Marcello Pera, cioè il plenipotenziario di Berlusconi sulla materia, ancora pensa che ci sia la possibilità di votare il prossimo Csm con una nuova legge elettorale. «L'accordo non c'è - ha detto ieri dopo un incontro con il pidiessino Pietro Folena - ma non è ancora detta l'ultima parola». Se si osserva attentamente la situazione, si può capire anche la ragione di fondo alla base del paradosso dei paradossi di questa fase della politica italiana. Basta riflettere attentamente sulle parole di uno degli esponenti di Forza Itaba che ieri più di altri ha chiesto invano un maggiore potere per il Capo dello Stato eletto dai cittadini. Non ne facciamo il nome solo perché, visto il momento, si entrerebbe sicuramente nella querelle del detto e non detto. Osserva il personaggio: «La verità è che nel confronto l'esigenza politica di un accordo sta diventando preminente rispetto al confronto sulle nonne. Poi, certo, uno deve dire i suoi no, per essere coerente con quello che ha detto \/isto che tutti hanno un futuro, ma credo che alla fine le riforme passeranno, qui alla Camera». Discorso chiaro e onesto che spiega i tanti paradossi di ieri. Tutti debbono difendere le proprie convinzioni, Forza Italia sul semi-presidenzialismo e magari D'Alema sulla legge elettorale, ma tutti non sembrano aver messo da parte l'esigenza primaria di trovale un accordo. Non per nulla ieri più di qualcuno ha ironizzato su chi ragiona solo per commi o emendamenti come Giuseppe Calderisi. «Lui - ci ha riso su Fini se trovasse un emendamento nudo ci farebbe l'amore». Per cui non c'è nessuna contraddizione nel dire che le riforme date per morte vanno avanti. E forse sono proprio gli atteggiamenti di chi le avversa a dimostrarlo: Achille Occhetto che nell'aula di Montecitorio vota con Forza Italia o Bertinotti che alle 19 fa abbandonare l'aula e alle 23 annuncia che tornerà. E che in fondo in fondo la baracca della bicamerale tiene lo si arguisce anche dalle parole di Romano Prodi che l'altra sera, a Palazzo Chigi, parlando con i suoi ha cambiato i termini della polemica con D'Alema. «Come presidente della Bicamerale - ha detto - D'Alema sta dimostrando di essere capace. Semmai è sul governo che dimostra di non saper controllare i suoi come dovrebbe un segretario di partito...». Augusto Minzolini A sinistra il presidente della Bicamerale Massimo D'Alema Qui sopra il capo dello Stato Scalfaro A destra Bertinotti Berlusconi assicura «Le mie vicende personali non influiranno sul cammino delle leggi» B«Le mnon isud

Luoghi citati: Brescia, Roma