Don Pasquale, solenne e comico di Ugo GregorettiGiorgio Pestelli
Don Pasquale, solenne e comico Festosa accoglienza al Regio per l'opera curata da Gregoretti Don Pasquale, solenne e comico Bravo, ma giovane il protagonista Abete TORINO. E' andata bene, accolta da festosi applausi, questa ripresa al Teatro Regio del «Don Pasquale» di Donizetti nella regia di Ugo Gregoretti già presentato qui una decina di anni fa; le scene di Eugenio Guglielminetti rappresentano una Roma solenne sullo sfondo ma famigliare e paesana in primo piano, con un Tevere ben navigabile, in una luce senza aloni; la vicenda si svolge tutta fuori, per strada e Gregoretti la contrappunta di scenette di genere (movimenti mimici di Tiziana Tosco), di fatterelli sullo sfondo: uno solo fuori bersaglio, quello della triste comitiva, con tanto di croce e incappati come nei trasporti funebri, che appare mentre si sente «E' finita, Don Pasquale»: che sarà un momento malinconico, ma non esageriamo. Al contrario piena di sorridente poesia è la luna pescata nel Tevere che poi sale in cielo per il notturno finale; e tutta «d'autore» l'annotazione sul giovane Ernesto, in fondo un ciondolóne e parassita, messo in caricatura, fuori dalla parte, quando canta «Cercherò lontana terra» e si fa ritrarre in posa. Fabrizio Maria Carminati ha diretto con autorità e spigliatezza trovando sempre buona risposta nell'orchestra. L'impostazione della regìa proiettata sull'esterno asseconda la natura della compagnia vocale: tutta di giovani molto ben dotati, ma non ancora tutti arrivati a quella maturazione psicologica che distingue il comico di Donizetti. C'è già arrivata Anna Rita Taliento, una Norma dalla voce fresca, agile e spiritosa in scena, che ha strappato al pubblico gli applausi più caldi: Don Pasquale è Antonio Abete, un cantante che abbiamo visto crescere qui al Regio, dotato di una materia vocale duttile e ricca; il recitativo è già a posto, ma nei «pezzi», una volta superata la naturale fifa della «prima», deve cantare in stile meno comico, meno staccato, più naturale, divertendosi (e poi bisogna truccarlo di più, si vede troppo bene quanto è giovane). Anche il tenore Jorge Lopez-Yanez fraseggia bene, ma deve addolcire il timbro; è sempre così eroico, anche nella serenata fuori scena: meglio in «Tornami a dir», perché c'è la Taliento ad arrotondarne gli spigoli. Bravo Marco Camastra come Malatesta; il notaio Alessandro Battiato è un po' caricato nella scena del contratto, che anche il direttóre dovrebbe staccare più calma altrimenti non fa ridere. Il coro, protagonista di un numero delizioso nell'ultimo atto, è istruito da Claudio Marino Moretti. Giorgio Pestelli Una scena del «Don Pasquale» al Regio di Torino
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