Il giorno della catastrofe in Israele di Aldo Baquis

Il giorno della catastrofe in Israele Un milione di arabi alla controcelebrazione dei 50 anni dello Stato ebraico, battaglia coi soldati Il giorno della catastrofe in Israele Marcia palestinese nei Territori, 8 morti e 200feriti TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Otto palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano e altri duecento sono stati feriti ieri nei Territori negli scontri più duri degli ultimi anni verificatisi mentre la popolazione celebrava solennemente la «Nakba», ossia la «Giornata della catastrofe» relativa alla costituzione dello Stato di Israele, il 14 maggio di mezzo secolo fa. In serata l'Autorità nazionale (Anp) di Yasser Arafat - che aveva previsto di commemorare l'inizio della diaspora palestinese con un minuto di raccoglimento, e poi con raduni, comizi e con la mobilitazione di un milione di persone - ha accusato l'esercito israeliano di aver compiuto «crimini» e di aver sparato indiscriminatamente contro i manifestanti e contro le forze di soccorso. Da parte sua Israele accusa l'Anp di aver perso il controllo della situazione e di aver provocato sul terreno «un confronto che non era assolutamente necessario». Tanto più che da Washington, dove il premier Benyamin Netanyahu è impegnato in serrati colloqui politici con il segretario di Stato Madeleine Albright, sembra prendere forma adesso una bozza di accordo in base alla quale Israele potrebbe finalmente accogliere la richiesta di un ritiro (condizionato e graduale) dal 13 per cento della Cisgiordania. Gli incidenti più gravi della cruenta giornata sono avvenuti nel Sud della striscia di Gaza dove di prima mattina sono confluiti migliaia di dimostranti provenienti a bordo di autobus da Gaza. Il primo confronto fra manifestanti palestinesi ed esercito israeliano (dove anche si è avuto il primo morto) è avvenuto all'altezza dello strategico incrocio stradale di Gush Katif: la principale via di accesso a una decina di colonie israeliane. Subito dopo migliaia di dimostranti hanno rivolto la loro furia anche verso gli insediamenti ebraici prossimi a Rafah e contro la colonia di Morag che è stata isolata da una folla ribollente fra cui si mischiavano agenti palestinesi. Da sette parti diverse si è aperto il fuoco contro Morag, mentre gli assediati replicavano sparando alla cieca nella folla. Al termine della battaglia restavano sul terreno cinque morti (fra cui due bambini di otto anni e un agente di polizia palestinese) e decine di feriti, mentre oltre le dune si intravedeva l'arrivo di una colonna di mezzi blindati israeliani. La rabbia palestinese è divampata nel frattempo anche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dove al lutto per la morte di un palestinese, pugnalato a morte mercoledì da un estremista ebreo - si è aggiunto l'oltraggio per il tentativo di appiccare il fuoco a una porta di accesso della spianata delle Moschee, terzo luogo santo per l'Islam. Centinaia di palestinesi hanno dato vita a una furiosa guerriglia urbana nelle eleganti strade del centro mentre la polizia israeliana a cavallo caricava a più riprese per impedire loro di osservare il solenne minuto di raccoglimento. Lunghe raffiche di mitra in aria, sparate da uomini incappucciati, hanno aperto ieri a Ramallah le celebrazioni della «Nakba», mentre la centrale piazza Manara era pavesata con grandi vessilli palestinesi, con numerose bandiere nere e con una bandiera israeliana in cui la stella di Davide era stata sostituita da una svastica azzurra. Dai microfoni della Voce della Palestina Arafat ha detto ai palestinesi che le loro tribolazioni sono sul punto di finire perché presto avranno un loro Stato indipendente con capitale a Gerusalemme che spa- lancherà le sue porte a tutti i profughi, a partire dal 1948. Anche il poeta nazionale Mahmud Darwish, in un raro intervento televisivo, ha parlato alla Nazione e ha esortato Israele a riconoscere finalmente la propria responsabilità politica e morale nelle sventure del popolo palestinese. «Solo dopo che questo riconoscimento sarà stato espresso - ha aggiunto Darwish - si potrà parlare di riconciliazione fra arabi ed ebrei». In serata il ministro della Difesa Yitzhak Mordechai e il ministro della Sicurezza interna Avigdor Kahalany hanno conversato con Mahmuud Abbas (Abu Mazen, il n.2 dell'Olp) per cercare di allentare la tensione in vista della giornata di oggi quando decine di migliaia di fedeli islamici confluiranno nelle moschee per le rituali preghiere del venerdì, nonché per i funerali delle vittime degli scontri. Deputati nazionalisti israeliani hanno ieri esortato Netanyahu a tornare immediatamente in patria e a sospendere i colloqui sul ritiro dalla Cisgiordania: gli scontri di ieri dimostrano infatti, a loro avviso, che «un ridispiegamento sarebbe adesso troppo rischioso». Da parte palestinese si addossa invece proprio a Netanyahu la responsabilità politica degli incidenti. «Sono il frutto evidente - ha affermato il deputato Ziad Abu Ziad - di due anni di delusioni e di frustrazioni provocateci dal governo israeliano». Aldo Baquis Guerriglia urbana a Gerusalemme Bruciata una porta d'accesso alla spianata delle Moschee A Gaza uccisi 2 bambini, sparano sui coloni anche gli agenti di Arafat A destra Yasser Arafat A sinistra e sotto, due immagini degli scontri di ieri tra soldati e palestinesi a Gerusalemme Est