I malumori della «Quinzaine» di Alessandra Levantesi
I malumori della «Quinzaine» I malumori della «Quinzaine» Ma oggi a inaugurarla sarà Calopresti CANNES. Di solito quando c'è un contrasto che riguarda il lavoro si usa dire: niente di personale. Intervistato dalla rivista «Première» sui difficili rapporti fra le sezioni ufficiali del Festival di Cannes e la «Quinzaine des Réalisateurs», il delegato generale Gilles Jacob risponde invece: «Niente di serio, solo problemi di incompatibilità di umore». Gli incompatibili, come si sa, sono lui e Pierre-Henri Deleau, «patron» del festival alternativo: il quale, rispondendo alle domande della stessa rivista una cinquantina di pagine dopo, approfitta dell'occasione per mettere i puntini sulle «i». Vale la pena, mentre le due manifestazioni parallele ripartono in sincrono (per il festival grande è la cinquantunesima volta, per la Quinzaine figlia del '68 è la trentesima), di vedere come stanno le cose e anche di come andranno avanti per un pezzo. Perché l'ipotesi che la lotta continua sulla Croisette finisca per l'uscita di scena di uno dei contendenti (o di tutti e due) si è vanificata: pur essendo al suo posto da una ventina d'anni, Jacob è stato confermato almeno per altri tre; e Deleau, pur avendo cominciato a occuparsi del Fipa (Festival International des Programmes Audiovisuels), resterà a Cannes fino al 2001. Jacob gioca signorilmente ad abbassare la tensione parlando di «emulazione legittima», Deleau è più esplicito. Nessuna guerra con il concorso, che è il fiore (anzi, la Palma) all'occhiello del Festival e non si tocca. Lo irrita invece la concorrenza della sezione non competitiva «Un certain regard», a suo dire creata dal Festival proprio per contrastare l'avanzata della Quinzaine in quanto rivolta allo stesso tipo di prodotti: film di emergenti e di piccoli Paesi. Però quel marchio «selection officielle» di cui il Regard si fre¬ gia è uno specchietto per le allodole e invoglia produttori e registi a preferirla alla Quinzaine. Concorrenza sleale? Deleau fa capire che è proprio così e aggiunge che Jacob sta facendo di tutto per tenere lontane dal Palazzo le sezioni non ufficiali: la Quinzaine al Palais Croisette, la Settimana della Critica alla Sala Miramar con l'idea «di tenersi ben stretti i festivalieri per far loro trascorrere dentro il Palazzo l'intera giornata». Questa strategia jacobiana, assimilata dal suo rivale a quella del boa constrictor, avrebbe come fine ultimo lo strangolamento dell'«off». Sarà proprio così? Sta di fatto che chi come noi ha il compito di seguire entrambe le sezioni si trova neU'imbarazzo perché non di rado in una sovrapposizione di orari sono tutt'e due ricche di titoli allettanti. Al Regard, che ha in programma «Teatro di guerra» di Martone, salta all'occhio un gruppetto di registi «opera prima» dal nome già ben noto: lo scrittore Paul Auster che inaugura domani con «Lulu on the Bridge», l'attore Robert Duvall con «The apostle», il produttore Jeremy Thomas con «Ali the Little Animals», l'appena diciottenne Sandra Makhmalbaf figlia di Mohsen con «La pomme». Alla Quinzaine spiccano «Happiness» di Todd Solondz, «Last Night» di Don McKellar, attore di Atom Egoyan che produce il film, «West Beyrouth» di Ziad Doueri operatore di Tarantino. A inaugurare sarà «La parola amore esiste» di Mimmo Calopresti. Spiega Deleau: «Jacob l'aveva visto e non aveva detto né sì né no, io l'ho visto subito dopo e l'ho preso». Alessandra Levantesi
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